Il ruolo dei clan di Gioiosa nel traffico di cocaina (prima parte)

Il ruolo dei clan di Gioiosa nel traffico di cocaina (prima parte)

Oro bianco è l’ultimo libro scritto a due mani da Nicola Gratteri, magistrato, e Antonio Nicaso, storico delle organizzazioni criminali. Il libro segue le varie tappe del traffico internazionale di cocaina, dalla coltivazione della pianta di coca fino ai mercati dello spaccio. E nel libro figura il nome di alcune famiglie gioiosane.

Si legge che “all’inizio degli anni 80, con la <<scoperta>> della cocaina, le famiglie della ‘ndrangheta si organizzano e danno vita a veri e propri cartelli soprattutto nella Locride, dove le ‘ndrine sono meno stanziali, rispetto a quelle della Piana, più legate alla terra, al porto, al territorio. Uno dei cartelli fa capo a Giuseppe Morabito, detto <<Tiradritto>>, ha come garante Antonio Nirta e comprende i Morabito, gli Zappia, i Palamara, i Criaco e i Mollica di Africo, i Garreffa di Ardore, i Musitano di Bovalino, i Mazzaferro di Gioiosa, i Mancuso di Limbadi, i Cataldo di Locri, i Papalia, i Trimboli e i Perri di Platì, i De Stefano-Libri-Tegano di Reggio Calabria, i Pesce e i Pisano di Rosarno, i Nirta, i Pelle, i Vottari, i Romeo, i Giorgi e i Bova di San Luca. L’altro cartello, di cui è garante Antonio Mammoliti, raggruppa i Piromalli e i Mammoliti di Gioia Tauro, gli Aquino-Ursino-Macrì di Gioiosa Ionica, i Cordì di Locri, gli Imerti-Condello-Serraino-Rosmini-Zito-Buda di Reggio Calabria, i D’Agostino di Sant’Ilario e i Commisso di Siderno. Centinaia di miliardi di vecchie lire, i riscatti dei sequestri di persona, vengono investiti nell’acquisto di cocaina.

Al largo di Punta Stilo, nei pressi di Monasterace, arriva quella proveniente dalla Colombia, dentro grossi bidoni di plastica dura con tappo galleggiante gettati in mare da navi in transito e recuperati da piccole imbarcazioni, spesso pescherecci.”

Gioiosa

E il libro continua: “E’ un’inchiesta coordinata dal Raggruppamento operativo speciale dei carabinieri, però, a far comprendere a tutti le grandi potenzialità della ‘ndrangheta. E’ il 5 marzo 1994, quando a Borgaro, un comune in provincia di Torino, viene sequestrato un carico di 5496 chili di cocaina, proveniente dal Brasile e sbarcato a Genova. Le indagini accertano il coinvolgimento di un consorzio di famiglie di ‘ndrangheta, come i Belfiore, i Molè, i Piromalli, i Mazzaferro, i Pesce, i Cataldo, i Morabito e gli Ierinò. A fornire la cocaina sono i Cuntrera-Caruana, potente clan di narcotrafficanti, originario di Siculiana, in provincia di Agrigento, grazie ai rapporti maturati nel tempo con i cartelli colombiani. Complessivamente, a partire dal 16 dicembre 1990, giungono in Italia 11 tonnellate di<<oro bianco>>”.

Gratteri e Nicaso arrivano poi ai giorni nostri e scrivono: “Oggi, i cartelli calabresi più forti sono distribuiti sulle due fasce litorali, quella tirrenica e quella ionica. Nella piana di Gioia Tauro e nel Vibonese i clan maggiormente coinvolti nel traffico di cocaina sono i Molè, i Piromalli, i Pesce e i Mancuso. Sull’altro versante, ci sono gli Aquino-Coluccio, i Barbaro-Agresta-Sergi-Marando, i Nirta-Strangio, i Pelle-Vottari, i Maesano, i Morabito-Bruzzaniti-Palamara, gli Ietto-Cua-Pipicella”. Sembrerebbe che i clan del cosentino e del crotonese facciano capo alle famiglie della Piana e della Locride per il loro fabbisogno.

Continua…

CATEGORIES
TAGS
Share This