Totò Dattilo innocente: le motivazioni della Cassazione

Totò Dattilo innocente: le motivazioni della Cassazione

Totò Dattilo, il giovane arbitro che da Gioiosa è arrivato a conquistare la Seria A, non faceva parte della cosiddetta “cupola Moggi”: la Cassazione lo ha già stabilito con la sua sentenza del 24 Marzo scorso, adesso ne ha pubblicato le motivazioni. E sono motivazioni estremamente chiare.

Qui non parliamo assolutamente, nè ne mettiamo in discussione origini e caratteristiche, dell’esistenza di “calciopoli” o della “sporcizia” presente nel calcio italiano: su questo, enti sportivi e istituzioni giudiziarie si sono già ampiamente espresse.

Qui parliamo della vicenda personale, intrecciata ad una storia collettiva molto più grande, di un gioiosano che aveva raggiunto il grande obiettivo della sua vita e che se lo è visto portare via in modo ingiusto ed illegittimo (ne abbiamo già parlato QUI, direttamente con il protagonista)

Foto Dattilo- Dir. Gen. Roggiano Calcio

Secondo i giudici, le accuse mosse a Dattilo (che hanno portato a una condanna in primo grado e, soprattutto, alla fine precoce della sua carriera di arbitro professionista) sono semplicemente illogiche: sia l’appartenenza ad un’organizzazione fraudolenta dominata da Luciano Moggi; sia la presunta commissione di frode sportiva in relazione alla partita Messina-Parma del 23 Gennaio 2005.

Non vi erano prove sufficienti e collegate fra di loro per condannare Dattilo, ovvero è stato costruito un teorema (parliamo della figura dell’arbitro gioiosano) basato su un’assai presunta “amicizia” di Dattilo con Moggi (mai provata): la Cassazione è stata più che eloquente.

La partita contestata è l’ormai celebre Udinese-Brescia del 26 Settembre 2004, partita commentata al telefono da Moggi e Giraudo (massimi dirigenti della Juventus di allora) con un’attenzione particolare alle ammonizioni che avrebbero costretto l’Udinese a perdere alcuni giocatori per il match successivo con la Juve. In realtà, Dattilo in quella gara prese le decisioni in modo corretto (espulsione dovuta e ammonizioni di giocatori peraltro non diffidati) e senza che la Juve ne traesse reali benefici per la gara successiva (lo stesso Moggi al telefono si rammarica della mancanza di queste ammonizioni “pilotate”).

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Altra contestazione illogica è quella concernente il possesso da parte di Dattilo di una scheda svizzera funzionale alle comunicazioni con Moggi: non vi sono intercettazioni dirette al riguardo, la scheda sarebbe stata acquisita nel Novembre 2004 (due mesi dopo Udinese-Brescia), Dattilo ha sempre negato di aver goduto di questa scheda.

Infine, va ricordata un’altra circostanza molto significativa: dopo le condanne in primo grado e in appello, Dattilo ha rifiutato la prescrizione nel 2013 e ha deciso di puntare dritto all’assoluzione piena. Una scelta coraggiosa, di grande coerenza, che oggi la Suprema Corte di Cassazione ha premiato anche in punta di diritto.

Rimane, comunque, un fatto ormai inoppugnabile: Antonio Dattilo (che oggi lavora come direttore generale presso il Roggiano Calcio) ha pagato per colpe non sue, vedendosi additato come colluso con un sistema di potere assolutamente negativo e costretto a interrompere una brillante carriera arbitrale ai massimi livelli nazionali e internazionali.

Riportiamo di seguito le motivazioni appena pubblicate in merito alla sentenza della Cassazione.

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