Perchè limitare la processione di San Rocco?

Perchè limitare la processione di San Rocco?

Oggi è il giorno che ne ricorda e ne celebra il nome. Oggi è il giorno che prepara la grande festa di fine estate.

San Rocco è sempre lì, nella sua bella chiesa, circondato dall’amore genuino di tante persone e dall’anima popolare della gente gioiosana.

La festa di quest’anno si preannuncia intensa e grandiosa, grazie all’ottimo lavoro del “Comitato Feste” e dell’Amministrazione Comunale, con un’intera settimana di iniziative ed eventi che faranno di Gioiosa Jonica il centro dell’intero comprensorio: un investimento economico e di impegno popolare che dimostra nuovamente il grande legame della comunità gioiosana verso il proprio Santo e la propria Festa.

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Già, perché quella di San Rocco non è una semplice festa del santo patrono, non è una semplice ricorrenza religiosa: quella di San Rocco è la Festa di tutta Gioiosa e di tutti i gioiosani, pezzo insostituibile della loro essenza identitaria.

Credenti o meno, cattolici praticanti o meno, uomini di fede o meno: per tutti i gioiosani, la figura di San Rocco – con il suo sguardo carico di pietà e l’umiltà che traspare da tutta la sua immagine – è una figura cara, che riempie le case ed i cuori.

Anche per questo, ci piace discutere, emendare, contestare i fatti che riguardano la Festa di San Rocco, anche quelli più prettamente religiosi e – almeno in teoria – maggiormente legati alla fede dei gioiosani.

Quest’anno, ad esempio, vi sarà una novità di non poco conto nella lunga ed intensa processione che accompagna il santo lungo le vie cittadine: alle ore 13.30, San Rocco – insieme al corteo di tamburi e ballerini improvvisati – si fermerà presso la Chiesa del Rosario e vi sosterà fino alle ore 16.00, per poi riprendere normalmente il suo percorso fino alla chiesa che ne custodisce gelosamente la statua.

Sembra si tratti di una precisa prescrizione delle autorità religiose: il vescovo di Locri vuole che la processione –  con il relativo ballo votivo –  non duri più di 7 ore complessive. La mediazione con il “Comitato Festa” (che richiede, comunque, di far rientrare la statua nel tardo pomeriggio, come avviene da tantissimi anni) è stata puntualmente servita: la processione si interrompe, la statua sosta per due ore e mezza, poi si riprende (più o meno) normalmente fino alle 19.30-20.00.

Una novità di non poco conto, anche per le abitudini consolidate di tante famiglie gioiosane e di tanti visitatori esterni; un cambiamento sul quale è giusto discutere e confrontarsi a più voci.

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Una volta ancora, si ripropone la distanza, il contrasto  – quasi inevitabile, oserei dire – fra le ragioni della “normalità” religiosa e quelle della “specialità” culturale e popolare. Da una parte, una Chiesa che esalta il suo essere Istituzione e Autorità, una Chiesa che vuole tornare a decidere in maggiore autonomia di una processione che considera anzitutto fenomeno religioso; dall’altra, una comunità ampia, assai più comprensiva ed inclusiva delle sole ragioni di fede, una comunità allargata che riconosce in una festa e in una processione anche il suo enorme sedimento di cultura popolare, di intensità antropologica, di spettacolo umano.

Con molta umiltà e con grande rispetto verso le ragioni di ognuno, ci permettiamo di dissentire da questa decisione – sia pure mediata – del Vescovo di Locri. Soprattutto, per una ragione immediata e di facile misurazione: a cosa serve interrompere la processione? A cosa serve far sostare la statua in una chiesa per poi riprendere normalmente la processione stessa? È forse questo il modo di dare nuovi contenuti religiosi e di fede ad una festa considerata da alcuni ambienti della Chiesa locale sempre più paganeggiante? Davvero si pensa che restringere la volontà popolare sia la strada per esaltare la religiosità della processione? Una processione lunga, di grande fatica individuale e collettiva, assordante per rumori e accecante per vitalità, una processione straordinariamente piena di umanità, perché mai deve essere limitata e contenuta entro confini stabiliti a tavolino?

Più che accendere inutili e pretestuose polemiche, ci piacerebbe capire.

San Rocco di Gioiosa Jonica è divenuto famoso proprio per l’intensità emotiva della sua interminabile processione. Da tutt’Italia, si continua a partecipare con straordinaria curiosità intellettuale ed umana al rullìo ancestrale dei tamburi, al ballo votivo, al rientro quasi delirante della statua. Un caleidoscopio di emozioni e di sensazioni che rende straordinaria la festa di San Rocco a Gioiosa Jonica.

La nostra preoccupazione è non sciupare questo patrimonio, non dissiparlo in prescrizioni burocratico-ecclesiali o in conflitti striscianti fra differenti fonti di autorità. Perché oggi è la sosta del Santo, domani potrebbero essere i tamburi e il ballo e le urla e l’abbigliamento e il percorso, ecc.

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Il messaggio evangelico, verso il quale nutrire una devozione assoluta vista la bellezza e la forza che lo caratterizzano, non si pratica impedendo ad una festa di svilupparsi secondo quella che è la sua intima volontà popolare; il messaggio di Cristo, lo diciamo a bassa voce e con assoluta umiltà, si attua praticando quella vicinanza agli ultimi e ai peccatori che dovrebbe essere la vera ansia quotidiana della Chiesa tutta, si attua procedendo a quella “scacciata dei mercanti dal tempio” che il Cristo dei Vangeli ci ha insegnato a fare senza alcuna esitazione.

Piccola provocazione finale: vogliamo dare davvero una più forte anima religiosa alla Festa di San Rocco? Invece di provare a cambiare a tavolino la processione e il culto del Santo (cosa che sa tanto di ricercata imposizione della propria autorità), proviamo a spendere qualcosa in meno in luminarie o in spettacoli vari o in fuochi d’artificio o in contributi alla singola parrocchia e destiniamo quanto risparmiato in vere ed immediate opere di solidarietà caritatevole.

Siamo certi che anche San Rocco, quello che protegge Gioiosa Jonica come tante altre comunità a lui devote, ne sarebbe ben lieto e pienamente soddisfatto.

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