Rocco Agostino: “Sulla Pasqua dei gioiosani, ciavula.it ha sbagliato”
Rocco Agostino è un giovane gioiosano di 28 anni che ha deciso di dedicare la sua vita al Vangelo e alla Chiesa di Cristo. Domenica scorsa è stato ordinato diacono presso la Cattedrale di Gerace, in una cerimonia intensa cui ha partecipato una folta delegazione di Gioiosa Jonica.
Nel cuore della Settimana Santa e in prossimità della Pasqua, abbiamo deciso di rivolgergli alcune domande. Lo ringraziamo pubblicamente per la collaborazione e per le risposte puntuali.
D. Intanto complimenti per la tua ordinazione a diacono. Immagino sia un momento molto importante per te e la tua famiglia, un momento che segna il tuo percorso di vita in maniera indelebile: mi piacerebbe conoscere le tue sensazioni in questo momento ed anche le tue prospettive future.
R. Certamente, è un momento atteso con gioia da una parte, ma con trepidazione per quello che riguarda il ministero che via via si sta prefigurando. Non nascondo la mia paura per quanto accaduto in me, ma nello stesso tempo la bellezza e la gioia di un così grande mistero.
D. Personalmente, sono un agnostico dal punto di vista religioso. Tuttavìa, nutro verso il fenomeno religioso e verso la storia del cristianesimo una profonda curiosità intellettuale. Della tua scelta così radicale, mi interessa soprattutto il senso della vocazione, della chiamata di Dio verso un giovane uomo di Gioiosa Jonica: sei in grado di riassumerlo?
R. La scelta al sacerdozio, o meglio a quel progetto che Dio ha su ognuno di noi, non è qualcosa di anomalo. La mia non è stata una scelta radicale, ma il frutto di una maturata ricerca iniziata in parrocchia, approfondita durante un percorso propedeutico con un sacerdote della nostra Diocesi, fino alla scelta del seminario di Catanzaro. La chiamata: ognuno di noi è chiamato, chi alla vita laicale chi come me a quella presbiterale, su ognuno di noi c’è un progetto che a noi viene rivelato mediante l’ascolto della parola di Dio. Sta a noi fare quel salto “nel vuoto” ossia quell’atto di fiducia nei confronti di Dio che certamente non ci lascia soli.
D. Hai più volte dichiarato di aver avuto un maestro decisivo, un grande uomo della chiesa gioiosana (e non solo) che ha saputo condurti per mano verso la tua fede e la tua vocazione. Stiamo parlando del compianto Mons. Nadile: qual è il ricordo più intenso che hai di lui?
R. Scusatemi la franchezza, ma penso che a Gioiosa abbiamo avuto un grande maestro che abbiamo conosciuto poco tutti, me compreso. Qual è il ricordo più bello? E’ difficile da dire, vista la sua immensa profondità spirituale ma anche umana, il suo silenzio, il suo sorriso, il suo “garbo”, la sua capacità di vedere il bene dove tutti vedevamo male, la capacità di dare speranza alla gente, la sua attrazione anche verso quelle persone più lontane dalla parrocchia, soprattutto per le frazioni che sono molte nel territorio della parrocchia. Per me lui è stato un uomo, un prete, un uomo di Dio, che bene ha lavorato in un paese difficile in quel periodo storico.
D. Siamo nel pieno della Settimana Santa e Pasqua è alle porte. Per un cristiano di fede, si tratta certamente di un periodo di grande significato spirituale. Inoltre, è un periodo di straordinaria intensità popolare, a partire dai riti religiosi e dalle tradizioni che si perpetuano di generazione in generazione. Vorrei chiederti che cosa è realmente la Pasqua per te, di come debba essere vissuta e che cosa rappresenta per la religiosità popolare gioiosana.
R. Domanda pungente ma bella. La Pasqua è il momento più importante per la vita di un Cristiano. Essa rappresenta il centro di tutta la vita Cristiana. Il triduo Pasquale che stiamo vivendo è proprio questo. Per i gioiosani la Pasqua è un momento importante come altre feste che abbiamo in paese, certo tutto sta nello spirito di come viene vissuto. A mio parere Gioiosa risponde bene alle feste Pasquali, meno in altre. In questi sette anni in cui ho avuto la possibilità di girare in tutte e tre le parrocchie ho notato molta preparazione per le feste da parte dei fedeli, mi riferisco specialmente al sacramento della confessione, momento importante per un credente che si accosta alla Grazia di Dio.
D. Hai avuto certamente modo di leggere la nostra “ciavula”, con un occhio particolare alla “carcarazza” intitolata “La Settimana Santa e l’ipocrisia dei gioiosani”. Si è trattato di un’estremizzazione, un articoletto molto pungente (la nostra “carcarazza” questo vuole essere e questo sarà) che ha suscitato anche tante polemiche fra i gioiosani. L’obiettivo della “carcarazza” (il cui autore è anonimo) era quello di attaccare le persone di Gioiosa (una minoranza, ovviamente) che vivono in maniera puramente convenzionale la Settimana Santa e le cui pratiche quotidiane sono in palese contraddizione con il messaggio della Pasqua di Cristo e del vangelo. Tu cosa ne pensi?
R. Ho avuto modo di leggere questo giornale online a partire proprio da quell’articolo. Permettimi di ribadire quello che già ti ho detto in privato. Quell’articolo a me come a tanti altri non è piaciuto, non corrisponde alla realtà dei fatti, non mi sembra giusto che venga fatta di tutta l’erba un fascio e non mi sembra giusto denigrare la popolazione. Se c’è qualcuno che come dici tu vive in maniera convenzionale la propria fede e vita, ne risponde con la propria coscienza davanti a Dio, non tocca a me o ad altri Cristiani giudicare la vita dei fratelli, non sapendo magari se hanno iniziato un cammino di conversione, se mai tocca a noi iniziare a pregare per essi. Preferisco che le estremizzazioni vengano fatte in modo costruttivo. Per esempio, l’articolo “il sentimento religioso a Caulonia diventa arte”: se vogliamo cambiare qualcosa a questo nostro paese dobbiamo partire dalle cose belle che abbiamo, promuoverle ed incrementarle.