Blitz nella Locride, la vita dei narcotrafficanti calabresi fra docce di champagne e auto modificate
Notizia tratta da: gazzettadelsud
L’operazione che ha portato all’arresto di novanta persone fra Italia, Germania, Olanda, Belgio e Sud America e ha permesso di dare un duro colpo al traffico di droga gestito dalla ‘ndrangheta della Locride è il frutto di anni di intenso lavoro svolto nell’ambito di una Squadra Investigativa Comune (Joint Investigation Team) costituita nel 2016 a L’Aia, tra Magistratura e Forze di Polizia di Italia, Paesi Bassi e Germania. Di fondamentale importanza si sono rivelate le intercettazioni, possibili grazie a modernissimi sistemi tecnologici.
Tra i personaggi di vertice spiccano nomi “blasonati” nel narcotraffico quali i fratelli Giuseppe e Francesco Marando, originari di Locri; Josè Manuel Mammoliti; Giovanni Giorgi (55); Antonio Costadura, alias “U Tignusu; Domenico Romeo alias “Corleone”; Francesco Luca Romeo; Sebastiano Romeo e Domenico Strangio.
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Secondo gli investigatori italiani di polizia e guardia di finanza, erano loro gli incaricati di pianificare le importazioni ed il successivo smistamento della droga in Italia. E per far ciò, operando in un’ottica prettamente aziendale, avevano spostato i loro interessi in Nord Europa ritenuta una zona più agevole ed economicamente vantaggiosa per procurarsi ingenti quantitativi di cocaina in arrivo direttamente dai Paesi produttori sudamericani, principalmente, nei porti di Anversa e Rottherdam.
Lo stupefacente veniva poi trasportato su autovetture dotate di complicati doppifondi che le rendevano praticamente “impermeabili” ai normali controlli su strada da parte delle forze di polizia. Il compito di trasformare le auto era affidato ad un gruppo di pregiudicati turchi da anni trapiantati in Germania dove gestivano un autonoleggio.
Nelle intercettazioni si parla di affari illeciti, certamente, ma anche di partite di droga andate male o di consuetudini fra alcuni dei personaggi coinvolti. Il giro d’affari e la ricchezza si percepisce dalle parole di uno degli indagati: “Prendeva la bottiglia di champagne e si faceva la doccia”.
C’è anche il racconto come quello relativo ad un controllo in cui è stato scoperto un trasporto di droga: “Amò, lo sai perché l’hanno preso a questo? – dice uno degli indagati – Lo hanno fermato per un controllo normale (…) hanno detto che si è messo a tremare”.
“Nello specifico settore del traffico internazionale di cocaina – si legge nel comunicato degli investigatori – l’inchiesta ha consentito di disvelare l’esistenza di una agguerrita consorteria calabrese di stampo ‘ndranghetista, in grado di contare su basi logistiche dislocate in più Regioni d’Italia ma anche, e soprattutto, nei Paesi Bassi e in Germania”.
Una filiera precisa come un’azienda. “Il compito di recuperare e modificare ad hoc numerose autovetture, dotate di complicatissimi doppifondi, così da renderle praticamente impermeabili ai normali controlli su strada da parte delle diverse forze di polizia – continua la nota – era affidato a un sodalizio di pregiudicati turchi, da anni trapiantati in Germania, ove gestivano un autonoleggio, mentre il traporto del narcotico in Italia veniva delegato a fidati ed esperti corrieri che raggiungevano Calabria e Lombardia, ove la cocaina veniva immessa in commercio”.
Bastavano anche cinque minuti per un accordo che poteva far fruttare un surplus di centinaia di migliaia di euro, così come rapidi erano gli affari legati alla ristorazione per poter ripulire il danaro. Un sistema su cui le forze dell’ordine hanno messo una pietra sopra.