L’Espresso intervista Domenico Lucano
Notizia tratta da: espresso
Un sindaco che prova davvero, da vent’anni, a fare una piccola rivoluzione. “Mimì capatosta”, come lo chiama Tiziana Barillà in un libro a lui dedicato, ovvero Domenico Lucano, primo cittadino di Riace, ha messo a punto un sistema di accoglienza da applausi. I migranti provenienti dalle zone di guerra e povertà (“Etiopia, Eritrea, Nigeria, Siria, Palestina, curdi, Pakistan, Mali, Congo, Ghana, Somalia”, elenca il sindaco) lavorano nelle botteghe lasciate da chi si ne è andato dal paese, persino collaborando con chi è rimasto. E vivono nelle case abbandonate dall’emigrazione, convivendo pacificamente con gli abitanti del luogo.
Ora si dice pronto ad accogliere i migranti sull’Aquarius. E racconta diverse cose sul modello Riace, sul caso Sacko e sulla sua visione in merito all’immigrazione. Rispondendo con grande fermezza a Salvini che l’aveva definito uno “zero”.
Cosa ha pensato ieri sera, durante la crisi Aquarius?
Le prime parole che mi sono venute in mente sono quelle che si vedono pronunciare da un protagonista del documentario che Wim Wenders ha fatto sul modello Riace, “Il volo”: “Venivano aldilà del mare per salvarsi la vita e noi li abbiamo respinti. Perché?”. Sono pronto ad accogliere i minori accompagnati e le donne presenti sull’Acquarius. Abbiamo le case pronte. Potrei persino mettere su una rete di solidarietà internazionale con le associazioni “Libertà e Diritti Umani” di Berna e la Rete Antirazzista siciliana!
Salvini l’ha definita uno “zero”. Secondo lei perché l’ha fatto?
Perché diamo fastidio. Di attacchi ne abbiamo ricevuti non solo da lui, ma da tanti politici. Il problema è che noi non siamo neutrali. Siamo in un territorio pieno di contraddizioni nuove ed antiche. La precarietà, la criminalità, situazioni al limite. Noi abbiamo fatto una scelta: quella di essere vicini alle istanze dei più deboli, e di condividere un’idea di emancipazione e riscatto sociale. Tutto ciò è di sinistra, e dunque subiamo attacchi politici. Anche se non sono mai stato tesserato ad alcun partito, solo a Lotta Continua tanti anni fa, vengo quindi criticato per i miei propositi. Comunque ha ragione il ministro, io sono uno zero. Io condivido la mia vita con gli zero, con gli ultimi. Lui invece immagina un mondo completamente diverso, una sorta di ideologia della razza che non mi appartiene. La genesi della Lega del resto comincia con il separatismo, se la sono presa con i meridionali, con quelle braccia che il Nord lo hanno costruito. Io invece sto con Zanotelli, che dice che con i nuovi proletari a Riace abbiamo costruito la rivoluzione. Anche se in realtà per me si tratta solo ripristinare una normalità di rapporti amichevoli tra esseri umani.
Ci racconti quali sono i risultati raggiunti finora a Riace in merito all’integrazione.
L’immigrazione è diventata un’occasione straordinaria. Nel nostro paese, abbandonato da anni di emigrazione, abbiamo costruito una comunità globale di persone che vive in armonia e stabilità. Abbiamo recuperato le case e le botteghe che erano state lasciate e le abbiamo rimesse in funzione. Siamo riusciti a trasmettere un messaggio di umanità, e per me questo è un risultato straordinario. Nel mio immaginario quello che stiamo facendo serve a ripristinare l’antico ideale calabrese per il quale lo straniero è considerato una sorta di dio. La nostra cultura antropologica non considera l’altro un nemico. Vorrei che il mio progetto di integrazione si ricolleghi a questa antica visione. E’ una rivoluzione della normalità, come dicevo.
Perché ha creato un sistema di valuta alternativo nel paese, con tanto di banconote con le facce di Che Guevara e Nelson Mandela, e come è stato ricevuto ai livelli istituzionali più alti questo tentativo?
Volevo dare ai rifugiati la libertà di far girare l’economia come meglio credevano, senza dover sottostare ai limiti di spesa imposti dai programmi ministeriali, che gli permettavano al massimo di prendersi qualcosa dai supermercati. E’ dal 2010 che c’è la valuta ed il sistema ha sempre funzionato senza intoppi. Solo da un paio d’anni il Ministero ha cominciato a contestarlo. Secondo me a torto; prima non avevano nulla da dire, si vede che in realtà andava bene. Mi ha amareggiato anche il ministro Minniti: non ha mai speso una buona parola per noi e ora c’è stato anche il taglio dei fondi. Proprio venerdì mi è arrivata una nota che conferma il ritardo: stanno ancora valutando quando e come tornare a darci soldi.
La magistratura si è recentemente interessata a quello che state facendo, rilevando irregolarità nei vostri bandi e nei vostri conti. Cosa ha da dire in proposito?
Sicuramente ho commesso irregolarità burocratiche, ma sono poco rispetto ai risultati che abbiamo ottenuto. Lo dice il mondo che questo modello è il più importante sul campo dell’integrazione nel nostro Paese.
Mi dicono comunque che non hanno trovato nulla e che l’indagine finirà bene. L’unico vero dispiacere lo provo per il danno di immagine a carico di Riace.
L’eco che il suo lavoro ha avuto all’estero è in effetti stato grandissimo, lei è diventato persino uno dei politici più influenti del mondo secondo la rivista Fortune. Quali sono stati gli altri riconoscimenti che in questo senso le hanno fatto più piacere?
A me ha fatto molto piacere quando sono stato al Forum sociale di Buenos Aires, in particolare. E’ stato molto bello anche quando a Dresda ho ricevuto un premio, ed è stato un onore che Wim Wenders abbia fatto un documentario sul nostro caso. E poi la nota che mi ha inviato il Papa in persona. Non potevo immaginare che persino Francesco potesse scrivermi!
Crede che il modello da lei proposto possa essere replicato altrove, magari anche in grandi città?
Sa, Vittorio Arrigoni diceva: “restiamo umani”. Non è un problema di latitudine. Possiamo aiutare le persone ovunque.
Nei giorni scorsi è morto il sindacalista Soumayla Sacko. Per ora gli inquirenti parlano di omicidio che non ha un movente razzista. Forse lei conosce Vibo Valentia, il luogo in cui è avvenuto, meglio di noi. Che impressione le ha fatto l’episodio?
Conoscevo Sacko. Ero stato a S.Ferdinando per via dell’omicidio di Becky Moses e incontrare l’Usb; c’era anche Soumayla, che lavorava insieme al sindacato. Si occupava del dramma delle baraccopoli senza luce e senza acqua. Era andato in quel deposito a prendere lamiere per coprire meglio la sua baracca. Io credo che qualche ‘ndranghetista che non li voleva di torno ha sparato a lui e ai suoi amici per fargli capire che il sistema di sfruttamento da loro creato non deve essere fermato. Del resto già a Rosarno, qualche anno fa, c’era stata una ribellione, e non vogliono che si ripeta.
Sa come funziona? I proprietari degli agrumeti prendono il contributo Ue; poi pagano due soldi questi ragazzi, che sono i nuovi schiavi contemporanei, e rubano il resto di quanto hanno ricevuto. Gli ispettori del lavoro dovrebbero controllare ed impedire tutto ciò, non ci vuole molto!
Il suo è un chiaro modello di “aiutiamoli a casa nostra”. Rispetto invece al messaggio opposto, “aiutamoli a casa loro”, che ne pensa?
Parlare di “aiutarli a casa loro” è una grandissima ipocrisia ed è vigliacco. Di solito significa cacciarli indietro in Paesi di guerra. E’ una missione di vita, mi dà fastidio sentire queste scuse. Per me Salvini, uno degli autori principali di questo messaggio nel nostro Paese, non ha nemmeno la preparazione per poter affrontare questi problemi. La povertà e la miseria sono anche peggiori della guerra, non c’è lo stato sociale nei loro Paesi d’origine. quindi non condivido nemmeno la distinzione che si fa tra migrazione per causa di guerra e per cause economiche. Sono tutte scuse per limitare gli arrivi. E chi siamo noi per limitare la libertà di movimento delle persone?
Dovremmo tenere presente, tra l’altro, che la nostra emigrazione era diversa, per noi era soprattutto una questione di lavoro. E poi facevamo legami con il territorio in cui ci insediavamo. Per loro è più difficile, per problemi di lingua e perché sanno che non torneranno mai nei loro Paesi.
Oltretutto siamo noi occidentali che non abbiamo permesso lo sviluppo nei loro Paesi. Thomas Sankara (presidente rivoluzionario nel Burkina Faso, ndr) ce lo rimproverava tanti anni fa: abbiamo colonizzato l’Africa e ora gli chiediamo persino di ripagare un debito! E’ una grave inversione delle vicende storiche per come sono avvenute!
Sicuramente potremmo fare una politica di cooperazione internazionale, ad ogni modo, anche investendo in quei Paesi.
Hanno appena finito di girare una fiction televisiva sul caso di Riace, con protagonista Beppe Fiorello, a cui ha concesso la cittadinanza onoraria. E’ soddisfatto del lavoro che è stato fatto? Crede che renderà giustizia al suo impegno per la comunità?
Non l’ho vista, ma sono molto contento che l’abbiano fatta. Spero serva a far vedere un modello positivo. Purtroppo Gasparri ha fatto un’interrogazione parlamentare in merito e sembrerebbe che il progetto sia stato bloccato. Come vede non è solo Salvini che cerca di ostacolarci.
Christian Dalenz