Repubblica si occupa dell’assemblea nazionale Recosol a Riace

Repubblica si occupa dell’assemblea nazionale Recosol a Riace

Notizia tratta da: repubblica

Chiuso per default. È questo il rischio che sta correndo Riace, il paesino rinato grazie alle politiche di accoglienza dei migranti e per questo divenuto un modello in tutto il mondo. Il suo storico sindaco, Mimmo Lucano – inserito da Fortune fra i 50 uomini più influenti al mondo – lo denuncia da tempo: Riace rischia di morire di inedia. Da tempo, la prefettura ha sospeso i trasferimenti dei fondi destinati ai progetti di accoglienza e l’intero paese, rinato grazie all’economia che attorno all’accoglienza si è creata, rischia di essere obbligato a gettare la spugna.

Per questo attorno a Riace e al suo sindaco, arrivato ormai al suo terzo ed ultimo mandato consecutivo, si è stretta l’intera rete dei Comuni solidali (Recosol). Per due giorni, amministratori, associazioni, volontari di ogni parte d’Italia hanno invaso Riace per una discussione collettiva su migrazioni, accoglienza, integrazione. L’amministrazione aveva messo a disposizione case e ostelli, ma non sono bastati. In tanti hanno dovuto cercare alloggio nei vicini paesini della costa e oltre duecento persone hanno partecipato alle attività.

AMMINISTRATORI LASCIATI SOLI
Sono state messe in comune esperienze, pratiche, si è ragionato sui problemi che da Nord a Sud, ogni amministrazione che voglia fare integrazione deve affrontare. “Per tutti, il problema principale sono i ritardi nel trasferimento dei fondi – dice Chiara Sasso, coordinatrice nazionale di Recosol – Da una parte i sindaci vengono spinti ad aderire ai progetti di accoglienza, dall’altra vengono lasciati da soli o non vengono ascoltati”. In molti casi, spiega, su territori molto piccoli vengono imposti numeri molto gradi di migranti e richiedenti asilo, “confinati in non luoghi – dice – dove nessun tipo di progetto di integrazione è possibile. Questa concentrazione equivale ad una ghettizzazione”.

Era successo anche a Santorso, piccolissimo centro in provincia di Vicenza, dove l’esperienza assolutamente riuscita di un piccolo Spraar ha rischiato di essere cancellata dal “trasferimento coatto” di un centinaio di migranti, alloggiati in un albergo in disuso. Un problema trasformato in una risorsa grazie all’impegno del sindaco, che ha messo in rete dodici piccoli Comuni del circondario per gestire insieme e su diversi territori l’accoglienza. “È diventata una risorsa per l’intero circondario”. Come è accaduto – ha testimoniato il suo sindaco – a Castelbuono, in Sicilia, o a Riace. “Se proprio vogliamo fare un bilancio – dice Sasso – qui a Riace a guadagnarci sono stati gli italiani che grazie ai migranti sono riusciti a rimanere nella zona in cui sono nati”.

L’ESPERIENZA DI RIACE UCCISA DAI RITARDI
Piccolo centro accoccolato su una rocca poco distante dal mare da cui nel ’72 sono riemersi i famosi bronzi, Riace per molto tempo ha rischiato di essere cancellata dall’emigrazione massiccia dei suoi abitanti originari. Poi, su iniziativa di Mimmo Lucano, in paese hanno iniziato ad arrivare i migranti. A Riace i profughi di ogni guerra del Medio e Vicino Oriente e dell’Africa centrale hanno trovato casa, lavoro, un progetto di futuro che andasse oltre i programmi di accoglienza a breve o medio termine. E grazie a loro, l’intera economia della zona è rinata. Bar, botteghe, piccoli esercizi commerciali, non hanno chiuso grazie alla comunità che ha ripopolato quel borgo.

Ma adesso tutto questo rischia di sparire. “Dal maggio 2016 – denuncia il sindaco – non riceviamo un euro dalla prefettura, per lo Spraar invece non arrivano fondi da un anno. Noi continuiamo a garantire assistenza, scuole, laboratori, quest’anno abbiamo persino inaugurato la fattoria didattica”. Grazie alla rete di volontari e sostenitori che attorno a Riace negli anni si è consolidata c’è anche un ambulatorio dove persino alcuni specialisti – un pediatra e un ginecologo – visitano gratuitamente tutti gli abitanti del paese, italiani e migranti. “Qui – dice con orgoglio Mimmo Lucano – abbiamo un sistema che funziona, ma non possiamo che pensare che dia fastidio. Da troppi anni siamo abbandonati”.

 

INCOMPRENSIONI PREFETTIZIE
A inceppare il meccanismo di trasferimento dei fondi è stata la relazione negativa di una commissione prefettizia, che ha letto come “irregolarità” gli strumenti che sono stati congegnati per strutturare un sistema che andasse oltre l’accoglienza di breve periodo. A Riace, i soldi stanziati dal ministero vengono girati a cooperative che danno ai migranti la possibilità di imparare un mestiere tramite “borse lavoro”, che assicurano loro un piccolo stipendio. I “bonus” – una sorta di buoni che possono essere usati negli esercizi commerciali convenzionati – servono invece per consentire ai richiedenti asilo di fare acquisti e provvedere personalmente alla gestione dell’economia domestica. Si tratta di pratiche che hanno fatto scuola nel mondo, ma dalla prefettura sono state considerate un problema. E sebbene tale valutazione sia stata in seguito ribaltata da altre due ispezioni totalmente positive – spiega Lucano – i soldi continuano a non arrivare.

“Siamo stati costretti a rivolgerci alla procura per avere accesso alle relazioni successive. In quelle nero su bianco c’è scritto che Riace è un modello, ma evidentemente non basta perché da due anni abbiamo i medesimi problemi” spiega il sindaco, che in seguito a quella relazione è stato persino indagato. “Quell’inchiesta non mi preoccupa perché so quello che ho fatto e le difficoltà che affronto quotidianamente e chiunque può testimoniare che di certo grazie a questa esperienza non mi sono arricchito. Sui miei conti non c’è un euro” afferma. Ma Lucano è arrabbiato, frustrato, perché – dice – “qui si sta giocando con la vita di molte persone”.

Alcuni, come Becky Moses, la 26enne morta carbonizzata qualche mese fa nell’incendio divampato nella tendopoli di Rosarno, la vita l’hanno persa. Per qualche tempo è stata ospite prima di un centro gestito dalla Caritas a Riace, poi chiuso. Per questo è finita nella tendopoli di San Ferdinando dove ha trovato la morte. In paese era considerata una di famiglia, per questo nonostante le evidenti difficoltà economiche il Comune ha voluto farsi carico del suo funerale, celebrato all’apertura dei lavori della lunghissima assemblea. “Sono iniziative di questo genere che mostrano il vero volto della comunità che negli anni è stata costruita qui” dicono i volontari delle associazioni che da tutta Italia sono arrivati in paese.

LA PETIZIONE RIACE PATRIMONIO DELL’UMANITA’
Ma con Riace, si è schierata anche la politica. “Questa esperienza è sordamente contrastata dagli stessi soggetti che alimentano la cultura della paura, dei muri e dei fili spinati, una cultura xenofoba e ostile, priva di qualsiasi rispetto verso la dignità delle persone. Riace è un’idea alternativa di accoglienza che dà fastidio e che si vuole demolire a tutti i costi” ha detto il governatore della Calabria, Mario Oliverio, durissimo anche con la Rai. “Un anno fa – ha tuonato – qui è stata girata una fiction che è stata bloccata con un’operazione veramente vergognosa da parte del servizio pubblico televisivo per evitare di proiettare un’idea, una pratica diversa di accoglienza, mentre tutti i giorni siamo costretti ad assistere alla rappresentazione della immigrazione come fattore di criminalità, delinquenza e disordine”.

A sostegno di Riace è stata lanciata anche una petizione che chiede che il piccolo borgo calabrese e il suo modello di integrazione vengano riconosciuti dall’Unesco come patrimonio dell’umanità. In pochi giorni, a firmarla sono state più di diecimila persone. Fra loro c’è anche Magistratura democratica, che con una nota ufficiale si è schierata a sostegno di Riace e del suo sindaco. “La Costituzione e i suoi principi cardine di libertà, uguaglianza effettiva e solidarietà si difendono con l’elaborazione culturale, il pensiero e l’impegno in pratiche e progetti in grado di offrire risposte sul territorio e di trasformare i problemi potenziali in risorse reali. – si legge nel testo – l’esperienza di Riace costituisce un laboratorio che offre la possibilità di credere e verificare come sia possibile cambiare il senso comune dominante applicando quotidianamente i principi costituzionali. Per queste ragioni Magistratura democratica sostiene con convinzione la proposta di riconoscere Riace come patrimonio culturale immateriale dell’umanità”.

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