La settimana santa e l’ipocrisia dei gioiosani
Traffico intenso ieri mattina a Gioiosa Jonica, con macchine parcheggiate un po’ ovunque su Via Lazio e Via Abruzzo. Era la domenica delle palme e la Chiesa del Rosario non poteva che traboccare di “fedeli”.
La settimana santa è anche questo: una grande recita popolare.
Tutti in ghingheri come attori di teatro, tutti a voler essere presenti con smartphone pronto ad immortalare, tutti cattolici devoti a tempo determinato: le convenzioni sociali questo vogliono e questo ci impongono, e noi facciamo finta di ripulire la nostra sporca coscienza. Bisogna andare a messa, bisogna seguire la lavanda dei piedi, bisogna fare il giro dei sepolcri, bisogna andare dietro le processioni, bisogna cantare “Santa Madre deh voi fate…”, bisogna darsi gli auguri alla cerimonia di mezzanotte, bisogna essere presenti alla “cunfruntata”, ecc.
Bisogna. Perché è giusto fare “u bravu cristianu a Pasca”. Perché se non fai queste cose, non sei mica un vero gioiosano, non sei mica un giosano doc custode delle nostre sacre ed immortali tradizioni….
Poi, da lunedì di Pasquetta, già nella gita fuori paese, tutti possono tornare a fare la propria vita con l’anima ripulita dall’essere “nu bravu cristianu a Pasca”. Anche quelli che si arricchiscono con l’usura o con la droga, anche quelli che disprezzano il prossimo soprattutto se straniero portato qui dal Sindaco, anche quelli che rubano l’acqua o non pagano le tasse del comune, anche quelli che scaricano i propri rifiuti dove capita, anche quelli che costruiscono senza regola e senza gusto, anche quelli che …..
E a Gioiosa, diciamoci la verità , di questi “bravi cristiani a Pasca” ce ne sono fin troppi!