Inchiesta elisoccorso in Calabria, 4 arresti per illeciti nella gestione del servizio
Notizia tratta da: ilfattoquotidiano
“Questi si muovono come i trafficanti di cocaina. Si davano appuntamenti in un ristorante e all’ultimo minuto lo cambiavano”. Sono le parole usate dal procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, per definire un dirigente della Regione Calabria, uno dell’Azienda sanitaria locale e due manager della Babcock Mcs Italia Spa. I quattro sono finiti oggi agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta La Punta. Per gli inquirenti volevano alterare il contenuto della gara d’appalto per l’elisoccorso in Calabria. Un affare da 100 milioni di euro che gli indagati non sono riusciti a portare a termine perché la guardia di finanza è arrivata prima. Le fiamme gialle hanno arrestato il dirigente medico e responsabile del 118 Eliseo Ciccone, il dirigente regionale responsabile del servizio emergenziale, Salvatore Lopresti, e i due responsabili della Babcock, Leano Bertola e Monica Mazzei. Per tutti l’accusa è turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.
Le indagini, coordinate dal procuratore Gratteri, dall’aggiunto Vincenzo Capomolla e del sostituto Vito Valerio, hanno consentito di fare luce sugli intrallazzi tra i due dirigenti pubblici e i referenti della società che doveva vincere l’appalto. Le intercettazioni telefoniche e ambientali, infatti, hanno permesso alla guardia di finanza di accertare come i manager della Babcock hanno di fatto partecipato alla stesura del bando che doveva essere cucito addosso alla loro società. Durante le indagini, infatti, sono stati registrati una serie di incontri finalizzati a concordare la linea da seguire per incorporare i requisiti voluti dalla multinazionale. Si sarebbe trattato di un bando su “misura”, con buona pace dei principi di imparzialità previsti dalla legge sugli appalti.
Un sistema che ha visto gli indagati adoperarsi affinché, nella redazione del bando, venisse nominato anche un esperto aeronautico “vicino” alla stessa multinazionale. “Nello specifico, – scrivono i pm nella richiesta di arresto – i rappresentanti della società (Bertola e Mazzei), in comunione d’intenti con i dirigenti pubblici preposti alla predisposizione degli atti di gara (Ciccone e Lopresti), risultano essersi scambiati informazioni (che sarebbero dovute restare nel dominio esclusivo della pubblica amministrazione) e documenti relativi sostanzianti il capitolato tecnico di gara, via via perfezionato dalla Inear (oggi Babcock, ndr)”,
Nell’inchiesta è indagata a piede libero anche l’assistente commerciale della società privata, Sara Corideo, incaricata da Bertola di gestire la partecipazione alle gare d’appalto per conto della Babcock. Per i pm, che avevano chiesto per i quattro arrestati la custodia cautelare in carcere, quanto emerso dalle indagini della guardia di finanza testimonia “un’oggettiva professionalità ed esperienza delittuosa, sufficiente ad escludere che si tratti di episodi estemporanei”. “Deve ragionevole desumersi – è scritto nella richiesta di arresto – una significativa e concreta ed attuale inclinazione a delinquere degli indagati”. Dirigenti regionali e imprenditori che, come sostiene Gratteri, si muovevano come trafficanti di cocaina.
Lucio Musolino