Il Procuratore Capo Gratteri su Minniti: “ha fallito su mafia ed immigrazione”
Notizia tratta da: antimafiaduemila
Dal contrasto alle mafie all’immigrazione. E’ un Nicola Gratteri a 360° quello che ieri è intervenuto a “Faccia a faccia”, il programma di Giovanni Minoli in onda su La7. Il procuratore capo di Catanzaro era stato chiamato in particolare per commentare quanto emerso con l’operazione Stige, che ha svelato gli intrecci tra clan, politica e imprenditoria in Calabria, nel Nord Italia e in Germania, e che, tra gli altri, ha portato in carcere un presidente di Provincia e tre sindaci. Ma a far rumore sono soprattutto i commenti sull’operato del ministro dell’Interno, Marco Minniti, con l’accordo stretto dell’Italia con il governo di Tripoli per fermare i flussi migratori lungo la rotta del Mediterraneo centrale. “La strategia di Minniti non mi è piaciuta – ha detto il Procuratore capo di Catanzaro – perché non è da Stato civile e occidentale far costruire delle gabbie sulle coste della Libia per impedire che gli immigrati partano. Quello è un tappo. Bisognerebbe andare in centro Africa, mandare i servizi segreti per capire chi organizza queste traversate nel deserto, e poi andare lì e costruire aziende agricole, ospedali, scuole e rendere il territorio vivibile”. “Poi, è ovvio che bisogna creare dei flussi regolamentati per la libera circolazione di tutti gli uomini del mondo” – ha aggiunto – Ogni sera sentiamo ai Tg che gli sbarchi sono diminuiti del 3, del 15, del 20%, ma mentre noi parliamo so che ci sono delle donne che vengono violentate o bambini che vengono bastonati a sangue e non sto tranquillo perché ne arrivano 2mila in meno”.
La lotta alla mafia
Critiche non sono mancate anche rispetto al “patto antimafia” promosso da Minniti da far firmare a chi si candida a guidare la cosa pubblica. “Non c’è bisogno di protocolli antimafia e di firme, ma di coerenza – ha detto con forza il magistrato – I partiti hanno l’obbligo di controllare, anche se ormai la ‘ndrangheta le liste se le fa da sola. Le istituzioni devono essere serie”. “Le risorse per contrastare la ‘ndrangheta non sono sufficienti – ha aggiunto – ma questo non deve essere un alibi. Io ho il privilegio di avere la stima dei vertici delle forze dell’ordine ed un rapporto speciale con l’Arma dei carabinieri, la guardia di finanza e anche la polizia”. Poi ha espresso la propria idea sull’agenzia dei beni confiscati: “Così è insufficiente: la sede unica deve essere a Palazzo Chigi affinché si interfacci con tutti i ministeri. Perché se io sequestro una ditta che produce bulloni deve essere Finmeccanica a comprare i bulloni da quella ditta. Finiamola con questi campanili che la sede deve stare a Palermo o in Calabria”, e la Commissione Antimafia “non ha la forza sul piano normativo di essere propositiva, è un organismo debole anche se rappresenta tutto l’arco costituzionale”.
La forza della ‘Ndrangheta
“La ‘ndrangheta è molto forte, soprattutto in Calabria – ha spiegato il magistrato – Il controllo del territorio è in mano ai clan e il nostro compito è quello di invertire la tendenza. Noi uomini delle istituzioni dobbiamo essere bravi, intelligenti, capaci e pronti per assolvere a questo compito. Dobbiamo quindi essere seri altrimenti la gente non crederà mai in noi e non si avvicinerà a noi. Chi fa le liste non deve scegliere chi porta più voti, ma la persona più onesta e capace”. Negli anni la ‘ndrangheta è stata sempre sottovalutata e nel mentre lo Stato si concentrava su Cosa Nostra e Camorra, i boss calabresi diventavano sempre più potenti e ricchi. “La ‘ndrangheta – ha aggiunto Gratteri rispondendo alle domande – è sempre andata a braccetto con uomini delle istituzioni, con magistrati, giornalisti, poliziotti e con chi aveva il potere in quel momento. Oggi è l’organizzazione più ricca perché l’80% della droga che arriva in Europa è della ‘ndrangheta che da almeno 25 anni vende cocaina anche a Camorra e Cosa Nostra”.
Gratteri ha evidenziato come la criminalità organizzata calabrese “vive in Piemonte, Lombardia e parte dell’Emilia Romagna dal 1975 perché c’è stato nel corso di questi anni un abbraccio di interessi tra l’imprenditore del Nord e l’imprenditore ‘ndranghetista del Sud. Con i soldi della cocaina si acquistano pizzerie, ristoranti e locali di vario genere. Ma questa è la forma più semplice per ripulire il denaro sporco. Poi ci sono commercialisti e avvocati che non fanno parte della ‘ndrangheta ma che vengono utilizzati per riciclare il denaro in modo più raffinato”.
Sul silenzio da parte della politica dopo l’operazione Stige ha commentato: “Ci sono abituato, nell’inchiesta c’erano troppi amministratori pubblici. Io e i miei colleghi facciamo la nostra parte con grande entusiasmo, grande forza e grande voglia di fare. Non siamo soli perché c’è il sostegno e la considerazione dei vertici delle forze dell’ordine. Sono un pazzo? Può darsi, ma sono innamorato della mia terra”.
La mancata nomina come ministro della Giustizia
Nel corso della puntata è stato inevitabile parlare della mancata nomina a Guardasigilli durante il Governo Renzi. “Mi è stato detto che il presidente della Repubblica (Napolitano) non mi ha voluto, forse perché sono un uomo troppo caratterizzato mi è stato detto, ma non conosco i suggeritori del Presidente della Repubblica e non si può dire ciò che non si riesce a provare” ha commentato il Procuratore capo di Catanzaro. Certo è che da ministro della Giustizia avrebbe informatizzato prima di tutto il processo penale. “E’ da qui che bisogna partire – ha detto – perché abbatte tutti i tempi del processo, i costi, poteri discrezionali dell’uomo e quindi l’abuso e le prescrizioni”.
Oggi però non darebbe la propria disponibilità. Secondo La Repubblica, nei giorni scorsi Gratteri avrebbe confermato di essere stato cercato dal Movimento Cinque Stelle. “Sì. Mi hanno cercato, come altri – avrebbe risposto – ma sono un felice procuratore della Repubblica, penso di essere utile nel mio ruolo. Come sempre sono e sarò il consulente gratuito di tutti sui temi della giustizia, su questo telefono chiamano esponenti di tutto l’arco costituzionale, ma si può essere utili all’Italia senza avere incarichi. Non ho nessuno sopra di me, devo dare conto solo al codice e non rinuncerei mai a questa libertà”.
Durante il programma di ieri ha ribadito: “Catanzaro non è un bella città ma c’è la fila per venire a lavorare in questo ufficio. Ho a disposizione una grande squadra con tanti giovani magistrati che ogni mattina alle 8.10 sono ai loro posti e lavorando anche il sabato e la domenica. Sono felice di essere procuratore della Repubblica e di essere a Catanzaro. Da lì faremo grandi cose. Io della vita ho avuto tanto e anche se dovessi morire domani per me non sarebbe un problema. Ho vissuto tanto e bene. Quello che faccio comporta dei rischi per la mia famiglia ma so che ogni cosa ha un prezzo nella vita”.
Aaron Pettinari