Il sindaco dei profughi, Mimmo Lucano: “Lo Stato ci taglia i fondi e io getto la spugna”
Fonte: Repubblica.it
Per la Rai, la lucida follia che ha permesso al sindaco Mimmo Lucano di strappare all’abbandono il proprio paese, aprendo le porte ai rifugiati, merita una fiction in prima serata. Ma quando nel 2018 andrà in onda, il “modello Riace” in Calabria potrebbe non esserci più. “Ciò che oggi ci contestano è e quello che ci ha permesso di essere un punto di riferimento nel mondo” dice arrabbiato il sindaco Lucano, nel 2016 inserito da Fortune fra i 40 uomini più influenti al mondo.
Cosa sta succedendo sindaco?
“Gli strumenti che per anni sono stati considerati rivoluzionari, adesso sono un problema. Da quanto sia stato possibile sapere, perché a noi l’esito delle ispezioni non viene comunicato, le spese inserite nella rendicontazione per i bonus e le borse lavoro negli anni 2014-2015 non sarebbero ammissibili. Dunque niente fondi. E ce lo dicono con tre anni di ritardo”.
Questo cosa significa?
“Mettere in discussione tutto il sistema. Quasi otto anni fa, ho chiesto un’autorizzazione ministeriale per utilizzare in maniera differente i 35 euro stanziati per i rifugiati. I soldi arrivavano sempre con molto ritardo e noi volevamo anche costruire un’alternativa al modello puramente assistenzialista. Così abbiamo inventato i bonus e le borse lavoro”.
Di cosa si tratta?
“I primi sono una sorta di “buoni pasto” che i rifugiati possono usare nelle attività convenzionate per fare piccoli acquisti. Quando arrivano i soldi dal Viminale, il Comune versa agli esercenti l’equivalente in denaro dei bonus che i migranti hanno “speso””.
Qual è il vantaggio di un sistema del genere?
“In primo luogo, si restituisce dignità alle persone. Sono loro a decidere cosa mangiare e per cosa spendere. In altri contesti gli si consegna semplicemente una busta alimentare. Secondo, si bypassa il sistema delle banche. Per ovviare ai ritardi, molti Comuni chiedono prestiti agevolati ma così lo si può evitare”.
Le borse lavoro invece in cosa consistono?
“A Riace abbiamo creato dei piccoli laboratori artigianali in cui lavorano i rifugiati che accogliamo. Per legge, uno Sprar non può assumere uno dei beneficiari, quindi abbiamo inventato le “borse lavoro” che permettono di retribuirli e insegnare loro un mestiere.Per anni è andato bene. Adesso a quanto pare no”.
È un problema burocratico?
“Io non so quale sia il problema, ma sembra che qualcuno voglia cancellare un Comune diventato punto di riferimento nel mondo. Distruggere il sistema Riace significa distruggere il paese. La microeconomia nata attorno a bonus e borse lavoro ha permesso all’intera zona di rinascere. Molti giovani, anche italiani, hanno trovato lavoro, molti piccoli commerci sono rimasti aperti. Tutto questo verrebbe meno”.
Adesso cosa succede?
“Il 2 settembre ci sarà un incontro con i supervisori del ministero dell’Interno. O si chiarisce tutto o io chiudo. Non voglio elemosine, né compassione. Ci ho messo l’anima, per Riace, non sono disposto ad accettare compromessi”.
Erri De Luca, il deputato Pd Davide Mattiello, padre Alex Zanotelli e migliaia di cittadini hanno firmato un appello per Riace.