Una Milano da “spolpare”, la ‘ndrangheta guida il malaffare
Fonte: www.repubblica.it
ROMA – Una Milano da bere, anzi da spolpare per bene. L’infiltrazione della criminalità organizzata nel settore economico milanese è in crescita, in particolare dal 2010. E tra le organizzazioni è ormai la ‘ndrangheta a detenere il monopolio delle attività criminali a Milano e in Lombardia. Questo il panorama che emerge da una ricerca che ha preso in esame tutti i 105 fascicoli avviati tra il gennaio 2000 e il dicembre 2015 presso la Procura della Repubblica di Milano per il reato di associazione di tipo mafioso (416-bis c.p.), con attenzione ai reati con l’aggravante dell’associazione di stampo mafioso. Lo studio è stato compiuto da un team di ricercatori coordinati da Alberto Alessandri, professore di diritto penale della Bocconi, e sostenuta dalla Camera di commercio di Milano, da Assimpredil Ance, dal Banco Popolare e con la collaborazione del Centro Nazionale di Prevenzione e Difesa Sociale.
Secondo i dati, negli ultimi sedici anni sono stati 1.251 i soggetti indagati nell’ambito dei 105 procedimenti avviati presso la Procura della Repubblica di Milano. Due i picchi dei procedimenti, nel 2006 e tra il 2010 e il 2014: se nel 2000 i fascicoli aperti dalla Procura sono stati 5 e nel 2001 solo 2, tra il 2010 e il 2014 il numero è di 43 procedimenti (16 dei quali solo nel 2014). Dei 384 indagati per i quali vi è stata una richiesta di rinvio a giudizio, 330 sono stati condannati con una sentenza di primo grado.
Il sistema criminale s’infiltra nelle imprese in un caso su quattro, nei casi processuali esaminati: tra coloro che sono stati rinviati a giudizio, infatti, il 25,52% sono imprenditori (98 su 384). Si tratta di un fenomeno ancora limitato se consideriamo le oltre 295mila imprese dell’economia milanese, ma in crescita dal 2010. L’edilizia è il settore più colpito, con il 48% di imprenditori che operano in quell’ambito, seguito dal settore della ristorazione e gestione di bar o locali notturni (15%). Nel 24,2% dei casi il ruolo nell’organizzazione criminale dell’imprenditore indagato per l’art. 416-bis c.p. è quello di organizzatore e/o promotore dell’attività criminosa. Riguardo al tipo di reato commesso dagli indagati nel periodo considerato dalla ricerca, si evidenzia come le attività criminali più tipiche prevalgano di poco sui reati di tipo economico (53,7% rispetto al 46 ,3%).
L’associazione di tipo mafioso più coinvolta nei procedimenti avviati a Milano è la ‘ndrangheta: è presente in ben il 78% dei procedimenti in cui vi è un’associazione italiana di tipo mafioso, mentre i nomi di Cosa Nostra e Sacra Corona Unita si ritrovano rispettivamente nel 10% e nel 3% dei fascicoli. Vi è tuttavia da registrare un 7% di casi in cui compare una convergenza di interessi criminali tra più realtà associative di tipo mafioso (‘ndrangheta, Camorra, Cosa Nostra).
L’applicazione delle misure di prevenzione patrimoniali antimafia è stata esaminata consultando i fascicoli relativi ai 67 provvedimenti di confisca definitivi emessi nei sedici anni in oggetto: 80 sono i soggetti proposti per le misure di prevenzione, per il 63% originari della Calabria e per il 13% originari della Lombardia. Di questi proposti, 34 sono stati indagati o imputati per reati in materia di sostanze stupefacenti, mentre 22 per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso. Anche in questo ambito appare prevalente la presenza della ‘ndrangheta, associazione collegata in almeno 48 casi esaminati. I beni immobili confiscati sono stati 249 (il 47% del totale); 119 i conti correnti (23%); 57 i beni mobili registrati (11%) e 52 le azioni o le quote societarie (10%). In 6 decreti (tra il 2009 e il 2012) le imprese sono state destinatarie della misura.
“La ricerca – ha concluso Alberto Alessandri – ha rilevato che oggi non può più parlarsi di un fenomeno di ‘infiltrazione’ della criminalità organizzata al Nord, quanto piuttosto di un ‘radicamento’ nell’economia lecita del Nord e più in particolare milanese”.
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