Servizio di volontariato concluso: le parole di quattro giovani liceali
Si è svolto ieri l’incontro conclusivo tra Re.Co.Sol ed i quattro liceali impegnati nel servizio di volontariato presso la nostra associazione, tra febbraio e aprile scorsi, grazie al progetto Scatti di Valore. La consegna degli attestati e della relazione finale che riconosce a Luca, Alessandra, Simone ed Enrica serietà e dedizione. I quattro giovani ci hanno raccontato le loro impressioni sul progetto Sprar che hanno avuto modo di conoscere grazie alle 25 ore di volontariato presso Re.Co.Sol. In questo incontro di verifica, ognuno di loro ha espresso l’opinione che si è andata creando in questi tre mesi, condividendo i pensieri e il valore che hanno scoperto, come l’amicizia che va oltre il colore della pelle e il sorriso dietro la sofferenza. “Frasi fatte”, potrebbe obiettare qualcuno. Luoghi comuni? Non credo. La partecipazione dei ragazzi durante le ore di volontariato è stata viva e attiva. Non un obbligo, ma un piacere quello di trascorrere parte di un pomeriggio invernale all’interno di un’associazione che di “freddo” ha ben poco. Ci hanno creduto i quattro giovani in questo breve ma intenso progetto, tanto che alcuni di loro riferiscono “Abbiamo litigato perfino su facebook con la gente, nel tentativo di spiegare la falsa storia dei 40€ al giorno”. Abbiamo chiesto loro, oltre alle note positive, di esprimersi anche su ciò che di negativo hanno colto. “Sicuramente non è un lavoro facile quello coi migranti. Le continue e ossessive domande sui documenti possono portare all’esasperazione. Ci vuole tanta pazienza. Ma crediamo che questo insistente chiedere sui permessi di soggiorno si traduca nella voglia e, soprattutto, nel bisogno che un immigrato ha dell’essere riconosciuto. E’ il loro senso di identità che vanno a difendere”. Quasi rabbrividisco a queste parole uscite dalla bocca di neodiciottenni. Perché c’è da sottolineare che, durante l’esperienza, i liceali sono stati affiancati da alcuni tutor, ma, considerate queste frasi ricche di maturità e spessore, dovrebbero essere loro a fare da tutor a chi ancora vede nell’immigrato una persona da bloccare, da non accogliere e non integrare.