Ammendolia: “Gratteri strumento del potere costituito”
Ho intervistato Ilario Ammendolia, ex sindaco di Caulonia ed oggi opinionista del quotidiano “cronache del Garantista” e del settimanale “la Riviera”.
L’intervista è stata lunga e i principali temi trattati sono stati due: le sue posizioni sull’antimafia e la situazione politico amministrativa di Caulonia. Oggi pubblichiamo la prima parte dell’intervista. Sapevamo di essere in disaccordo e da questa base siamo partiti per la nostra chiacchierata.
Sei stato per molto tempo il Sindaco dell’accoglienza dei migranti e quell’Ilario Ammendolia mi piaceva molto. Ora che sei l’anti Gratteri mi piaci molto meno.
Non sono affatto l’anti Gratteri. Non provo nessun tipo di avversione verso i magistrati. Trovo che ci sia una strategia volta a ridurre la questione sociale, molto presente al sud, in questione criminale. Non c’è niente di nuovo, è una strategia molto vecchia per la Calabria. Gratteri, a sua insaputa, ne è uno strumento. Quando i libri di Gratteri, ma anche di altri come Pignatone, ancora prima di essere pubblicati hanno un successo mediatico enorme è perchè il potere che ha oppresso la Calabria per tanto tempo vuole che questo avvenga. Non mi spiego altrimenti perchè non hanno lo stesso successo Carmine Abate o Mimmo Gangemi o perchè Anime Nere di Gioacchino Criaco abbia stentato così a lungo prima di avere successo.
Ma questo potere che tu dici che opprime la Calabria non è la ‘ndrangheta?
La ‘ndrangheta ne è una parte. Il potere trova una convergenza ai vertici, sia il potere burocratico che quello politico che quello giudiziario, e forma quello che viene definito “il marchingegno”. E’ stato sempre così da noi. Hanno sempre disancorato il potere di cui parlo rispetto alla gente, al popolo, a quel popolo rimasto esterno allo Stato e a cui è stato impedito di trasformarsi in Stato. Hanno vinto sigle politiche diverse ma il popolo meridionale è sempre rimasto escluso. Berlinguer, nella sua ingenuità e grandezza, quando si fece il governo delle larghe intese venne a Reggio e disse che il Sud non era più all’opposizione. Invece il sud è rimasto all’opposizione.
Dici che la ‘ndrangheta è una parte del problema. E allora perchè non dovremmo essere felici che un libro, di qualunque scrittore, che tratta il tema della lotta alla ‘ndrangheta si imponga all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale? Non abbiamo sempre detto che su questo problema bisogna accendere i riflettori, sempre di più?
Dopo 30 anni di questa antimafia la ‘ndrangheta, che era un fenomeno marginale e confinato ad alcuni paesi, è diventato un fenomeno molto diffuso.
E la colpa non è certo dei libri di Gratteri…
Ma significa che questa antindrangheta ha reso più forte la ‘ndrangheta perchè ha espropriato al popolo l’antindrangheta. Nel ’75 mi rovinarono la macchina mettendo nel serbatoio una soluzione zuccherina, la sera che avevo fatto una iniziativa in cui cercavo di spiegare come la ‘ndrangheta fosse parte del potere. Noi coniugavamo la lotta alla ‘ndrangheta con la lotta sociale e pensavamo che la ‘ndrangheta fosse manifestazione di una malattia che avrebbe dovuto essere distrutta dalla questione sociale, dalla lotta. Invece ora la trattano come fosse un partito, ma non si distrugge così perchè restano in piedi tutte le contraddizioni che hanno prodotto la ‘ndrangheta. Resta in piedi il fatto che coloro che negli anni hanno utilizzato la ‘ndrangheta come strumento di governo nei loro sistemi non permettono di cambiare assolutamente nulla. La ‘ndrangheta è stata strumento di governo da parte delle classi dirigenti, magistratura compresa. Un magistrato di Caulonia disse di essere a conoscenza di coperture gravissime da parte dei giudici del tribunale di Locri eppure non si è mai indagato. Questa antindrangheta è alimentata dalla magistratura, dalla politica, dalla Confindustria, dalla Confcommercio, da tutti coloro che vogliono l’ordine costituito. Quello stesso ordine costituito che non mi piace e quindi vorrei innescare un processo in cui si sconfigge la ‘ndrangheta sconfiggendo l’ordine costituito.
E’ chiaro che la ‘ndrangheta è stata ed è strumento delle classi dirigenti allo stesso modo in cui le classi dirigenti sono strumento della ‘ndrangheta. E’ anche vero che l’antimafia sociale, indispensabile, non ha mai preso piede in Calabria.
Te ne spiego le ragioni. La zona a più alta densità criminale che abbiamo a Caulonia è sicuramente la frazione Migliuso, luogo che da sindaco visitavo ogni 15 giorni. A Migliuso non ci sono palazzi, ci sono catapecchie con sopra le parabole. Quella frazione è un relitto della società, ormai disancorata. Io non marcio con coloro che sono custodi di questo ordine particolare. Faccio un esempio anche se distante nel tempo: quando un ministro della repubblica venne a Locri ad inaugurare il museo, era accompagnato dai magistrati, dalle forze dell’ordine, da tutti i politici che contavano nella zona e dalla ‘ndrangheta. Noi intanto venivamo caricati dalla polizia. Quel potere ha una sua continuità. Ma anche noi abbiamo la nostra continuità. Sono due prospettive che dal punto di vista strategico portano a conclusioni completamente diverse. Non mi piacciono i magistrati che parlano di legalità se la legalità fa guadagnare 1.500 euro al giorno. Sono per un altro tipo di legalità, in cui il ragazzo di Migliuso possa guadagnare 1000 euro al mese dignitosamente. So di fare parte di una minoranza estrema ma non ho mai avuto paura di essere minoranza.