L’Associazione “Due Sicilie” e le donne dell’Italia preunitaria
Davanti ad un pubblico di affezionati – attenti e partecipi, l’Associazione culturale “Due Sicilie” ha offerto un nuovo momento di approfondimento storico. Scenario prescelto: la sala – rinnovata e riorganizzata – della biblioteca comunale presso Palazzo Amaduri.
Il tema della conferenza – “Donne e brigantesse. Il ruolo della donna nel Mezzogiorno borbonico e il fenomeno delle brigantesse nel periodo postunitario” – è stato un viaggio per parole ed immagini nell’Italia meridionale di 150 anni fa, con un’attenzione particolare alle storie delle donne dell’epoca.
Dopo il saluto iniziale del Sindaco Fuda e della Prof.ssa Spadaro (Presdente Associazione “Due Sicilie”, docente Università “Federico II” Napoli), il ricercatore Alessandro Romano ha intrattenuto il pubblico con una lunga carrellata di foto storiche e di fonti documentali. Soprattutto, tante foto risalenti agli anni del processo di unificazione italiana, minuziosamente recuperate negli archivi militari e parrocchiali. Il tutto inserito nella società “matrilineare” del sud preunitario, ovvero una società matriarcale in cui il ruolo delle donna era quella di dominatrice della propria famiglia e di custode fedele delle tradizioni sociali.
Alessandro Romano ha ribadito le ragioni di una riscoperta seria della storia meridionale, uno dei motivi fondanti dell’Associazione “Due Sicilie” e del movimento neo-borbonico. Ha ricordato la violenza dell’invasione piemontese sull’economia e la cultura meridionali (“i piemontesi non capirono affatto cosa fosse il sud borbonico”) e ha tracciato un quadro sintetico della resistenza anche femminile (delle donne che difendevano le loro tradizioni religiose, che rifiutavano la trasformazione della loro economia solidale e collettivista, che si trasformavano in brigantesse in grado di affiancarsi e di continuare la lotta di resistenza dei propri mariti).
Significative anche alcune storie di brigantesse (prima “guerrigliere” alla macchia e in difesa della propria terra, poi catturate e selvaggiamente vilipese dall’esercito piemontese) e di “streghe” ( le “janare” del beneventano, straordinario esempio di superstizione popolare e di mitologia magica).
In definitiva, una nuova serata di sana divulgazione storico-culturale: si possono condividere o meno le ragioni di merito dell’associazionismo neoborbonico, ma non vi e’ dubbio che sulla storia del sud preunitario occorra continuare l’indagine scientifica e procedere alla riscoperta della vera identità degli italiani del sud. Anche e soprattutto per questo, abbiamo bisogno di realtà come l’Associazione “Due Sicilie”.