Politica e democrazia: senza, muore anche Gioiosa
La differenza tra dittatura e democrazia è che in democrazia prima si vota e poi si prendono ordini, in dittatura non dobbiamo sprecare il nostro tempo andando a votare.
Charles Bukowski, “Compagno di sbronze”, 1979
La Gioiosa Jonica della tradizione partitica, delle sperimentazioni dal basso in comitati e associazioni politiche, delle manifestazioni e delle iniziative pubbliche, è divenuta un malinconico e pallido ricordo.
La Gioiosa Jonica della militanza e della passione – che affonda le proprie radici nella storia migliore della nostra cittadina – non esiste praticamente più, sovrastata da un riflusso e da una disillusione che hanno reso l’organizzazione della politica e della democrazia sostanzialmente agonizzante.
Siamo stati, fino a pochi anni fa, una piacevole e salutare anomalìa, continuando a godere di spazi fisici e di dibattito pubblico a corredo dell’impegno politico-democratico. Siamo stati, non siamo più: e Gioiosa Jonica, lentamente e progressivamente, si è imbruttita e si è sfatta.
Oggi, mancano veri luoghi di confronto, spazi di formazione e di selezione democratica (dei problemi da affrontare, delle prospettive da costruire, della classe politica da proporre).
Basta scegliere un qualunque angolo di visuale.
I partiti, semplicemente e di fatto, non esistono ovvero sono semplici simulacri. A destra (dove raramente si è avuta una qualche organizzazione di base in grado di produrre analisi politica e di selezionare classe dirigente) come a sinistra (ancora fino a qualche anno fa, vi erano sezioni e circoli con la loro regolare attività). Unica (parziale) eccezione: il Partito Democratico, per quanto lo stesso – dopo la pesante sconfitta elettorale delle comunali 2013 – si sia letteralmente incartato ed accartocciato su se stesso e viva una lunga quanto mortificante fase di stallo interno.
La maggioranza attuale, guidata da un uomo “totus politicus” come Salvatore Fuda, non ha saputo costruire un’infrastruttura politica che la supporti nel cuore del tessuto sociale gioiosano, un’organizzazione politico-culturale che garantisca discussione pubblica e dal basso e filtro democratico sulle questioni da affrontare. La brillante vittoria di “Gioiosa Bene Comune” alle comunali del Maggio 2013, netta ed inequivocabile sul piano qualitativo ancor più che su quello quantitativo-numerico, è stata frutto di un’ansia di cambiamento e di un fermento sociale che dimostrano come Gioiosa Jonica goda ancora di straordinari anticorpi democratici. Purtroppo, però, l’investimento sulla partecipazione – continua, consapevole, interattiva – non vi è stato. E, ancora una volta, il rischio è che trionfi quello che potremmo definire “autonomia delle elezioni”: grande vivacità e grande coinvolgimento in fase di contingenza elettorale (ci riferiamo soprattutto alle elezioni comunali), puntuale e consequenziale fase di riflusso con la mancata attivazione dei canali di partecipazione (l’assenza, per l’appunto, di un’organizzazione e/o di un’infrastruttura politica, per come sopra indicati).
Dall’altra parte, sul piano della democrazia organizzata e praticata, la situazione è ancora più allarmante.
I candidati sindaci (il Dott. Totò Scali e l’Ing. Mimmo Loccisano) delle due liste perdenti alle ultime comunali, con una velocità degna del miglior centometrista, si sono dileguati dall’impegno in consiglio comunale (cui pure erano chiamati dall’onere della candidatura e dal consenso ottenuto), facendo rapido e mesto rientro nel proprio privato e ridestandosi quasi esclusivamente nelle voci di paese che li vogliono comunque puntuali contestatori dell’attuale maggioranza amministrativa. Le loro dimissioni immediate da consiglieri comunali, per quanto legittime e anche con un fondamento razionale, sono una testimonianza plastica del declino dell’impegno politico: se non vinci e se non raggiungi la postazione di comando agognata, invece di scommettere e di investire sulla mobilitazione democratica dei cittadini quale spirito di servizio a favore della collettività e quale leva per un tuo possibile successo futuro, decidi di ritirarti (magari, soltanto in via provvisoria e per opportunità tattica) dalla battaglia in consiglio e nella società (essere minoranza, evidentemente, logora ed è poco accattivante).
Dei progetti politico-elettorali messi in campo due anni or sono, nessuna notizia di rilievo. Non è dato sapere se esistono ancora e cosa sono “Patto Cittadino” e “Progetto Grande Gioiosa” (al massimo, esistono soltanto in consiglio comunale, per pura etichetta): evidentemente, si è trattato di meri aggregati elettorali, slegati da qualunque sostrato politico-culturale e strutturalmente inadeguati ad una qualunque forma di interazione democratica. La sconnessione con la società è lampante: esisto solo in quanto vi è una scadenza elettorale, non certo perché posso essere uno strumento utile alla qualificazione politico-democratica della mia comunità.
L’esito graduale di questa progressiva diserzione dall’impegno collettivo, lentamente sedimentatasi nei pensieri e nelle pratiche dei cittadini gioiosani, è un’individualizzazione estrema che nega di fatto la politica come bene comune al servizio della comunità e produce dinamiche oligarchiche di accesso alla democrazia comunale. Si esalta, in salsa municipale, una perfida “legge del pendolo” (ante elezioni – elezioni – post elezioni): prima, amministrazione comunale chiusa nel palazzo e priva di sbocco partecipativo affiancata da partiti impigriti e senza intraprendenza; dopo, periodo elettorale pieno di iniziative e con movimenti politici di nuovo attivi, con una vivacità democratica che sale dalla società civile e contagia pezzi interi di comunità; ancora dopo, a cambio amministrazione raggiunto, il richiudersi in se stessi di classe politico-amministrativa e partiti, con puntuale deperimento della mobilitazione civica e democratica.
Fra gli obiettivi di questo giornale on-line, inevitabilmente, vi è e vi sarà anche quello di rappresentare un piccolo strumento di partecipazione democratica. Informeremo, perché senza diffusione di notizie e conoscenze non vi può essere alcuna democrazia consapevole. Provocheremo, perché senza la “rottura” di riti e schemi consolidati non vi può essere avanzamento della coscienza politico-democratica. Prenderemo posizione, perché siamo convinti che servano “pensieri forti” sui grandi temi della vita pubblica e della coesione civico-sociale, anche e soprattutto in realtà di prossimità democratica come quelle dateci dalla scala comunale.
Ci proveremo. Il nostro amore per la nostra Gioiosa si misurerà anche sulla base di questo impegno: stimolare la discussione e la partecipazione, per far crescere sotto tutti i punti di vista la comunità nella quale abbiamo scelto di vivere ed operare.