La lezione dei comuni Recosol calabresi all’Europa
“Noi contrastiamo il sistema delle prefetture, che manda i migranti in albergo”, spiega Giovanni Manoccio, sindaco Acquaformosa e responsabile per le politiche di migrazione della regione Calabria. “I nostri progetti infatti si svolgono tutti nei centri urbani, dando la possibilità ai migranti di integrarsi nella nostra comunità – continua – e poi è un modo per rispondere alla scommessa che riguarda tutto il meridione: lo spopolamento. Il metodo Riace è nato su queste considerazioni”.
Nel profondo Sud dell’Italia sembra ancor più evidente la distanza fra politiche europee e territori. “A dire il vero, non sentiamo nemmeno la vicinanza del governo – ammette Mimmo Lucano, sindaco di Riace – ma nel silenzio generale abbiamo ovviato a molte incertezza del sistema italiano dell’accoglienza, anche in contesti drammatici. Non abbiamo ancora risolto nulla in maniera definitiva, ma stiamo portando avanti la nostra esperienza. Questo intreccio fa bene ai migranti ma fa bene anche a noi”.
“Dobbiamo raccogliere la sfida e fare in modo che queste realtà abbiano il supporto dell’Europa – è l’appello di Cozzolino – ma servono risorse, politiche, investimenti, formazione per il personale”.
“Se parliamo di un’accoglienza umana ed efficace, e non di ghetti”, chiosa Mario Talarico, sindaco di Carlopoli. All’evento a Bruxelles è intervenuto anche Gianni Pittella (Pd). E’ importante “trasformare aspetti che alcuni considerano negativi in positività”, ha dichiarato, “perché strumentalizzare l’argomento delle migrazioni in maniera negativa” può portare anche a condizionare decisioni importanti, come quella che sono chiamati a fare domani i cittadini britannici con il referendum sulla Brexit. (ANSA)