25 aprile, 70 anni dopo
25aprile, festa della Liberazione.
Giorno di straordinaria importanza per la nostra storia, in quanto ricorda la resa dell’esercito nazifascista e la fine dell’occupazione tedesca, grazie alla vittoriosa lotta delle forze partigiane, grazie alla Resistenza.
Tale data è emblema della dignità del popolo italiano, della sua voglia di rinascere, di resistere e di lottare per la più grande delle conquiste: la libertà.
Per garantire a tutti noi la libertà, molti partigiani di diverso colore politico si sono battuti, sono morti.
È a quelle persone, a quelle idee, che dobbiamo la democrazia, nonché le basi per la nostra meravigliosa Costituzione, perno del nostro ordinamento giuridico.
Piero Calamandrei diceva: “Se voi volete andare nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione.”
Qui però non si tratta di fare una sterile ode alla Resistenza, o di ostentare orgoglio per un passato molto nobile rispetto ad un presente poco gratificante.
Il punto è che una riflessione riguardo ciò che siamo stati è fondamentale, oggi più che mai, per capire cosa siamo diventati.
A settant’anni dalla Liberazione, l’Italia non è altro che la copia sbiadita, mal riuscita e corrotta di quella che, orgogliosa e compatta, rialzava la testa dopo il regime fascista ed il conflitto mondiale.
Nel corso degli anni, la democrazia nata proprio a seguito del 25 aprile è stata svuotata, utilizzata e strumentalizzata per facilitare la corruzione, i giochi di potere, l’inosservanza delle leggi e il qualunquismo.
La Costituzione, quello straordinario insieme di valori, regole e princìpi di cui parla Calamandrei, viene osservata solo in apparenza, non venendo create le condizioni politiche e sociali idonee a garantirne una completa attuazione.
Cosa forse più grave, è venuta legittimamente meno la fiducia verso le istituzioni e la politica, si è impotenti e spesso passivi, si riscontra una sorta di resa delle idee.
Uscire dalla crisi economica e sociale risulta molto complicato, sembra sempre un continuo cambiare tutto perché nulla cambi.
Il bellissimo sogno di settant’anni fa, che ha creato i presupposti per una delle migliori democrazie del mondo, è al giorno d’oggi umiliato, appare tanto lontano da esser quasi dimenticato.
Eppure, sebbene in un contesto totalmente diverso rispetto a quello del 1945, il nostro Paese ha attualmente altrettanto bisogno di rialzare la testa, senza mai perdere la voglia di resistere.
Per ritrovare questa forza, questo orgoglio, è importante riflettere oggi sul valore del 25 aprile, ricordando che il popolo italiano le conquiste le ha ottenute.
Conquiste straordinarie, da noi ereditate e maltrattare, di cui però dobbiamo assolutamente riappropriarci.