Cittadini di Prisdarello: “Non siamo ‘ndranghetisti”
Riceviamo e pubblichiamo:
Il 25 aprile si celebra la festa della Liberazione Nazionale.
E’ la prima volta che questo appuntamento avviene a Prisdarello, dove sono convenuti tanti cittadini di Gioiosa e dei paesi vicini.
Vogliamo ringraziare innanzitutto il vescovo di Locri, monsignor Francesco Oliva, tanto per la sua disponibilità che per l’invito rivolto ai fedeli durante l’omelia di domenica l’altra.
Lo ringraziamo inoltre per le belle parole che ha rivolto al nostro parroco, padre Campisano, già vittima di gravi intimidazioni da parte dei criminali, e, nei giorni scorsi, attaccato da parte delle iene che lo hanno inseguito fin dentro la Chiesa e da oscure veline fatte pubblicare per intaccare la sua onorabilità ed il suo ruolo.
Un ringraziamento al vescovo Giancarlo Maria Bregantini, indimenticabile ed autorevole guida del nostro popolo. LO ringraziamo per le belle parole che, ancora una volta ha pronunciato su Prisdarello, su Gioiosa e sulla Locride.
Infine ma non per ultimi voglio ringraziare i sindaci presenti e- con loro- i cittadini che sono venuti da paesi vicini.
Questa è una festa voluta e promossa dai cittadini di Prisdarello e da tanti cittadini di Gioiosa Jonica.
E’ un 25 aprile di popolo e per il popolo che nasce dal basso… ma che vale più di cento cerimonie ufficiali in cui, molto spesso, domina la retorica e la demagogia.
Non abbiamo voluto né bandiere di partito, né sigle sindacali.
Solo un Tricolore Italiano ed una bandiera europea per ricordare a tutti che questo lembo di Terra è Italia, è Europa anche se, spesso, molti non lo ricordano.
Non sentirete da noi né parole di risentimento, né di odio, né di accusa.
Chiuderemo questa manifestazione con l’Inno alla Gioia perché questo è il sentimento che vogliamo diffondere nelle nostre vallate.
Noi siamo qui……. perché non abbiamo nulla da nascondere.
Non dobbiamo abbassare lo sguardo verso alcuno perché siamo un popolo che ha scelto di vivere alla luce del sole.
Ognuno ci guardi!
Anzi si guardi intorno per capire che non siamo ndranghetisti, né delinquenti. La gente di Prisdarello è composta da donne ed uomini che hanno lavorato e lavorano con tenacia, da giovani che hanno studiato e studiano con impegno e serietà anche quando ciò richiede sacrifici. Da persone che non hanno esitato ad emigrare in terre lontane per trovare lavoro.
Questa è la nostra Prisdarello.
Se qualcuno ha sbagliato è giusto che risponda alla giustizia. Ribadendo però che nessuno deve essere ritenuto colpevole sino a sentenza definitiva.
Non siamo noi a dirlo…è la Costituzione italiana!
Noi ci adopereremo sempre perché ognuno venga recuperato alla retta via e – comunque – eventuali colpe dei singoli non sono colpe che devono ricadere sull’intera comunità.
Abbiamo voluto una Chiesa- questa Chiesa- dove pregare insieme, battezzare i nostri bambini, sposarci, ricordare i nostri morti.
Se questa fosse una colpa ci dichiariamo colpevoli!
Indicare la nostra Chiesa come una costruzione della ndrangheta ci offende e ci ferisce.
Mortifica i sacrifici di tante persone oneste che sono morte , di lavoratori che hanno prestato le loro braccia, delle tante famiglie- che si sono tolti il pane di bocca per la loro Chiesa, di tanti emigrati che non si sono mai dimenticati della loro terra.
Gli unici “Crimini” che in questa Chiesa si commettono sono quelli di pregare insieme, di aiutare i ragazzi allo studio, di aggregarci per organizzare l’impegno sociale a favore dei più deboli, degli ammalati e dell’ambiente che ci circonda.
Dove c’è studio, preghiera, aggregazione c’è l’antimafia vera.
Se qualcuno vuole trovare i miliardi della ndrangheta non li cerchi nella Chiesa di Prisdarello.
Li cerchi nei paradisi fiscali.
Nelle banche.
Nella borsa di Milano o di Francoforte.
Nel mondo della ricchezza e nelle stanze del potere.
Non cercateli tra la gente che suda e lavora . Qui, nelle nostre case, nella nostra Chiesa c’è solo lavoro, sudore, studio, sacrifici.
La data del 25 aprile non è casuale!
Settanta anni fa i partigiani scendevano dai monti e si univano alle città in rivolta.
Finiva l’occupazione, finiva la dittatura.
La Resistenza non deve essere imbalsamata.
La Resistenza vive ogni giorno in coloro che difendono la libertà, la democrazia, la sovranità del popolo.
In questo momento siamo noi calabresi che dobbiamo RESISTERE.
I poteri dominanti ci vogliono criminalizzare.
Vogliono criminalizzare un popolo per nascondere le responsabilità storiche ed attuali che i poteri dominanti hanno in Italia ed in Calabria.
Non dobbiamo abbassare la testa. Tradiremmo la nostra terra e tutti i combattenti che sacrificarono la vita per la nostra libertà.
Noi calabresi dobbiamo resistere.
Resistere in Calabria, nella Locride, a Gioiosa, a Prisdarello.
Resistere e sconfiggere la ndrangheta e con essa l’ingiustizia, la povertà, le disuguaglianze, l’emarginazione sociale, l’avidità, la giustizia sommaria, che generano ndrangheta e criminalità.
Sconfiggere il sottosviluppo.
Pretendere uno Stato che sia autorevole non tanto e non solo per le forze dell’odine e per i magistrati ma anche per una sanità efficiente, per l’ambiente pulito, per la difesa dello stato sociale, la capacità di combattere l’emarginazione, per i posti di lavoro che sa creare, per la difesa delle garanzia costituzionali.
Concludiamo:
La Costituzione Italiana è la nostra stella polare.
La Resistenza un esempio di impegno disinteressato, di giustizia e di libertà.
Una Costituzione che dobbiamo non solo difendere ma anche lottare perché- in Calabria- non resti lettera morta.
La nostra lotta è di tutti.
Per una Calabria sviluppata, per una Locride migliore e non criminalizzata… contro la ndrangheta ed ogni forma di violenza oggi e sempre Resistenza.
W Prisdarello e la sua Chiesa
Onore al Giorno della Liberazione Nazionale.
La Comunità di Prisdarello