ABORTI, BIMBI MORTI E CARTELLE CLINICHE FALSIFICATE: ORRORE INFINITO AI “RIUNITI”
di Claudio Cordova, Fonte: www.ildispaccio.it
La cartella clinica non era più un atto fondamentale per ricostruire la patologia del paziente, ma solo e soltanto una via di fuga per ottenere l’impunità per – come dicono gli indagati – “impapocchiare” i pazienti. Sono storie drammatiche e terrificanti quelle ricostruite dagli uomini della Guardia di Finanza, che hanno messo nella rete 11 sanitari operanti o già in servizio presso i reparti di Ostetricia e Ginecologia, di Neonatologia e di Anestesia del Presidio ospedaliero “Bianchi-Melacrino-Morelli” per i reati di falso ideologico e materiale, di soppressione, distruzione e occultamento di atti veri nonché di interruzione della gravidanza senza consenso della donna. Quattro i medici finiti agli arresti domiciliari, mentre sette sono le misure interdittive della sospensione dell’esercizio della professione (medica e/o sanitaria) per la durata di 12 mesi a carico di sei medici e di un’ostetrica.
Le indagini sono state svolte con il coordinamento del procuratore aggiunto Gaetano Paci e dei pm Roberto Di Palma e Annamaria Frustaci.
Tale provvedimento rappresenta l’epilogo dell’articolata e capillare attività investigativa svolta dal Nucleo di Polizia Tributaria – G.I.C.O. di Reggio Calabria, che ha permesso di acclarare l’esistenza, nei reparti del Presidio ospedaliero, di un sistema di copertura illecito, condiviso dall’intero apparato sanitario, che è stato attuato tutte le volte in cui “le cose non sono andate come dovevano andare” nell’esecuzione dell’intervento sulle singoli gestanti o pazienti, onde evitare di incorrere nelle conseguenti responsabilità soprattutto giudiziarie.
Un’indagine realizzata grazie all’utilizzo, fondamentale, delle intercettazioni telefoniche. L’esame delle conversazioni intercettate assume un’importanza decisiva e dirimente nella misura in cui la falsità in atto pubblico contestata emergeva con palmare evidenza nel rapporto e nella discrasia esistente tra ciò che è stato (rispetto al singolo caso in argomento) attestato (fittiziamente) in cartella e ciò che, di contro, il personale sanitario coinvolto ha realmente visto e compiuto durante la fase del parto e/o della degenza e/o dell’intervento chirurgico cesareo svoltosi presso il reparto di Ostetricia e Ginecologia degli Ospedali Riuniti.
In particolare, gli episodi di malasanità accertati hanno riguardato il decesso (in due distinti casi) di due bimbi appena nati, le irreversibili lesioni di un altro bimbo dichiarato invalido al 100%, i traumi e le crisi epilettiche e miocloniche di una partoriente, il procurato aborto di una donna non consenziente nonché le lacerazioni strutturali ed endemiche di parti intime e connotative di altre pazienti.
In tale quadro, per coprire le responsabilità derivanti dagli errori medici commessi, il personale sanitario procedeva, con varie modalità e sempre d’intesa, a “manipolare” e a falsificare la relativa cartella clinica.
Così, secondo il caso trattato e il bisogno necessario, ora “la si chiuderà e poserà nell’armadio”, ora si provvederà ad alterarla “con bianchetto”, ora si inciderà sulla stessa “con una striatura”, ora si provvederà a introdurre nella stessa falsi documenti sanitari, ora a sopprimerne “parti” all’occorrenza, ora si provvederà a confezionarla ad arte, ora infine si ometterà deliberatamente di attestare ciò che si è visto e compiuto durante l’intervento.
Sotto il coordinamento dei pm Gaetano Paci, Roberto Di Palma e Annamaria Frustaci, la complessa attività investigativa svolta dalle Fiamme Gialle di Reggio Calabria ha, quindi, posto in luce – mutuando un passaggio dell’ordinanza – “l’esistenza di una serie di gravi negligenze professionali e di «assoluta freddezza e indifferenza» verso il bene della vita che di contro dovrebbero essere sempre abiurate dalla nobile e primaria funzione medica chiamata «a salvare gli altri» e non se stessi”.
Un vero e proprio “bollettino di guerra”, come scrive il Gip Antonino Laganà. A una donna, il fratello medico, Alessandro Tripodi, uno dei principali indagati, verrà di fatto praticato un aborto, per via del rischio che il figlio potesse nascere con problemi di natura fisica. Ma la manomissione delle cartelle cliniche era la mossa per coprire le gravi incompetenze dimostrate. Un bambino verrà addirittura intubato con 50 minuti di ritardo e l’intubazione verrà praticata non alle vie respiratorie, ma a quelle digerenti causando al piccolo – oggi dell’età di 5 anni – problemi permanenti di natura mentale, fino a ridurlo allo stato vegetativo.
Una serie infinita di orrori, che non sarebbero stati mai denunciati perché i pazienti rimarranno convinti – almeno fino all’intervento della Guardia di Finanza, della maestria dei medici degli Ospedali Riuniti. Altri, invece, verranno scoraggiati dal denunciare, con metodi paramafiosi, per “rispetto” delle persone coinvolte.
L’operazione, peraltro, prende le mosse dalla captazione di alcune telefonate intercettate nell’ambito di un procedimento penale, pendente presso la D.D.A. di Reggio Calabria, riguardante una serie di soggetti a vario titolo gravitanti nell’orbita della cosca reggina di ‘ndrangheta De Stefano. Nello specifico dalle intercettazioni attivate su un’utenza intestata alla citata Azienda Ospedaliera e in uso al dott. Alessandro Tripodi, medico ginecologo presso il reparto “Ginecologia e Ostetricia” nonché nipote di Giorgio De Stefano, considerato l’eminenza grigia del clan, emergerà quindi la consumazione di numerosi episodi di malasanità afferenti a reati di colpa medica e di falsità in atto pubblico da parte del personale dipendente.
Nello specifico – in esecuzione della ordinanza emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria – si è proceduto ad applicare:
Ø la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti:
1. VADALÀ Pasquale [nato a Bova Marina (RC) il 6.6.1948], quale Dirigente Medico di II° livello, ex Primario responsabile dell’Unità Operativa Complessa di Ostetricia e Ginecologia fino al 01.10.2014, per le fattispecie di reato di falsità ideologica e materiale commesse dal pubblico ufficiale in atti pubblici e di soppressione, distruzione e occultamento di atti veri;
2. TRIPODI Alessandro (nato a Reggio Calabria il 19.2.1969), quale Dirigente Medico di I° livello, attuale Primario responsabile dell’Unità Operativa Complessa di Ostetricia e Ginecologia, per le fattispecie di reato di interruzione della gravidanza senza il consenso della donna, di falsità ideologica e materiale commesse dal pubblico ufficiale in atti pubblici e di soppressione, distruzione e occultamento di atti veri;
3. MANUZIO Daniela [nata a Taurianova (RC) il 3.12.1966], quale Dirigente Medico di I° livello presso l’Unità Operativa Complessa di Ostetricia e Ginecologia, per le fattispecie di reato di interruzione della gravidanza senza il consenso della donna e di falsità ideologica e materiale commesse dal pubblico ufficiale in atti pubblici;
4. SACCÀ Filippo Luigi (nato a Reggio Calabria il 21.6.1954), quale Dirigente Medico di I° livello presso l’Unità Operativa Complessa di Ostetricia e Ginecologia nonché Responsabile Struttura Semplice “Diagnosi e Terapia Prenatale”, per le fattispecie di reato di interruzione della gravidanza e di falsità ideologica e materiale commesse dal pubblico ufficiale in atti pubblici;
Ø la misura interdittiva della sospensione dell’esercizio della professione (medica e/o sanitaria) per la durata di dodici mesi nei confronti di:
1. TIMPANO Salvatore (nato a Reggio Calabria il 4.1.1948), quale Dirigente Medico di I° livello presso l’Unità Operativa Complessa di Ostetricia e Ginecologia fino al 28.02.2015, per le fattispecie di reato di falsità ideologica e materiale commesse dal pubblico ufficiale in atti pubblici;
2. STIRITI Francesca (nato a Reggio Calabria il 13.10.1959), quale Dirigente Medico di I° livello presso l’Unità Operativa Complessa di Ostetricia, per le fattispecie di reato di falsità ideologica e materiale commesse dal pubblico ufficiale in atti pubblici;
3. GANGEMI Pina Grazia [nata a Villa San Giovanni (RC) il 16.4.1970], quale Ostetrica presso l’Unità Operativa Complessa di Ostetricia e Ginecologia, per la fattispecie di reato di falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici;
4. MAIO Maria Concetta (nata a Reggio Calabria il 7.10.1952), quale Responsabile di Alta Specialità “Ambulatorio di Neonatologia” presso l’Unità Operativa Complessa di Neonatologia, per la fattispecie di reato di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici;
5. MUSELLA Antonella (nata a Salerno il 13.11.1958), quale Dirigente Medico I° livello presso l’Unità Operativa Complessa di Ostetricia e Ginecologia, per le fattispecie di reato di falsità ideologica e materiale commesse dal pubblico ufficiale in atti pubblici;
6. GRASSO Luigi (nato a Reggio Calabria il 27.8.1952), quale medico anestesista presso l’Unità Operativa di Anestesia fino al 31.12.2012, per le fattispecie di reato di falsità ideologica e materiale commesse dal pubblico ufficiale in atti pubblici;
7. MUSITANO Annibale Maria (nato a Reggio Calabria il 25.3.1947), quale Direttore dell’Unità Operativa di Anestesia fino al 30.06.2013, per le fattispecie di reato di falsità ideologica e materiale commesse dal pubblico ufficiale in atti pubblici.