Giorno del ricordo, Potere al Popolo: “No al revisionismo storico”
L’istituzione del “Giorno del Ricordo” rafforza il revisionismo storico e rappresenta un inaccettabile esempio di uso politico della storia. La legge istitutiva ha segnato un passaggio estremamente negativo e preoccupante nel processo di revisionismo storico che punta a cambiare la natura del patto fondativo costituzionale. Le foibe sono state un percorso drammatico nella storia della Venezia-Giulia con una specificità politica ed etnica. Sono stati orrendi episodi che vanno certo inseriti nel clima violento in cui sono avvenuti, ma che vanno studiati e trattati senza ipocrisie ed omissioni. Nel discorso pubblico italiano, infatti, dagli anni novanta e seguendo una precisa agenda politica, due argomenti diversi sono stati collegati in modo sempre più stretto e frequente, fino a sovrapporsi.
Il giorno del ricordo ha dato a tale sovrapposizione il crisma dell’ufficialità, e oggi le foibe sono presentate come causa immediata dell’esodo. Quando si parla di foibe, sul confine orientale la storia sembra cominciare a Trieste nell’aprile 1945. Retrocedendo, al massimo si arriva in Istria all’indomani della caduta del fascismo, il 25 luglio 1943. A essere amputato dalle ricostruzioni è soprattutto il continuo, violento spostamento a est del confine orientale d’Italia, con conseguente “italianizzazione” forzata delle popolazioni slavofone. Un processo cominciato con la prima guerra mondiale, portato avanti con fanatismo dal regime fascista e culminato nel 1941 con l’invasione italotedesca della Jugoslavia. I crimini commessi dalle autorità italiane durante la guerra nei Balcani – stragi, deportazioni, internamenti in campi sparsi anche per la nostra penisola – sono un enorme non detto. La rimozione alimenta la falsa credenza negli “italiani brava gente” e al contempo delegittima e diffama la resistenza nei Balcani e lo stesso movimento partigiano italiano. Siamo appieno figli della Resistenza.
Quello che successe allora in Parlamento non è stato riconoscere l’orrore delle foibe, ma l’avere imposto strumentalmente un elemento fortemente simbolico con eccessiva disinvoltura, compiendo una frettolosa revisione, quasi a voler fare della riconciliazione cercata una rimozione di responsabilità, legata ad esigenze politiche, da cui derivano semplificazioni inquietanti dal punto di vista culturale e politico. Il ‘”Giorno del ricordo” lo si è voluto colorare troppo politicamente, contrapponendolo al 25 aprile e alla “Giornata della memoria”, al punto che esponenti autorevoli della destra parlarono di riconoscimento di un olocausto italiano, dimenticando i tanti morti sloveni delle foibe. Non si può dedicare una giornata della memoria, al pari del 25 aprile e di quella dell’Olocausto, in quanto stiamo parlando di fenomeni che non sono assolutamente equivalenti e la proposta di renderli equivalenti in realtà allude ad un processo di revisionismo storico che cambia la natura dello Stato e della Costituzione antifascista.
Proprio questa strumentalità e questa interpretazione storica distorta, frutto di un preciso disegno politico, hanno allontanato i riflettori dalla vicenda concreta e drammatica delle foibe per proiettarli su quella vicenda ideologica che punta a gettare discredito sulla storia antifascista del Paese e contemporaneamente ad alimentare la tesi che c’era “del buono nel fascismo”. Bisogna tenacemente opporsi a questo uso politico della storia, a questo tentativo di porre sullo stesso piano, per motivi ideologici e politici, fatti storici tanto diversi: le foibe non sono il corrispettivo degli eccidi fascisti, non esistono spietati slavi-comunisti come contraltare della barbarie nazifascista, che ha tragicamente lasciato il segno anche nell’occupazione militare della Jugoslavia. Il giorno del ricordo, come base di un revisionismo che vuole cancellare l’antifascismo come nostro valore fondante per soppiantarlo con nuovi collanti, come l’apologia del mercato e l’anticomunismo, per quanto ci riguarda, non farà mai parte della nostra storia. Partigiani e fascisti, per noi non saranno mai sullo stesso piano.
Potere al Popolo Catanzaro