Sanità nella Piana, intervista al sindaco di Polistena Michele Tripodi
Sindaco, da Polistena ci arrivano alcune notizie. Ieri il PD ha fatto visita all’ospedale di Polistena. Cosa ci puoi dire a riguardo?
Dico che il Partito Democratico deve chiarirsi le idee su ciò che vuole fare e sull’idea di sanità che ha nella Piana di Gioia Tauro. Nei giorni scorsi abbiamo visto una serie di interventi di esponenti del PD, alcuni dei quali presenti anche nella “comitiva” che ieri ha fatto passerella all’ospedale di Polistena. Chiarirsi le idee, per me, significa stabilire delle priorità: se la priorità è costruire il nuovo ospedale a Palmi o rafforzare e potenziare gli ospedali esistenti, come quello di Polistena. Io credo che non sia giusto per nessuno aprire le campagne elettorali regionali sulla pelle degli ammalati. Non è corretto nei confronti dei cittadini della Piana.
Quale futuro per l’ospedale di Polistena?
Su questo punto voglio essere chiaro: l’ospedale di Palmi non può sostituire quello di Polistena. Alcune dichiarazioni recenti fanno invece pensare a un quadro diverso rispetto all’impostazione originale. Noi avevamo una visione per l’ospedale di Palmi compatibile con l’esistenza dell’ospedale di Polistena, concepita nell’ambito di un unico sistema “Spoke” articolato su due strutture. Questa era la programmazione prevista quando fu decisa la costruzione del nuovo ospedale a Palmi.
Oggi qualcuno vorrebbe cambiare le carte in tavola e questo non è accettabile. L’ospedale di Palmi deve affiancare quello di Polistena, non sostituirlo. Proprio per questo il nosocomio di Polistena deve essere potenziato. Ho recentemente proposto un ampliamento che prevede la costruzione di una nuova torre ospedaliera, dove potrebbero essere collocati reparti previsti dall’atto aziendale, come oncologia, neurologia, emodinamica e un nuovo comparto operatorio. Questo investimento costerebbe una minima parte dei fondi impegnati per la costruzione dell’ospedale di Palmi, di cui peraltro ancora non vediamo la realizzazione.
Quando difendi l’ospedale di Polistena, dicono che sei campanilista…
Sì, è una cosa che non mi spiego. Altri colleghi giustamente portano avanti battaglie per i loro territori e non vengono mai definiti campanilisti. Io, invece, quando difendo l’ospedale della mia città, che è anche l’ospedale di tutti, vengo etichettato in questo modo. Ma il mio non è un campanilismo nel senso spregiativo. Io parlo a nome delle “campane” dei cittadini, migliaia di persone che chiedono assistenza e troppo spesso non la trovano. È una battaglia legittima per il diritto alla salute di tutti. Altro che campanilismo.
Ti riferisci al sindaco di Palmi, che ti ha attaccato con un post su Facebook?
Consiglierei al sindaco di Palmi di preoccuparsi dello stato dei lavori per la costruzione dell’ospedale di Palmi e di lasciare la difesa dell’ospedale di Polistena a chi è credibile sul punto. C’è una grande differenza tra me e lui, anche in termini di storia e di legame con questa struttura. Io sono nato nell’ospedale di Polistena, ho visto morire i miei affetti più cari, ho gioito alla nascita dei miei tre figli. Per me l’ospedale di Polistena rappresenta anche una questione sentimentale che va oltre la ben più importante battaglia per il diritto alla salute di tutti.
Forse è per questo che dicono che sei contro il nuovo ospedale di Palmi?
Questa è una falsità. Io non sono mai stato contrario. Ogni nuovo presidio pubblico sul territorio è una cosa positiva: un ospedale di comunità, una guardia medica che si riapre tutto va bene, purché sia pubblico. Ciò che bisogna combattere è la speculazione dei privati, che si stanno appropriando dei servizi smantellati della sanità pubblica. La sanità privata punta al profitto, la salute delle persone passa in secondo piano.
E quindi, cosa bisogna fare?
Continuare a lottare per il diritto alla salute e andare da Occhiuto. Piaccia o no, è lui l’unico interlocutore in questa fase. Mi dispiace per Irto, Ranuccio e gli altri del PD, ma al momento restano un passo indietro.
Ufficio Stampa – PCI Polistena