Guerra in Palestina e ricorrenza della morte di Che Guevara, la riflessione di Aiello
In occasione della ricorrenza della morte di Ernesto ‘che’ Guevara, è doveroso oltre che militante riportare alla mente, visto il momento storico, la visita del grande rivoluzionario a Gaza che avvenne nel Giugno del 1959 su invito dell’allora leader egiziano del Movimento dei paesi non allineati Gamal Abdel-Nasser. Un incontro servito per sancire un legame di amicizia, solidarietà e fratellanza tra Cuba e la Palestina la cui causa all’epoca era difesa dai combattenti Fedayn. Una visita speciale giunta a sostegno della liberazione nazionale della Palestina e dei movimenti rivoluzionari contro l’espansionismo e l’occupazione da parte di Israele e accolta con entusiasmo dai leader della resistenza insieme a tutti i cittadini palestinesi. Guevara fu accompagnato al campo di al-Bureij, dove l’esercito israeliano, spalleggiato dai coloni sionisti, compirono alcune delle stragi più atroci e poté toccare con mano la miseria e gli impedimenti in cui vivevano i palestinesi. Guevara esortò i leader di perseguire la via della resistenza, percorrendola attraverso la solidità e la forte ostinazione del loro popolo. Allo stesso tempo, incoraggiò il popolo palestinese a proseguire la lotta per affrancare la propria terra dall’occupazione, offrendosi di fornire aiuti e addestramento alla resistenza palestinese. In seguito a quella storica visita, Cuba ha istituito borse di studio, accordato cittadinanze e organizzato numerosi congressi a sostegno della Palestina e del popolo palestinese.
Per di più, l’isola caraibica è stata tra i primi paesi che ha applaudito la nascita dell’OLP, organizzazione per la liberazione della Palestina quando è stata fondata nel 1964. Da quella visita, il medico rivoluzionario, dirigente del ‘M-26-7’, diventò una figura emblematica per tutti i guerriglieri della resistenza divenendo un simbolo di ribellione, soprattutto per i movimenti di sinistra. “Non c’è altro che la resistenza all’occupazione”, disse. Comprese fin da subito che la situazione era complicata e difficile perché i coloni ebrei si impadronivano delle loro case e occupavano le loro terre. “Il diritto deve essere definitivamente ristabilito”, dichiarò. Nell’estate del 2014, Cuba spedì all’indirizzo di Gaza molteplici aiuti umanitari e materiale sanitario e accolse nei suoi ospedali molti feriti palestinesi. L’esempio di Cuba, nella condanna di Israele, fu in seguito ripreso dalla maggioranza dei paesi del sud America. Il Cile, l’Ecuador, il Perù e il Brasile fecero ritirare i propri delegati da Israele in segno di protesta. Le dimostrazioni di fratellanza del Nicaragua con la Palestina furono molto intense formalmente e tra il popolo. Il presidente boliviano Evo Morales definì Israele uno “stato terrorista” e ridusse i permessi d’ingresso agli israeliani nel suo paese. Il presidente Nicolás Maduro del Venezuela ha condannato con forza le azioni dello “Stato illegale di Israele contro l’eroico popolo palestinese”. I presidenti di Uruguay, Brasile, Argentina e Venezuela diffusero una dichiarazione congiunta che chiedeva la fine della prepotenza del blocco israeliano sulla Striscia di Gaza.
Un rapporto, quello tra Cuba e Palestina, consolidato negli anni, di cui l’ultima riconferma nei giorni scorsi, da parte del ministro cubano per le Relazioni internazionali, Bruno Rodríguez Parrilla, in un incontro del Movimento dei Paesi Non Allineati, all’Assemblea Generale ONU. Ancora oggi, il ‘Che’, con il suo enorme bagaglio di coraggio e umanità rimane una figura importante al fianco dei palestinesi in prima linea di fronte all’assedio israeliano a contrastare il disegno più esteso e duraturo del colonialismo occidentale e combattere contro l’imperialismo yankee. Grazie soprattutto a quella visita, la Palestina è diventata una causa di livello mondiale.
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Pasquale Aiello