Dieci anni di “Anime Nere”: il film che ha rivoluzionato il cinema calabrese
Standing ovation e tredici minuti di applausi, il 29 agosto 2014, alla 71ª edizione della Mostra del Cinema di Venezia, per “Anime nere”, regia di Francesco Munzi, sceneggiatura di Munzi, Gioacchino Criaco, Fabrizio Ruggirello e Maurizio Braucci, tratto dall’omonimo best-seller dello scrittore di Africo, edito da Rubbettino. Era la prima assoluta, l’inizio di un successo mondiale. Dieci anni di un’opera cinematografica, premiata con ben nove David di Donatello e tre Nastri d’Argento, che ha rivoluzionato la storia del cinema in Calabria, aprendo le porte alla produzione di numerosi film e serie, e distribuita in Europa e negli Stati Uniti.
Girato tra Milano, Amsterdam e Africo, il film ha visto protagonisti tre grandi attori come Peppino Mazzotta, Marco Leonardi e Fabrizio Ferracane, in un cast tutto calabrese, selezionato da Munzi con la collaborazione di Massimiliano D’Agostino, Icaro Lorenzoni, Bernardo Migliaccio Spina e Vincenzo Caricari.
Così scrive Gioacchino Criaco a commento e ricordo, omaggiando Munzi nel segno della loro unione artistica: «“Ventu di Levanti mi ti pigghia/Terra di lu Biancu mi ti suca”, è la profondità dell’inferno, l’ansimo bestiale di ogni penante, che ti attraversa, ti lascia un segno, un sovrapporsi di graffi all’infinito. Il dolore. L’orrore. Non c’è spaventosa morte più della morte di un mondo intero che per quanto piccolo rappresenti l’unico universo possibile. Dopo serviranno galassie e galassie, meraviglie e trucchi divini. Un mondo che scompare è la Grande Madre che muore, sparisce la fata, compare la strega: Mana Ghe, vita e gioia. Lamia, sepolcro e dolore. Mica risolvi tutto con le sedute dallo psicoterapeuta. Ne servono milioni, miliardi. Serve il tempo del dimenticare, del consumare secoli e mondi fino a quando la Madre risorge. I figli dei boschi convivevano con la bestemmia, con la profezia: sarebbe arrivato il vento, l’ultimo respiro dell’est, e sarebbe iniziato l’esodo. Migliaia di anni con un destino scritto, migliaia di anni a battersi contro il destino. La tragedia è questa, la consapevolezza di essere seduti a un tavolo di poker col più grande baro che si sia mai visto a Las Vegas. Spararsi in testa prima che mostri il suo punteggio impossibile da superare. Chapeau, maestro Munzi».
Un’onda lunga di successo raccontata nel saggio “Anime nere – Dal libro al film”, a cura di Goffredo Fofi e Luigi Franco (Rubbettino editore), con le voci dei protagonisti. Tra parole e immagini, “Anime nere” è un’opera unica, che ammalia e sorprende, con fascino immutato nel tempo.
Ufficio Stampa