Povera Caulonia! Martoriata dalla siccità e dalla politica imbelle: disattenta e distratta

Povera Caulonia! Martoriata dalla siccità e dalla politica imbelle: disattenta e distratta

Di Cosimo Cavallaro

La scienza ci informa che sulla Terra piove da oltre due miliardi di anni. Una ricchezza immensa, un regalo della natura ignorato quando la pioggia si manifesta seguendo le stagioni, ma anche un fenomeno complesso e delicato che i cambiamenti climatici stanno alterando con accelerazione costante. Basta osservare quanto sta accadendo nel nostro paese in questo ultimo anno per renderci conto dei rischi che comporta l’annunciata rottura degli equilibri atmosferici. Ben tredici mesi senza fenomeni pluviali degni di questo nome e un inverno mancato, caratterizzato da “bagni natalizi” come se il mare Jonio si fosse trasferito in Australia,  una primavera dal tenore estivo e, ciliegina sulla torta, la terza estate sempre più rovente durante la quale, in un “crescendo wagneriano”, si spazzano via i precedenti record di temperature massime e minime. Fenomeni pericolosi che dovrebbero indurci a riflettere. Invece… Invece eccoci qui, prodighi nell’ostentazione di un’indifferenza colpevole, impegnati a sublimare i collaudati riti del benessere, a gongolare al ritmo della tarantella. Ovviamente nulla da obiettare sul mitico appuntamento annuale del “Kaulonia Tarantella Festival”. Ben venga una manifestazione culturale che restituisca lustro all’antico borgo cauloniese ma, mai come quest’anno occhi tristi, velati dalle immagini crudeli di una natura ridotta allo stremo, intravvedevano, nel meraviglioso scenario di piazza Mese, la collaudata scena dell’orchestra del Titanic costretta a esibirsi, con l’acqua ormai alle caviglie, mentre la nave affonda.  Le responsabilità del dramma che si sta consumando sul nostro territorio, a causa dei mutamenti climatici, non sono da addebitare esclusivamente a noi cauloniesi. Hanno radici profonde che si diramano nel tempo e nello spazio. Nascono dall’avidità umana, dall’iperbole consumistica degli ultimi decenni, dall’industrializzazione esasperata, dal consumo del territorio per effetto di una  cementificazione selvaggia e dal disboscamento di gigantesche foreste, polmoni naturali del pianeta, per arricchire un manipolo di novelli “pionieri del capitalismo” privi di scrupoli. In un mondo schiavo del denaro, incapace di intravvedere la luce oltre il tunnel del lucro, siamo tutti vittime e carnefici al tempo stesso e con tenacia e testardaggine ci proponiamo, spesso inconsapevolmente, in entrambi i ruoli. A noi calabresi va imputata l’incapacità di riconoscere all’ambiente quella sacralità che gli è dovuta. Se a questa carenza sommiamo l’inettitudine di gran parte della nostra classe dirigente, completiamo un quadro tristemente grigio, nel quale nemmeno la speranza assume toni dai colori appropriati.

Si potrebbe cominciare dalla Regione Calabria, solerte nel denunciare la carenza idrica quanto nello svendere i propri gioielli per un piatto di lenticchie. Non si spiegherebbe altrimenti com’è possibile che, mentre con una mano si firma la richiesta dello status di “calamità naturale”, con l’altra si diano concessioni “a pioggia” (il termine non è usato a caso), per disboscare intere zone montane a scopo di lucro. In questo frangente storico nel quale si invitano le nazioni a piantare milioni di alberi, in considerazione del loro importante ruolo nell’abbattimento dei gas serra e nel mantenimento della biodiversità, la regione Calabria autorizza l’abbattimento di migliaia di alberi decennali. Pazzesco! Non si ha neppure il coraggio di proporre una moratoria in attesa di futuri sviluppi. Di fronte a cotanta lungimiranza la domanda nasce spontanea: “Dove ca…volo hanno studiato i nostri <eletti dal popolo>”? E soprattutto: “Che cosa si sono fumati coloro che li hanno scelti non per il loro fascino ma per governare un futuro costellato da realtà complesse che stanno sfuggendo al controllo”? E a Caulonia? Cosa propone l’Amministrazione comunale? Cosa fanno i cittadini? Niente! Il nostro amato Paese appare inerte, sommerso da un fatalismo tanto atavico quanto esasperante. Eppure, avremmo molto da fare dal momento che stiamo dimostrando di non amare il nostro territorio, di non capire fino in fondo la sua fragilità. Lo attestiamo nel momento in cui abbandoniamo quintali di rifiuti ai bordi delle strade, quando indulgiamo verso chi appicca e alimenta incendi piuttosto che denunciare, quando ci affanniamo alla ricerca di soluzioni “fai da te” anziché organizzarci in gruppi di cooperazione, quando siamo convinti che, se non siamo noi la causa di un problema, non spetta a noi la sua soluzione. Quando, detto in parole semplici, i nostri difetti prevalgono sui nostri pregi. Resisti Caulonia! Presto giungerà una proposta politica intrisa di saggezza: la danza della pioggia!

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