Frontiera: dalla Terra alla Luna con fantasia
di Di Mari Felice
“Confine. In geografia politica, linea immaginaria tra due nazioni, che separa i diritti immaginari dell’una dai diritti immaginari dell’altra.” – Ambroce Bierce, Il Dizionario del diavolo, 1911. Questa volta parliamo di limiti o meglio di confini. Nulla esprime meglio, in concreto, il concetto di confine come la parola Frontiera. La frontiera è il limite oltre il quale si trova il diverso o l’ignoto; anche quando ciò che sta oltre non è poi così diverso o ignoto. I sentimenti che riguardano la frontiera hanno da sempre diviso l’opinione pubblica; alcuni hanno il desiderio di superarla, altri invece vorrebbero rafforzarla ergendo muri, ed altri, egoisticamente, spingerla un po’ più in là. La frontiera non è solo tra nazioni, ma spesso e soprattutto tra individui. La frontiera, romanticamente, è un luogo per temerari, avventurieri, esploratori. Chi di noi non ricorda l’incipit della famosa serie tv Star Trek, ideata da Gene Rodenberry: “Spazio. Ultima frontiera…”. In quella serie si parlava di fantascientifiche esplorazioni spaziali, ma il tutto sempre permeato dal quel sentimento che fu comune agli esploratori che a cavallo tra il XV e il XVI secolo sfidarono gli oceani del mondo alla ricerca di “nuove” terre, e di fortuna. Il desiderio di spingersi più in là, di conoscere ciò che ignoto, di vivere il diverso è sempre stato parte dell’essere umano. Lo stesso spirito d’avventura (e non solo – n.d.r.) che spinse un uomo del XX secolo, tale Umberto Nobile, a bordo del dirigibile Norge a sorvolare il Polo Nord il 12 Maggio del 1926; questo, anche se altri avevano dichiarato di aver raggiunto il Polo, è considerato il primo avvistamento indiscusso. Nobile ritentò l’impresa due anni dopo, il 24 Maggio 1928, ma l’impresa fini in tragedia quando nel viaggio di ritorno il dirigibile Italia si schiantò sulla banchisa polare. La fantasia è il calderone in cui questo sentimento si mescola ai desideri, alle speranze e alla conoscenza. Calderone a cui attinge il temerario. Fantasia che alimentò Jules Verne e vergò nei suoi scritti e romanzi: Viaggio al centro della Terra, Dalla Terra alla Luna, L’isola misteriosa, Ventimila leghe sotto i mari e Il giro del mondo in 80 giorni. Non poco le sue opere ispirarono altri grandi uomini del XX secolo. Tra questi sicuramente gli uomini della NASA (National Aeronautics and Space Administration) l’ente spaziale americana che idearono il famoso programma “Apollo”, che portò tre uomini sulla Luna (in realtà, solo due scesero sul suolo lunare – n.d.r.). I lettori che il 21 Luglio del 1969 videro la famosa trasmissione Rai in diretta, o quelli che come me adorano guardare i vecchi documentari, ricorderanno Tito Stagno esclamare “Ha Toccato!”. Un’emozione palpabile. Una frontiera che per secoli era stata superata solo nella fantasia, era divenuta una realtà. Prima solo personaggi di fantasia come il paladino Astolfo, che a cavallo dell’Ippogrifo raggiunge il paradiso e in compagnia, nientemeno che di San Giovanni Evangelista, sul carro del profeta Elia, si reca nel canto XXXIV dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, sulla Luna alla ricerca del senno perduto del paladino Orlando. Quel giorno del ‘69 uomini reali avevano varcato quella frontiera dell’umanità e del modo. “Questo è un piccolo passo per l’uomo, ma un grande balzo per l’umanità.” – disse Neil Armstrong, nel momento in cui poso piede sul suolo lunare. In realtà, quel passo fu più importante di quanto comunemente si crede, molte furono le frontiere superate quel giorno. Non solo quelle fisiche dell’uscita fuori dai confini del nostro mondo, per approdare su un altro corpo celeste. Anche la frontiera metafisica di ciò che gli uomini sono in grado di compiere, fu quel giorno infranta. Frantumata dalla temerarietà di quei tre astronauti, dal genio e dal lavoro di tutti coloro che parteciparono al programma “Apollo”. La frontiera è spesso, come diceva Bierce, nella citazione con cui ho iniziato quest’articolo, qualcosa di immaginario: un abisso, un muro, un tabù, un limite che poniamo a noi stessi; sia come popolo, che come individui. Superare certe frontiere non è sbagliato, dipende tutto dal tipo di frontiera. Dipende da ognuno di noi saper distinguere le frontiere che devono essere superate, da quelle che devono essere mantenute. Le frontiere sociali e etniche, in un mondo sempre più globalizzato, ma di un’umanità sempre più distante gli uni dagli altri, sono quelle che richiederanno il massimo impegno dall’attuale generazione e per quelle future; ma che possono e devono essere superate. L’impegno individuale, nonostante i flussi imprevedibili della vita, le attrattive degli egoismi e dell’indifferenza, a non superare mai le frontiere tra il bene e il male, o tra una vita retta e il crimine, sarà la sfida di ogni singolo individuo prima e della società dopo. La frontiera, come già detto, è un luogo per temerari, cercatori di verità e sperimentatori di nuovi modi di vivere. Uomini e donne ammantati da una sacra e meravigliosa follia. Spinti dal motore propulsore della loro fantasia, che mescola i loro desideri, le loro speranze e le loro conoscenze, forgeranno il mondo di oggi e di domani come altri fecero in passato. Nella speranza che non solo si giunga di nuovo dalla Terra alla Luna o oltre, ma che si superino le più complesse frontiere tra ideologie, individui, tra popoli e tra etnie diverse, per quanto possa essere complesso. Citando nuovamente l’intro di Star Trek: “… fino ad arrivare là dove nessun uomo è mai giunto prima!”.
Questo è l’ultimo articolo per questa stagione; volevo ringraziare i lettori della rubrica Fantastiliardo per avermi seguito finora e vi rimando, se sarà possibile, a settembre. Ringrazio Ciavula per avermi ospitato e in particolare il suo Direttore Giovanni Maiolo per questa opportunità e la simpatia con cui mi ha accolto. A Presto!