Lettera aperta all’assessore al bilancio di Caulonia

Lettera aperta all’assessore al bilancio di Caulonia

Riceviamo e pubblichiamo

Gentile assessore al bilancio del comune di Caulonia,
ho letto l’articolo pubblicato su Ciavula (Sogert notifica ai cauloniesi intimazioni di pagamento per 3 milioni di euro. Lancia chiede collaborazione per evitare riscossioni forzose) e, da contribuente, mi permetto e approfitto di questa occasione per segnalare nuovamente e commentare, per l’ennesima volta, quanto il Comune di Caulonia dovrebbe già conoscere in merito all’argomento ACQUA. Quanto lei scrive è sacrosanto e ineccepibile. Aggiungerei anche che, in un Paese “normale”, non ci sarebbe bisogno di ricordare la regola cardine sulla quale poggia ogni società civile ovvero che i cittadini, pagando le tasse, contribuiscono al bilancio pubblico ovvero al compimento e alla manutenzione di tutte le opere indispensabili alla comunità. Opere che il singolo non avrebbe possibilità di realizzare privatamente: strade, ponti, acquedotti, fognature, elettrodotti e via elencando.

Ciò premesso, caro assessore, mi permetto di chiederle: “a quale santo deve rivolgersi il cittadino che paga regolarmente un servizio inutilizzabile per carenza o mancanza di manutenzione e di controlli, dopo anni di segnalazioni, verbali e scritte, all’ente preposto senza ottenere soluzione”?
È dal lontano 2018 che i cittadini di via Lepanto segnalano che l’acqua che sgorga dai rubinetti non è più limpida; che con frequenza sempre più breve nei lavandini si riversa un liquido dai colori cangianti dal giallo paglierino al marrone scuro; che, avendo perso la fiducia nella potabilità dell’acqua, si recano ai fontanili montani o al supermercato per rifornirsi di acqua pulita, idonea all’uso alimentare il cui costo, sommato a quello delle bollette, risulta praticamente raddoppiato se non triplicato.

E ancora: in località Pezzolo/Lapa la rete idrica potrebbe definirsi “borbonica”. Realizzata con il lavoro volontario dagli abitanti del luogo e con le tubazioni, gentilmente offerte dall’allora sindaco, nei lontani anni ’60, ancor oggi nulla o quasi è cambiato anzi, potremmo dire senza paura di essere smentiti che la qualità/potabilità dell’acqua è notevolmente peggiorata. Ebbene, nonostante sia praticamente impossibile utilizzarla nei lunghi mesi estivi, durante i quali la temperatura della stessa, a causa delle tubazioni non interrate, supera largamente i 50 gradi; nonostante la sabbia e altre sporcizie sgorganti a sorpresa dai rubinetti, gli utenti/contribuenti del luogo pagano un metro cubo di non-acqua, ad un prezzo che pochissimo si discosta da quello pagato da chi usufruisce di acqua potabile per uso alimentare. Ritiene, caro assessore, che tutto questo possa invogliare il cittadino ad essere solerte nei pagamenti di bollette idriche che dovrebbero essere emesse in funzione di un servizio regolare e adeguato allo scopo?
Immagino la sua risposta e, se può aiutarla, le segnalo che quanto detto è desumibile da lettere protocollate al comune e da svariati articoli su Ciavula.

Capisco perfettamente, caro assessore, che il discorso è paragonabile al cane che si morde la coda, che se il contribuente non paga il dovuto mancano le risorse per intervenire ma, al contempo, sono convinto che, se le Amministrazioni Comunali non ascoltassero i reclami/segnalazioni dei cittadini (soprattutto di quelli che, nonostante tutto, stringono i denti e la cinghia per essere in regola con la Legge), con orecchie da mercante; se lo standard qualitativo dei servizi offerti fosse adeguato ai costi, non dico tutto ma, almeno in larga parte, il bilancio del comune potrebbe essere meno “sbilanciato”.
Saluti cordiali.

Cosimo Cavallaro

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