Una studentessa calabrese ricorda la storia di Michelangelo Salvia, ucciso dalla mafia
Il Coordinamento nazionale docenti della disciplina dei diritti umani intende ricordare la tragica vicenda di Michelangelo Salvia, contadino e sindacalista, in occasione dell’anniversario della sua morte. La sua storia sembra collocata in un’epoca remota e lontana dall’evoluzione della società odierna; eppure nei suoi aspetti più salienti racconta una condizione esistenziale: la ribellione di alcuni contro la prevaricazione e l’ingiustizia. Michelangelo utilizzava tutti gli strumenti a disposizione per difendere gli ideali in cui credeva e i suoi compagni; quello che non gli si perdonava era il suo essere una testa pensante e la voce degli oppressi; con lui i diseredati avevano trovato la forza del riscatto e della dignità. Per tali ragioni doveva essere eliminato. In una realtà in cui la logica del denaro contamina e piega le coscienze Michelangelo parlava ed entusiasmava le folle. Con il suo carisma genuino restituiva la speranza. Fu ucciso e non fu mai trovato un colpevole. Le dinamiche dell’assassinio sono quelle della vendetta mafiosa. Le parole smuovono mondi che si preferirebbe narcotizzare. La studentessa Serena Macrì della classe III sez. G del Liceo Scientifico Filolao di Crotone così commemora Michelangelo.
“Michelangelo Salvia venne ucciso a Partinico in provincia di Palermo l’8 maggio del 1947, una settimana dopo la strage di Portella, con un colpo di pistola in bocca; il suo corpo venne successivamente trovato nella campagna dove lavorava. La sua unica colpa è stata quella di voler parlare, di volersi esprimere sul mondo che ci circonda. Pronunciò dei semplici discorsi di lotta e resistenza che toccarono particolarmente i mafiosi, i quali, decisero di mostrare la loro “forza” e la loro “autorità” punendo Michelangelo in modo brutale “L’uomo a cui hanno chiuso la bocca” non è altro che l’ennesima vittima innocente della mafia, uccisa per aver espresso il suo pensiero con delle semplici parole. A distanza di 77 anni la situazione non è molto cambiata, forse in apparenza è meno cruenta, ma sentiamo di continuo persone uccise per lo stesso motivo per cui è stato ucciso Michelangelo; è una lotta infinita, difficile da combattere, sembra quasi impossibile, ma non ci si può arrendere e a noi ragazzi spetta il compito di lottare per la libertà di pensiero proprio attraverso il ricordo delle vittime della legalità.”
Commovente l’iscrizione sulla lapide della sua tomba: “Barbaramente ucciso da una mano sopraffattrice / per chiudere la bocca / portatrice di verità insopprimibile / su tutti gli uomini che soffrono / I buoni e onesti cittadini lo ricordano fulgido esempio di onesto lavoratore / Cosa abbiamo raccolto?” Il CNDDU invita nuovamente gli studenti e i docenti ad aderire al progetto #inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità. Gli elaborati possono essere segnalati al CNDDU che li renderà visibili sui propri canali social (email: coordinamentodirittiumani@gmail.com)
Prof. Romano Pesavento – Presidente CNDDU