Carnevale che chiama e la Gioiosa generosa che risponde
E’ stato un successo, oggettivo ed abbondante come il sorriso sulle bocche dei tantissimi che vi hanno preso parte: Carnevale – ancora una volta – ha letteralmente riempito le strade di Gioiosa Jonica.
Tanti volontari, supportati dagli enti locali, con un lavoro assolutamente generoso: è d’obbligo un ringraziamento sincero, prima ancora dei più che meritati complimenti.
Lo sforzo organizzativo – coordinato dall’Associazione Borgo Antico e dalla Pro Loco di Gioiosa Marina – ha ribadito con la consueta eloquenza plastica che esiste una società civile decisa a vincere la sfida della democrazia partecipata, determinata ad allontanare da sè ogni ipotesi di resa o di rassegnazione.
Non vi è nulla di scontato, nulla di automatico: è fondamentale che lo si comprenda fino in fondo. Animare una comunità è operazione faticosa, è uno sforzo collettivo che richiede grande impegno, che impone un investimento dei propri tempi di vita, che esige una collaborazione ampia fra soggetti anche assai diversi. Organizzare Carnevale rientra perfettamente in questi canoni: l’allestimento dei carri allegorici è impresa complessa, un intreccio di manualità artigianale e di lettura popolare della società.
Gratificante, poi, l’idea che questo Carnevale punti sempre più ad essere la festa di una comunità allargata, che va oltre le singole municipalità e anzi le unifica una volta di più. L’Unione, in fondo, si costruisce ancora meglio con la cooperazione sul campo, braccia e mani al lavoro che si intrecciano fra di loro. Certo, il Carnevale della Valle del Torbido – tutt’intera e con una sua identità integralmente condivisa – è più una traccia per il futuro che un dato pienamente consolidato: già questo, comunque, è un grande risultato che distingue Gioiosa Jonica e la Valle del Torbido dalla gran parte delle comunità vicine.
Quindi, dopo il successo di Gioiosa Jonica, ci attendiamo la replica puntuale a Gioiosa Marina e a Grotteria, in un incontro di comunità che stanno imparando ad esaltare le differenze e non a farsene opprimere.
Rimangono tante cose da fare, soprattutto nell’ottica degli anni a venire. La crescita in quantità e qualità dei carri allegorici (con l’annessa partecipazione attiva di un numero sempre maggiore di cittadini/artigiani). Una partecipazione popolare – di maschere e di bambini – al corteo dei carri (e non solo all’approdo in Piazza Vittorio Veneto), che impreziosisca le strade e le vie teatro del corteo stesso . Un recupero dell’antica tradizione goliardica e satirica del Carnevale, a partire dalla farsa quale autentico momento di libertà (tentativo di rilancio, quello della farsa, già abbozzato senza successo in questa edizione 2016).
Il bello, però, è poter pensare di costruire un percorso futuro, di poter perseguire obiettivi sempre più alti: significa che una base solida è già stata posta. E questo, ci pare di poter dire, è il risultato più importante raggiunto da uno splendido gruppo di volontari, cittadini in carne ed ossa che non hanno smesso di coltivare il sogno.