La Calabria “vende” solo con la ‘ndrangheta e l’antimafia
Scusatemi tutti, avrei bisogno di qualche spiegazione. Non senza la necessaria considerazione preliminare: ovvero che la mafia esiste ed è una schifezza assoluta, soprattutto qui da noi. E che battersi contro la violenza mafiosa sia un autentico imperativo morale, culturale e democratico.
Tuttavìa, qualche dubbio assale comunque la nostra libera riflessione.
A Locri, i dirigenti di una squadra di calcio a 5 femminile – gran bella realtà positiva del nostro territorio – dichiarano di essere minacciati con biglietti anonimi e decidono di ritirare la propria squadra. Scatta una gara mediatica senza pari, incluso il solito circo dell’antimafia modaiola: tutti ne parlano come un atto di resistenza contro la ‘ndrangheta, tutti manifestano sostegno e solidarietà gonfi della consueta ridondante retorica, tutti vogliono essere alla partita che “sfida” la violenza mafiosa. Peccato, però, che per gli investigatori non si tratti affatto di mafia e che i “coraggiosi” dirigenti della squadra si siano già dileguati. Lo Sporting, invece, va avanti: e questa è la cosa più bella ed importante.
Sempre a Locri, invece, un’azienda di autotrasporti come la Federico – che opera quotidianamente sul territorio e garantisce un posto di lavoro a centinaia di persone – viene attaccata violentemente con l’incendio di ben 14 autobus. La stessa gara mediatica e lo stesso circo dell’antimafia modaiola, questa volta, rimangono letteralmente a casa: ci sono i soliti comunicati stampa di politicanti che agiscono ormai come automi inconsapevoli, ma nulla di paragonabile a quanto avvenuto – a più livelli – con lo Sporting Locri. Evidentemente, Federico Autotrasporti non è così “cool” e così efficace sul piano dell’immagine come può esserlo la vicenda delle ragazze che amano giocare a calcio e che sono attaccate dalla mafia retrograda e maschilista della Locride. Addirittura, la manifestazione di protesta dei dipendenti viene annullata su “richiesta della Questura” (paura della democrazia praticata direttamente e sul campo?).
Una cosa, ormai, credo di averla “afferrata”: l’antimafia – quella della comunicazione e quella della società civile a caccia di eventuali finanziamento – troppo di sovente scatta a convenienza, secondo i desiderata di qualcuno. Anche perché il “prodotto” Calabria, senza ‘ndrangheta e antimafia l’un con l’altra intrecciate, semplicemente non si vende.