Musolino (PD): “Il combinato disposto tra regionalismo differenziato e Ponte sullo Stretto sta affossando il Sud”
Passa al Senato il disegno di Legge “Calderoli” sul regionalismo differenziato. E’ più che una legge procedurale, è un assetto normativo che cristallizza le differenze territoriali, rendendole insuperabili. Perché? Perché i trasferimenti di competenze e di funzioni in materie importantissime come l’istruzione, la salute, l’energia, la cultura, i trasporti, premierà solo i territori fiscalmente forti, capaci di intervenire con la propria capacità impositiva per finanziare i LEP, i livelli essenziali delle prestazioni, la qualità dei servizi pubblici. Per gli altri, per i “resti” dell’Italia non e’ previsto un euro: l’art. 8 del testo Calderoli precisa che tutta la procedura non potrà comportare oneri finanziari aggiuntivi per lo Stato e che gli interventi perequatuvi per rendere i LEP uniformi su tutto il territorio sono rimandati nel tempo, ad oggi non vi sono i fondi. Dipenderà tutto dalla stessa determinazione puntuale dei costi e dei fabbisogni standard, al momento assente. Cosa accade, dunque? Si rinviano gli interventi perequativi e la precisazione delle prestazioni uguali per tutti i cittadini e, allo stesso tempo, si accelera sull’autonomia dei territori “forti”, spingendo per “intese” indifferenti alle disuguaglianze nel Paese .
Senza fondi reali per l’equità e la perequazione territoriale a chi giova una Legge come questa? A quale consenso elettorale risponde questa fuga separatista? Il Governo Meloni, la Destra “finta sovranista”, con queste norme cede alla propaganda di Salvini mentre la realtà nella sua durezza e’ manifesta: sulle stesse aree tematiche del regionalismo differenziato (salute, istruzione, ambiente, infrastrutture), mentre il Parlamento si adopera per soddisfare i riflessi secessionistici, dimenticando di finanziare i costi del federalismo e delle disparità territoriali, il Governo – con il ministro Salvini in testa – interviene sui fondi di perequazione già esistenti, sottrae risorse alle politiche di equità territoriali, scippa risorse al Sud del Paese. Proprio per questo il Fondo di Coesione e Sviluppo (FCS) per Calabria e Sicilia e’ stato saccheggiato al fine di finanziare il “Ponte sullo Stretto”, la Grande Opera feticcio della Lega Nord di Salvini. “Opera” la cui sola evocazione ha comportato la resurrezione di una Società in liquidazione, la riattivazione di un appalto vecchio e “sub iudice”, nuovi ingenti esborsi economici per prebende di para-stato, l’aggiornamento mancato di un progetto vetusto, i primi interventi di cantierizzazione pronti a sventrare territori fragili.
In sintesi: con una mano si allontana nel tempo la stessa possibilità di colmare i divari nei livelli essenziali di prestazioni, servizi e diritti, e con l’altra si affossano gli strumenti operativi di coesione sociale esistenti, come il FCS. Il Sud, e’ evidente, ne uscirà con le ossa rotte: il combinato disposto tra regionalismo differenziato e sperpero di denaro pubblico legato al “Ponte sullo Stretto” rischia di condizionare non solo il nostro presente – aggravando l’emigrazione per lavoro e per curarsi – ma il futuro dei nostri figli. Figli diversi dai coetanei del lombardo-veneto, destinati ad una cittadinanza di serie B, ad un divario incolmabile. Le Destre unite nel tutelare corporazioni e interessi particolaristici, hanno trovato la “quadra” per disarticolare la Repubblica, in violazione della Costituzione. Questo assetto legislativo ribalta ogni logica: si mette da parte la sostanza dei diritti uguali per tutti per riconoscere alle Regioni del Nord l’attribuzione formale di “materie” definitivamente sottratte alla competenza dello Stato unitario. Il tutto mascherato da un “sovranismo da operetta” ormai svelato, nudo, osceno.
Enzo Musolino – Segretario cittadino Partito Democratico Villa San Giovanni