Violenza di genere, Aiello: “Uomini e donne uniti per innescare un cambio graduale di mentalità”
di Pasquale Aiello:
Chissà per quanto ancora ci sarà bisogno di una giornata dedicata per commemorare le vittime di femminicidio o se vogliamo della violenza di genere, perché la violenza sulle donne non è violenza comune, sebbene in Italia e finanche in tutto il mondo ultimamente sia esplosa una ferocia diffusa contro le cose, gli animali, contro persone migranti e popoli indifesi che muoiono in mare o soccombono sotto le bombe dell’imperialismo e delle ‘pseudo democrazie’.
La violenza sulle donne è una problematica di genere, che nasce da una struttura mentale plasmata principalmente da una attitudine a discriminare le donne stesse, che affonda le radici in una subcultura impastata di un potere prevalentemente maschile e una tendenza a ostentare virilità, retaggio anche di un passato non molto lontano che incatenavano la donna a doveri morali e familiari.
Per tutto ciò non bastano leggi e leggine emanate da governi più o meno capaci, più o meno autoritari, più o meno fiancheggiatori di idee reazionarie, di sopraffazione e ghettizzazione. Tuttavia sbaglia chi pensa che il problema riguarda solo le donne. È invece una questione che interessa soprattutto gli uomini, perché sono essi i colpevoli di questo male, di questa carneficina al femminile. E allora questo è il momento che si assumano la propria responsabilità, quella di cambiare, ma in modo radicale e definitivo. Fino a ora il silenzio assordante di tanti altri uomini ma, ahimè, anche di tante altre donne, che pure avrebbero il megafono per farsi ascoltare, ha contribuito a confermare una inaccettabile spiegazione delle
molestie e degli omicidi come la conseguenza di una passione eccessiva, nascosta, magari, con la fine non accettata di una storia controversa e condizionata da un sentimento anomalo e tossico del maschio. E’ una interpretazione, però, che serve solo a recintare tutti questi fatti criminosi in una sfera prettamente privata e individuale. E invece no. Gli uomini devono sentirsi tutti responsabili e promuovere immancabilmente un esempio di relazioni tra i generi, fondato sulla parità di diritti, sul rispetto, sulla libertà, sulla complicità e sul riconoscimento delle diversità. Deve essere respinta in modo risoluto ogni idea, ogni concetto, ogni pensiero che possano concepire le donne e i loro corpi come proprietà privata. Tutti gli uomini che hanno deciso di rimanere umani hanno il dovere di dire basta alla violenza sulle donne in ogni forma. Bisogna avere il coraggio di modificare il paradigma sociale, perché una società che insegna alle donne di difendersi dalla violenza anziché insegnare agli uomini che le donne vanno
rispettate e non stuprate e violentate, è una società malata. E questa missione, quella di educare, tocca a tutte le istituzioni sotto ogni aspetto, a partire dalla famiglia, continuando con la chiesa, con la scuola fino all’associazionismo sia esso sportivo, religioso o sociale con un impegno costante di cooperazione e formazione tra giovani e adulti, tra madri, padri e figli insieme, che cominci dal grembo materno e tracci il solco verso una vera ‘rivoluzione culturale’.
La parte sana dell’universo maschile si deve attivare per stabilire una produttiva alleanza con le donne per innescare un cambio graduale di mentalità e disegnare una nuova impostazione che conduca a una visione di collettività emancipata, plurale e solidale. E quando si parla di uomini, il riferimento non va certamente a tutti quegli ‘ominicchi’, come li chiama Sciascia, che molto ipocritamente, aprono bocca e soffiano, magari sono leader o addirittura occupano cariche istituzionali e sbraitano di scendere in piazza, probabilmente, anzi sicuramente, solo per acquistare consenso e approvazione, e non sanno nemmeno educare i propri figli, ma bisogna pensare a tutti quegli uomini invisibili, combattenti, uomini veri e anche donne coraggiose che ancora sono capaci di indignarsi per qualsiasi ingiustizia contro chiunque in qualsiasi parte del mondo, e lottano quotidianamente pure a costo della propria vita per difendere i diritti anche delle donne, ma soprattutto i diritti di tutti.