Aiello: “Bisogna ricostruire la sinistra radicale”
di Pasquale Aiello
Un governo va giudicato per come si comporta nelle questioni che toccano gli interessi vitali delle diverse classi della società. Esso va valutato per l’atteggiamento pratico sulle questioni di fondo e non per la propaganda. In Italia, da almeno 30 anni, tutti i governi di centrodestra e centrosinistra hanno operato a sostegno di un disegno liberista generalizzato che ha distrutto lo stato sociale, il lavoro e i diritti. Il liberismo, braccio armato del capitalismo, che si è affermato con tutta la sua gravità, rinsaldandosi negli anni, soprattutto durante l’ultimo governo quello di Draghi e dei cosiddetti “migliori”, continua, fino a oggi, la sua marcia con scelte politiche a favore del grande capitale, speculatori finanziari e imprese multinazionali soprattutto del settore medico-sanitario che con la pandemia hanno fatto affari miliardari e produttori di armi che con la guerra in Ucraina hanno avuto la possibilità di accrescere i loro già cospicui e considerevoli profitti. Le aziende dello Stato sono state privatizzate, i servizi e beni pubblici sono stati svenduti ai grandi capitalisti, la sanità pubblica è stata in gran parte smantellata per darla in pasto a faccendieri e società private, molte volte colluse con la criminalità organizzata. Per quel poco che rimane di pubblico bisogna ringraziare coloro che ancora resistono, medici e paramedici che mantengono fede al giuramento d’Ippocrate. Il resto è tutto corruzione e disfacimento. Con le diverse leggi sul lavoro, le varie ‘pacchetto Treu’, ‘legge Biagi’ e ‘Jobs act’, vanto e sfoggio di alcuni ‘scienziati’ della politica italiana, che contemplano decine di profili di lavoro fasullo e precario si prosegue in un perverso cammino di delocalizzazione e flessibilizzazione del lavoro, rendendolo ancora più incerto, provocando conseguenze negative sulla qualità della vita, relegando, nella classifica degli osservatori, i salari italiani tra i più bassi in Europa e frantumando i diritti dei lavoratori fino alla cancellazione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Il governo Draghi, poi, ha devoluto la maggior parte delle risorse del Recovery Fund alle grandi imprese, danneggiando i poveri a favore dei ricchi, come di consuetudine, e procedendo nella demolizione dello stato sociale.
Una sinistra parlamentare che riesca a arginare le derive liberiste non esiste più, e purtroppo è una realtà che mette in risalto anche come sia stato annientato, nel tempo, quel patrimonio di idee, conoscenza e cultura appartenente alla cara ‘vecchia sinistra’, che ne connotava la propria difformità, costituendo la piattaforma fondamentale per l’evoluzione della classe lavoratrice insieme alla società e a un ceto dirigente che voleva cambiare il sistema ma che invece si è fatto assorbire dal sistema stesso perdendo di vista la lotta sui diritti civili, l’uguaglianza e la giustizia sociale. Tutti i partiti di governo e anche no, sostengono l’agenda Draghi che si traduce in una serie di cambiamenti che nessun vantaggio produrranno alle classi più deboli. Da quelli fiscali che riducono le tasse solo ai ricchi, a quelli sulle pensioni che non aiuteranno sicuramente i pensionati poveri. Una trasformazione della giustizia che vede i delinquenti facoltosi, politici e (im)prenditori cavarsela con la prescrizione e i ladri per fame finire direttamente in galera. Una legge sugli appalti pubblici che prevede il subappalto con il massimo del risparmio a discapito della sicurezza. La mancata cancellazione delle perverse leggi sul lavoro e il mancato ripristino dell’art.18 dello statuto dei lavoratori. Solo 4-5 miliardi di finanziamento in tre anni a una sanità pubblica alla canna del gas, rischiando ancora di pregiudicare la salute dei cittadini più bisognosi e meno agiati e meno risorse alla scuola pubblica, ma in compenso oltre dieci miliardi in più all’anno per gli armamenti come ordinato dal padrone yankee. Chi vuole soldi dalla banca centrale deve spenderli secondo i progetti suggeriti dai poteri forti dell’alta finanza del pianeta. Funziona così.
Il PD, per il quale ‘sinistra’ è diventata una parola scomoda e oscena, annebbiata dalle simpatie liberiste, si batte per un «campo largo» pescando anche nel torbido, facendo così il gioco delle destre, e finendo per consegnare loro il governo dell’Italia. La parte superstite della sinistra, invece, sta proponendo una vera rappresentazione di ciò che è stata finora, una commedia all’italiana degna dei più straordinari Totò e Peppino. Parlano di lotta, e si sgolano per rivendicare diritti e ragioni sociali, ma, in sostanza, non hanno una vera proposta unitaria solida e compatta per contrastare le destre, dimostrando che anche lì, il vero obiettivo è di tornare ad accomodarsi in poltrona. Lo stato di cose attuale, nel profondo e davvero, si potrà cambiare solo con la rinascita di un immenso e duro movimento di lotta. Sul lavoro, nelle fabbriche e nelle scuole, ponendo al centro rivendicazioni collettive e lavoro vero e dignitoso assumendo come orientamento tutti gli articoli di una carta costituzionale nata dalla Resistenza. Solo col risveglio ideale e soltanto con una autentica ricostruzione della vera Sinistra radicale, quella diffusa sul territorio, che opera fuori dal parlamento e nella società civile, la cui ricomposizione non potrà certo avvenire nell’arco di una campagna elettorale, si rilancerà la lotta per cambiare le condizioni attuali, aspirando così, a un naturale governo dei lavoratori e anticapitalista che possa tutelare i diritti, in modo particolare dei più disagiati, dei poveri e degli indifesi.