Finge di essere stato derubato di 4 pistole, cosentino finisce in manette
Nella serata di ieri, 14 giugno 2021, all’esito di complesse ed articolate indagini, la Squadra Mobile ha dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale (arresti domiciliari) emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del locale Tribunale, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di V.A., 35enne di Rovito (CS), di professione meccanico, poiché ritenuto responsabile dei reati di cui agli artt. 61 nr. 2 e 367 c.p. (simulazione di reato aggravata) e del reato di cui agli artt. 1 e 7 della Legge nr. 895/1967 (cessione di armi comuni da sparo).
In particolare, la vicenda risale al pomeriggio dello scorso 1 dicembre quando il V.A. chiamava il numero di emergenza dichiarando di essere stato, poco prima, vittima di una rapina perpetrata in questa località Colle Mussano ad opera di due individui armati.
Raggiunto dagli agenti, l’uomo dichiarava che i due malfattori gli avevano sottratto tre pistole cal. 9×21 e 100 munizioni dello stesso calibro, appena acquistate in un’armeria di Rende, nonché una quarta pistola (in cal. 45), già di sua proprietà, che l’uomo aveva portato con sé poiché asseritamente intenzionato a lasciarla in permuta in armeria. Raccontava poi che, lungo il tragitto di ritorno dall’armeria, nei pressi del locale cimitero, ad un tratto, veniva affiancato da un’autovettura con a bordo due uomini che gli facevano cenno di accostarsi, indicazione alla quale acconsentiva; proprio in quel frangente, uno dei due soggetti scendeva dall’auto, gli sferrava una gomitata in volto e, puntandogli una pistola alla testa, lo teneva fermo mentre il complice gli svuotava il bagagliaio, impossessandosi delle 3 armi e delle munizioni appena comprate in armeria e della quarta pistola da lui già regolarmente detenuta, nonchè di una collanina in oro che aveva al collo, provocandogli dei graffi, dileguandosi con il bottino.
La ricostruzione fornita dall’uomo però non convinceva affatto gli investigatori della locale Squadra Mobile – IV Sezione Reati contro il patrimonio e la P.A. – che avviavano, con il coordinamento della Procura della Repubblica, diretta dal Procuratore Capo dott. Mario SPAGNUOLO, una lunga e dettagliata attività di indagine che, punto dopo punto, faceva evidenziare numerose incongruenze e contraddizioni nella versione fornita dalla presunta vittima. Preliminarmente venivano riscontrate delle forti discordanze circa i tempi impiegati per compiere il tragitto intercorrente tra la casa del V.A. e l’armeria e viceversa nonché in riferimento al fatto che le forze di polizia erano state allertate ben dopo mezz’ora l’orario in cui il denunciante dichiarava di essere stato rapinato; parallelamente le testimonianze acquisite dai testimoni facevano emergere una ricostruzione dei fatti fortemente contrastante con quella fornita dall’uomo. I sospetti venivano però ampiamente confermati dalla corposa attività tecnica (intercettazioni di vario genere, telefoniche ed ambientali) condotta nei confronti dell’uomo, da cui ancora emergevano evidenze probatorie granitiche circa l’ipotesi della simulazione della rapina allo scopo di celare la cessione delle armi a terzi gravitanti nell’orbita della malavita locale, verosimilmente per l’acquisto di sostanza stupefacente di tipo cocaina di cui l’uomo era un abituale assuntore.
La corposa indagine svolta dagli investigatori, dalla quale emergeva oltremodo che l’odierno arrestato in più occasioni cercava di eludere le investigazioni precostituendo le versioni da fornire ai poliziotti nel corso degli interrogatori e giungendo sino a obbligare un suo amico a rendere una specifica versione dei fatti evidentemente non veritiera, veniva condivisa con la competente Procura della Repubblica che, ravvedendone la solidità e la robustezza dei riscontri, richiedeva, ed otteneva dal G.I.P., l’emissione a carico dell’uomo di un’ordinanza applicativa della misura cautelare.
L’uomo, dopo gli adempimenti del caso, è stato tratto in arresto e associato presso la sua abitazione in regime di arresti domiciliari.
Ufficio Stampa Questura Cosenza