Aborto, il Consiglio d’Europa richiama l’Italia per disparità di accesso. Uaar: “Un quadro preoccupante”
«La storia purtroppo si ripete: già due anni fa il Consiglio d’Europa era intervenuto richiamando l’Italia per le considerevoli disparità d’accesso all’interruzione di gravidanza sul territorio nazionale. Oggi si trova a ripetere lo stesso richiamo. Due anni sono dunque passati inutilmente».
Il segretario dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaar), Roberto Grendene, commenta così la notizia diffusa ieri dall’Ansa che il comitato della carta sociale europea, organo del Consiglio d’Europa, ha reso nota la valutazione delle misure prese dall’Italia per risolvere le violazioni rilevate nel 2013 e nel 2015 in materia di accesso all’aborto rilevando il permanere della disparità d’accesso all’interruzione di gravidanza a livello locale e regionale e sottolineando come i dati forniti dal governo non dimostrino che il personale medico specializzato nel fornire il servizio sia sufficiente.
«I numeri dell’obiezione di coscienza parlano chiaro», prosegue Grendene: «Secondo l’ultima relazione del Ministero della Salute sulla attuazione della 194, nel 2018 ha presentato obiezione di coscienza il 69% dei ginecologi, il 46,3% degli anestesisti e il 42,2% del personale non medico. Valori preoccupanti e peraltro anche in leggero aumento rispetto a quelli del 2017. E molto forti sono le differenze a livello regionale. In Puglia, Basilicata e Sicilia è l’82% dei ginecologi a obiettare, a Bolzano è l’87,2%, in Molise addirittura il 92,3%. Altro esempio, in Campania sono solo 19 su un totale di 69 le strutture con reparto di ginecologia e/o ostetricia che effettuano ivg. Un quadro che giustamente ha destato la preoccupazione del Consiglio d’Europa».
«Agli amministratori – continua il segretario dell’Uaar – chiediamo che le assunzioni nei reparti di ginecologia degli ospedali pubblici siano orientate a garantire il servizio di ivg a livelli ottimali e ai politici chiediamo di rivedere la legge 194 per abolire l’istituto dell’obiezione di coscienza per tutte le nuove assunzioni. Aveva senso 43 anni fa quando fu introdotta la legge, oggi è una vile rappresaglia contro i diritti delle donne».
«L’Uaar, che è da sempre in prima linea nella difesa del diritto all’autodeterminazione delle donne, ha lanciato nel corso degli anni diverse campagne di sensibilizzazione in materia», conclude Grendene. «Giusto in queste settimane siamo in tutta Italia con la nostra campagna “Aborto farmacologico. Una conquista da difendere”. I concetti-chiave attorno a cui ruota la campagna sono autodeterminazione, libertà e scienza per sottolineare la capacità di ogni donna di scegliere per se stessa, l’irrinunciabilità di decidere del proprio corpo e della propria vita, l’importanza della ricerca scientifica in materia di salute sessuale e riproduttiva. Un impegno, il nostro, del quale purtroppo sembra esserci sempre più bisogno».
UAAR