Aiello: “Dopo il covid non bisogna tornare alla precedente normalità”
Di Pasquale Aiello
La nuova emergenza sanitaria scatenata dal coronavirus si somma a quella economica prodotta dalle misure rigorose per combatterlo. Ormai è chiaro che la seconda ondata, dopo quella di marzo scorso, sta colpendo tutto il mondo e il bacillo si sta trasmettendo alla velocità della luce. In Italia, il governo e le regioni, per tre mesi, hanno preferito andare in vacanza giocando a palla avvelenata, perdendosi in ciance e stupidaggini come i “banchi con le rotelle” o i separatori trasparenti.
Hanno fatto poco per prepararsi alla ripresa dei contagi mentre gran parte della cittadinanza, abboccando alle idiozie di un manipolo di sciocchi cialtroni che smentiscono l’esistenza del virus, ha abbassato la guardia, ha mollato gli ormeggi e seguendo i loro consigli ha lasciato a casa il buonsenso insieme alle precauzioni contro il contagio. Sono state prodotte decine e decine di disposizioni, regole, decreti e tanta burocrazia, ma di tangibile si è visto quasi niente.
Alcuni esperti e scienziati, convinti della quasi scontata risalita dell’infezione, avevano avanzato proposte e idee per fronteggiarla, ma ricevuto scarsa considerazione dalla politica. Rafforzamento della medicina sul territorio, nulla. Strutture per gestire i casi meno gravi, niente. Ampliamento delle UTI, scarso. Tracciamento dei contatti, scadente, oppure delegato all’impegno di ognuno. Ora tra provvedimenti del governo centrale e restrizioni delle amministrazioni regionali, la confusione regna sovrana. La situazione si è fatta pesante e difficile, tanto che anche le buffonate negazioniste sostenute dalla destra conservatrice e reazionaria, di fronte alla realtà sono rimaste tali.
E’ il momento di prendere lezione da chi il virus, con tecnologia, quarantene e controlli rigidi lo ha allontanato dalle proprie città e dai propri territori o quantomeno contenuto, Cuba, Cina, Venezuela, Vietnam e tanti altri. Tutto l’occidente ricco e opulento con finte democrazie e le redini del comando in mano alle grandi borghesie economiche massomafiose, invece, continua a pagare un prezzo alto umanamente e economicamente. Da noi, in Italia, questo microbo ha messo in evidenza tutto il disfacimento di un sistema che ci rende ‘liberi schiavi’ con un apparato sanitario pubblico in sofferenza per via dei continui tagli operati nel passato, una concezione della produzione basata solo ed esclusivamente sullo sfruttamento dei lavoratori per un continuo accrescimento del guadagno a favore del capitale e un welfare ostaggio di una politica miope e scellerata.
L’eccezionalità dei tempi impone una seria riflessione per non tornare alla ‘normalità’ di prima, il vero grande problema che ci ha condotto in questa situazione. Nell’immediato, ognuno dovrà fare la sua parte con intelligenza e senso civico, prima di tutto per salvare la pelle. Dopodiché si dovrà pensare a un futuro da ridisegnare, in cui non sarà più il profitto a dominare, né gli industriali e le banche a dettare le leggi ai governi.
Dovrà esserci lavoro, lavoro vero per tutti con dignità e senza speculazione, armonia e rispetto nei confronti della natura e del diverso, solidarietà verso i più deboli. Una sanità completamente pubblica e all’avanguardia. Uno stato sociale all’altezza di una società civile. Saranno anni in cui per forza questo mondo andrà cambiato. Bisogna davvero, insomma, “cambiare lo stato di cose presenti”. L’alternativa sarà soccombere e lasciare ai nostri figli soltanto macerie e detriti.