Caulonia, intervista a Franco Napoli: “L’evoluzione del Paese non può avere maschere tra apparenze e simulazioni”

Caulonia, intervista a Franco Napoli: “L’evoluzione del Paese non può avere maschere tra apparenze e simulazioni”

Dr Napoli , come si è espressa a Caulonia nel corso degli ultimi 10 anni la fede nel cambiamento?

Quel periodo che continua attualmente nella fase amministrativa di Caulonia purtroppo non ha trovato e dato spessore al desiderio dei cittadini di mutamento e miglioramento. Nel passato i valori individuali e sociali erano quasi sempre dipendenti sia dall’idea di “tradizione”, considerata veneranda e degna di totale rispetto associata a tutto ciò che si poteva realizzare con il pensiero e con l’azione. Il Paese precedentemente si è orgogliosamente sia sul piano culturale che politico, conducendo a una profonda trasformazione sociale facendo di un paese arretratissimo , una cittadina attrattiva d’avanguardia . Purtroppo da un decennio invece, il desiderio di cambiamento si è cristallizzato sull’idea di “tirare a campare” prospettiva che non ha alcuna parentela con l’ideale morale e politico degli abitanti di Caulonia

C’è stato nel paese progresso, sviluppo ed innovazione?

Lo sviluppo fa riferimento a un incremento di carattere soprattutto economico e quantitativo, mentre l’innovazione riguarda in particolare i mutamenti tecnologici che avrebbero dovuto caratterizzare la nostra cittadina . In entrambi i casi, la dimensione civile e politica non ha portato ad alcun progresso, anzi al contrario, tante iniziative presenti sul territorio sono rimaste sulla carta(esempio : nuovo ponte sull’Allaro, Elioporto, industria agrumaria di trasformazione,navetta autobus tra le frazioni, cavalcavia per la spiaggia, case popolari a Focà,termovalorizzatore,ecc) o sono state fatta regredire o scomparire del tutto (strada delle Fate, compattatore, siti cimiteriali, Jonica Agrumi ed Agrumaria,Polo Sanitario,Centro di riabilitazione per neurolesi, ecc) e nessuno mai ha pensato di riproporre realtà similari : l’emancipazione sia con la liberazione dai bisogni materiali – oggi anche fame, malattie – che la liberazione da poteri autoritari con la costruzione di una società di benessere e la realizzazione dei diritti politici e sociali ha molto zoppicato nel nostro Comune tanto da incrementare oltre i limiti della norma, le diseguaglianze socio-economiche.

La parola “cambiamento” viene oggi molto enfatizzata, soprattutto sul terreno politico. Nella vita pubblica il cambiamento può bastare a se stesso?

Il cambiamento in sé non vuol dire nulla: al massimo è un fatto, non un valore. Si può cambiare in peggio o in meglio. L’attuale concezione del cambiamento per essere valido deve riprendersi nel paese il vero riferimento morale e politico che da riuscirà a ridare una svolta come è avvetuto dieci anni fa

L’idea di progresso può avere un futuro a Caulonia?

Non sono un profeta e dunque non so se tra venti o trent’anni le cose cambieranno, ma credo che l’idea di progresso – con il suo contenuto morale e politico, oltre scientifico/imprenditoriale – possa riattivarsi a Caulonia nei prossimi cinque o dieci anni. Di una cosa però sono piuttosto sicuro, del fatto che la popolazione non riesce più a vivere nell’appiattimento attuale che periodicamente fa fare sempre un passo indietro al nostro paese con azioni o con inerzie inconcepibili anche ai più tolleranti. C’è qualcosa dentro di noi cittadini che bolle in pentola, e prima o poi, riattiverà e metterà di nuovo in moto la storia di questo paese. Non si tratta di una mera speranza: si tratta della consapevolezza che non possiamo più accontentarci della volgarità e della mediocrità.

I giovani come li vede in questo contesto?

Ho tre figli giovani e ho piacevolmente constatato che molti sono riuniti in dei gruppi che inneggiano alla democrazia. Molti sono anche ragazzi molto giovani, e fra loro, tra una partita di calcetto e una alla playstation, discutono di politica. Certo lo fanno con quella fantastica ingenuità che contraddistingue la prima e la seconda adolescenza, ma lo fanno e questo è per me motivo di grande piacere.

La nostra speranza sono i giovani. Le nostre generazioni, dai quarantenni in poi, in alcuni casi ha dimostrato politicamente di essere compromessa da anni di piena soddisfazione, dal non desiderio, dall’appagamento materiale che assopisce lo spirito. Insieme ai “vecchi” che cosi non sono, la loro generazione può ancora salvarsi. E’ vero che diversi hanno molto più di quanto avessimo noi, ma loro stanno vivendo una delle crisi economiche peggiori della storia. Stanno vedendo il mondo cambiare. Hanno la possibilità di fare un’analisi critica di quello che li circonda. Pertanto va stimolato tra i giovani il fatto estremamente positivo che si discuta di politica, che si torni a fare politica. Rimango spesso sbigottito nel sentire gente che afferma di non interessarsi di politica, quasi demonizzandola. La politica è il modo che il cittadino ha di influenzare il mondo. Ed è proprio per questo disinteresse, per questo distacco, per questo senso di repulsione verso la politica che ci troviamo a vivere in un paese amministrato male . Gli amministratori attuali possono permettersi qualunque cosa perché hanno la consapevolezza che gran parte degli elettori non è informata di quello che fanno e non è interessata ad informarsi. Questo stato di cose va cambiato prima che sia troppo tardi. Bisogna trovare il modo di consegnare ai giovani un paese migliore. Adoperiamoci tutti insieme per questo scopo

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