La fortuna di andare a scuola
fonte foto: Corriere della sera
Questo disegno è stato realizzato da Francesco, nove anni, e rappresenta tutti i suoi compagni e le maestre della quarta elementare dell’Istituto “Sclarandi” di Torino. Francesco ha inviato il disegno ai compagni, che non vede dall’inizio del lockdown, aggiungendo la seguente frase: “Visto che quest’anno non possiamo fare la foto di classe, ci ho pensato io”.
Trovo che questo gesto abbia un valore simbolico straordinario, e l’episodio mi ha fatto pensare.
Ciò che più amavo, quando andavo a scuola, era l’idea di condividere:
Condividere l’attesa che precede l’ingresso in aula intrattenendosi in lunghe e meravigliose chiacchierate.
Condividere lo spazio delimitato da banchi apparentemente piccoli eppure grandi a sufficienza per poterci poggiare sopra gli oggetti più svariati.
Condividere il tempo, che sembra non passare mai ma che invece passa troppo velocemente.
Condividere il religioso silenzio che accompagna l’ingresso in aula dell’insegnante e il vociare confuso e gioioso che segue il suono della campanella.
Condividere la tensione che precede le nuove prove da affrontare: un’ansia individuale che però diventa collettiva, facendo meno paura.
Condividere le difficoltà tipiche di qualsiasi percorso di crescita e cercare un modo per superarle.
Condividere la gioia per il raggiungimento di un risultato positivo perché, come in una squadra, il successo del tuo compagno era anche un po’ il tuo.
Condividere le risate interminabili e spontanee che sapevano di spensieratezza.
Condividere quelle discussioni intrise di ideali e ingenuità che fanno maturare attraverso la forza del confronto.
Condividere pensieri, esperienze, sogni e aspettative che appartengono a un’età in cui il futuro è ancora da scrivere e ogni cosa sembra possibile.
Condividere strategie apparentemente argute per sottrarsi a un richiamo o un’interrogazione.
Condividere le confidenze di chi scopre il mondo camminando fianco a fianco.
Condividere l’apprendimento di concetti e valori fondamentali attraverso il prezioso lavoro di insegnanti a cui ci si affeziona perché, in un modo o nell’altro, ti lasciano qualcosa di sé.
Condividere, perché la scuola insegna prima di tutto a stare insieme.
Condividere, perché solo dialogando e cooperando con gli altri si può diventare cittadini liberi e consapevoli.
A causa dell’emergenza sanitaria, anche la scuola ha dovuto conoscere la spersonalizzante regola del distanziamento sociale. Eppure probabilmente la didattica a distanza, fondamentale in questo periodo per insegnanti e alunni, ha ricordato a tutti noi quanto ci si debba sentire fortunati a stare tra i banchi circondati dai propri compagni.
L’auspicio è che Francesco e i suoi amici, così come tutti gli studenti in Italia e nel mondo, possano al più presto scattare una nuova foto di classe, riprendendo insieme il percorso verso un futuro migliore.