Combattere il crimine organizzato regolarizzando i migranti
Le restrizioni alla circolazione dei lavoratori imposte per contrastare l’epidemia da covid-19 hanno rivelato tutta l’ipocrisia di un modello economico e sociale, in particolare nel settore dell’agricoltura e in quello del caregiving familiare, improntato allo sfruttamento del lavoro nero dei migranti.
In questo contesto, la sanatoria dei lavoratori irregolari è un atto di civiltà non più procrastinabile perché è l’unico efficace strumento che consente l’emersione di situazioni di manodopera irregolare e allo stesso tempo garantisce alle imprese, specialmente quelle del settore agricolo, la possibilità di continuare ad avere la forza lavoro necessaria per assicurare la tenuta della filiera produttiva, evitando l’impennata dei prezzi dei prodotti alimentari essenziali.
Senza una sanatoria – sostengono Francesco Di Lieto e Piero Mongelli del Codacons – verrebbe irrimediabilmente compromessa la tutela della salute pubblica perché gli irregolari presenti sul territorio continuerebbero a vivere in uno stato di clandestinità senza la possibilità di accedere alle cure del sistema sanitario nazionale, aumentando in maniera esponenziale il rischio della propagazione del contagio da coronavirus.
Senza una sanatoria i lavoratori irregolari verrebbero abbandonati ad una situazione di illegalità che finirebbe con l’incentivare la piaga della riduzione in schiavitù ed aumentare i profitti del caporalato e dell’intermediazione mafiosa della manodopera.
Senza una sanatoria verrebbero danneggiate le imprese oneste che non assumono lavoratori irregolari e che ovviamente non avrebbero la forza lavoro necessaria per la raccolta dei prodotti agricoli, con il rischio che la frutta e la verdura marciscano nei campi. Una situazione che finirebbe per avvantaggiare le imprese disoneste che non si fanno scrupoli a servirsi della manodopera degli schiavi irregolari per portare a termine la raccolta dei prodotti alimentari da rivendere sul mercato.
Senza una sanatoria verrebbero danneggiati i consumatori perché la mancanza di manodopera comporterebbe la drastica riduzione dell’offerta di prodotti agricoli sul mercato provocando giocoforza l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari essenziali come la frutta e la verdura e, allo stesso tempo, una riduzione della qualità dei prodotti.
Le Istituzioni devono prendere consapevolezza che l’occasione è storica per una scelta di civiltà a tutela dei diritti umani e nell’interesse del Paese.
In un comunicato congiunto le sedi Codacons della Calabria e della Puglia chiedono che il Governo rompa gli indugi e proceda rapidamente alla regolarizzazione dei lavoratori stranieri.
Chiediamo – si legge nella nota – che la regolarizzazione sia automatica per chi ha già lavorato in passato nel territorio nazionale.
Che i lavoratori che non abbiano già lavorato in passato siano sottoposti ad un apprendistato di 3 giorni da parte dei datori di lavoro.
Che sia prevista l’immunità penale per i datori di lavoro che si autodenunciano anche per ciò che concerne l’omesso versamento dei contributi.
Che siano esclusi i datori condannati, anche in via non definitiva, per reati legati allo sfruttamento dell’immigrazione clandestina.
Dobbiamo evitare di dare supporto a caporalato e criminalità organizzata che operano nei nostri territori e dobbiamo approfittare della storica occasione che il periodo di covid-19 ha dato alle istituzioni. Ripensare integralmente l’intera filiera del lavoro nei campi e, il primo importante passo, è proprio l’immediata regolarizzazione degli immigrati, senza perdersi dietro interventi parziali e per puri scopi di consenso elettorale.
Francesco Di Lieto