Ndi mmancavunu sulu l’alieni…
Quando mi ha parlato della connessione dei nostri mondi pensavo parlassi seriamente. E mentre io brindavo a quell’accordo che mi sembrava perfettamente intonato con il colore dei tuoi capelli, è venuta fuori quella storiaccia della colonizzazione. E vaffanculo tu e vaffanculo io. Se le cose stanno così allora vuol dire che sei una di quelle che la guerra se le tira addosso. E se te la tiri puoi anche andare a riprendertela, cara mia.
Guardaci: qui non abbiamo più dita da chiudere a pugno. Non abbiamo bisogno di coltelli e ci mancano un sacco i fratelli che per strada si sono fermati. La soggettività dei panorami bellissimi si annida nella comodità della panchina all’affaccio. Spacciano a due soldi, non è una questione di soldi. Spacciano a chiunque, non è una questione personale. È solo che il sistema piramidale ha delle regole ben precise. Hai visto i nostri ritratti attaccati sui muri, in entrambi i lati del corridoio che ti ha portato qui? Non li hai visti. No, certo che no. Mi hai fatto perdere 10 euro, coglione. Io coglione, non tu. Ho sguazzato nell’ottimismo democratico fino al 2003, poi basta. L’orrore dipinto tra i denti del mio ritratto ti avrebbe aiutato ma non l’hai visto. E se l’avessi visto lo avresti notato? E se lo avessi notato lo avresti annotato o annegato a favore dell’input del secondo successivo. Una guerra tra martiri del pensiero. Vaffanculo tu e vaffanculo io. “Trust in me”, mi ripeteva quel tizio anglofono. Ma io, da bravo italiano che non capisce niente e di niente niente, facevo di sì con la mia testolina di cazzo e guardavo te per redarguirti nel caso in cui non avessi afferrato e per sfruttarti nel caso in cui ti fosse andata di culo. A sto giro ci è andata male. E siamo sulla stessa barca ma siccome io non so remare e sono allergico alla buccia delle pesche, mi toccherà chiederti una grande cortesia: “Rema tu, per favore”.
Poi: “Rema, per favore, da bravo”.
Poi: “Rema, dai rema”.
Poi: “Rema! Rema!”
Poi: “Rema, coglione!”
Poi: “REMA COGLIONE, NON VEDI CHE NON SIAMO ANCORA A NESSUN PUNTO!!!”
Poi basta.
Mi hanno annoiato le tue scuse, mi annoiano anche le mie. La prossima volta sceglierò una persona più capace per affrontare le acque. Mi immergo nei miei pensieri e cerco tra le facce che ricordo. Lo scorso anno conobbi quel tipo che uscì dal mare come fosse Poseidone. Abbronzatissimo. Barbuto. Cazzuto. Indipendente il giusto. Aveva tre pesci nella rete attaccata alla cintura piombata, sul fianco destro della muta ed un polipo di media misura in mano. Il fucile nell’altra e la fiocina debitamente scaricata. Sono queste le condizioni minime. Al massimo puoi fare un corso di aggiornamento ma in itinere le cose cambieranno ed i miei desideri chiederanno altro. Se non stai al passo stai dietro. Le leggi della scienza motoria o le si applicano o lascia perdere. Infatti hai perso ed io cerco i vincitori. Li avvicino e da brava puttanella parto con i migliori complimenti che la frequentazione con i miei simili mi ha dato modo di sedimentare nel cassetto dedicato alle grandi occasioni. L’antitarme è una garanzia a lungo termine. La canfora profuma di certezza. L’altezza la raggiungo se alla base ho piantato a dovere, se ho annaffiato con cura, se ho deciso con criterio di recidere il superfluo. L’attenzione a volte è tutto. L’attenzione a volte è troppa. Mi convinco che sia l’una che l’altra vanno gestite dalla gastrite che mi provoca la tua presenza. Possiamo stare senza parlare ma guardiamoci. Io mi riconosco in te che non ti riconosci in me che mi riconosco in un te che non mi riconosce. Vaffanculo tu e vaffanculo pure io. Alzo la testa e mi accorgo che si è fatta notte. Il cielo brilla di stelle che non ricordo di avere mai visto. Ci faccio caso adesso che una di loro, sempre più grande, sembra avvicinarsi alla spiaggia dalla quale sto scrivendo questo ultimo pensiero.
“Ndi mmancavunu sulu l’alieni…”
Contatto avvenuto.
Un’ultima cosa: “Hai già scelto la venatura del marmo sul quale attaccare la tua foto ricordo?”.