Piano Sud 2030: un programma decennale per dare speranza al Sud. Ora c’è bisogno di tutti
Prefazione
Un documento di 80 pagine per il rilancio del Mezzogiorno che inizia con una prefazione che evidenzia il progressivo disinvestimento decennale al sud che oggi ha bisogno di recuperare attraverso un rilancio degli investimenti pubblici per la costruzione di un Meridione che da principale problema diventi la grande opportunità per tutto il Paese, con un progetto che non dice solo cosa si vuole fare ma anche come, in quali tempi, con quali impegni e con la responsabilità di chi; un’azione collettiva verso obbiettivi chiari, con un’organizzazione d’azione per il cambiamento. Il Piano Sud 2030 prova a fare tutto questo individuando le risorse da attivare e le missioni da perseguire, i bisogni da affrontare e le opportunità da cogliere, le prime azioni con cui intervenire e i risultati da raggiungere, le procedure da migliorare e i processi da monitorare, gli strumenti da utilizzare e i soggetti da coinvolgere.
Investimenti 2020-2030
La prima fase di incremento degli investimenti pubblici verso il Mezzogiorno è già in atto attraverso la massimizzazione dell’impatto delle misure previste nella Legge di Bilancio 2020 che si può raggiungere mediante: il riequilibrio delle risorse ordinarie, con l’effettiva applicazione della clausola del 34% ( +7,6 Miliardi di Euro) che sarà approvato entro il 31 marzo 2020; il recupero della capacità di spesa della politica nazionale di coesione riattivando il fondo di sviluppo e coesione (+6,5 miliardi di euro); il miglioramento dell’attuazione della programmazione dei Fondi Strutturali e d’Investimento Europei ( + 3 miliardi di euro dei fondi 2014-2021; + 3,9 miliardi di euro dei Fondi 2021-2022); per un totale di 21 miliardi in più per il triennio 2020-2022 rispetto a quello 2016. E si stima che le risorse destinate al Mezzogiorno possano incrementarsi, attraverso una forte concentrazione sugli obiettivi strategici e sulle azioni, una riduzione dei programmi e una semplificazione delle procedure, fino a un totale di oltre 123 miliardi di euro da investire fino al 2030.
Cinque “Missioni” per 17 Obiettivi
Il Piano è incentrato su cinque grandi “missioni”: un Sud rivolto ai giovani, un Sud connesso e inclusivo, un Sud per la svolta ecologica, un Sud frontiera dell’innovazione, un Sud aperto al mondo nel Mediterraneo; definite sulla base dei fabbisogni di investimento, che accompagnate da alcune Misure Trasversali puntino a centrare i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU 2030 (1. Sconfiggere la Povertà 2. Sconfiggere la Fame 3. Salute e Benessere 4. Istruzione di qualità 5. Parità di Genere 6. Acqua Pulita e Servizi Igenico-Sanitari 7. Energia pulita e accessibile 8. Lavoro dignitoso e Crescita economica 9. Imprese, Infrastrutture e Innovazione 10. Ridurre le Disuguaglianze 11. Città e Comunità Sostenibili 12. Consumo e Produzione Responsabile 13. Lotta Contro i Cambiamenti Climatici 14. Vita sott’Acqua 15. Vita sulla Terra 16. Pace, Giustizia e Istituzione Solide 17. Partnership per gli Obiettivi).
Un Sud rivolto ai Giovani
Con questa missione il Piano si pone gli obbiettivi assicurare a tutti un’istruzione di qualità, professionale e di terzo livello, compresa l’Università, a costi accessibili; l’aumento della cittadinanza che abbia le competenze necessarie per l’occupazione; e, insieme al potenziamento e promozione l’inclusione sociale, politica ed economica, a ridurre le disuguaglianze.
Per la realizzazione degli obbiettivi il Piano prevede investimenti su tutta la filiera dell’istruzione agendo concretamente nel contrasto alla povertà educativa, alla dispersione scolastica, nella riduzione dei divari territoriali nelle competenze attraverso scuole aperte tutto il giorno che possano diventare “presidi di cittadinanza e aggregazione sociale” ampliando l’offerta formativa; una valorizzazione degli istituti tecnici che permettano il facile inserimento nel mondo del lavoro di quelle figure di cui oggi l’Italia è carente; agendo nel potenziamento dell’edilizia scolastica con l’inserimento di un’apposita task force; estendendo la No Tax area (senza penalizzare le Università) e attraendo ricercatori al Sud.
Un Sud connesso e inclusivo
La seconda missione è quella di rendere il Mezzogiorno connesso e inclusivo partendo da “tre grandi priorità” per connettere il Sud: ridurre i tempi degli spostamenti tra le varie parti d’Italia, migliorare la mobilità interna al Mezzogiorno e sostenere le filiere logistiche; e garantendo l’inclusione sociale attraverso le politiche ordinarie e quelle di coesione chiamate a ridurre i divari interni nella qualità dei servizi erogati ai cittadini e alle imprese, valorizzare il contributo del Terzo settore per promuovere l’economia sociale e coinvolgere gli investitori istituzionali.
Il Piano punta a infittire e ammodernare le infrastrutture, materiali e sociali, come fattore di connessione e di inclusione sociale, per spezzare l’isolamento del Mezzogiorno in particolare di alcune aree e dei cittadini in condizioni di bisogno, attraverso:
- un piano del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, di 33 miliardi di euro, le cui opere principali, oltre all’avvio di nuove opere, riguardano la manutenzione programmata, l’ammodernamento, l’adeguamento e la messa in sicurezza del collegamento viario Ragusa-Catania; della Strada statale 106 Ionica; della SS 121 catanese; della SS 268 del Vesuvio; della SS 17 dell’Appennino abruzzese ed appulo-sannitico; della SS 16 adriatica; del Raccordo autostradale 02 Salerno-Avellino; della Linea AV-AC Salerno-Reggio Calabria; della Linea AV-AC Napoli-Bari e della Linea Messina–Catania.
- Finanziamento di infrastrutture sociali sulla base dei fabbisogni dei Comuni, con un’assegnazione di risorse inversamente proporzionale alla popolazione di riferimento di 300 milioni di euro per il triennio 2020-2022
Un Sud per una svolta ecologica
Una strategia verde non può che partire dal riconoscimento dell’importante ruolo svolto dall’agricoltura e dall’intera filiera agroalimentare nel Mezzogiorno che dev’essere sostenuto da adeguati investimenti, in una logica di rafforzamento delle filiere e dei distretti, per innescare processi di innovazione coerenti con il Green Deal, un Sud che esprime grande vitalità nel comparto del biotecnologie, un campo capace di coniugare il rilancio dell’attività produttiva con la necessità di soddisfare standard ambientali sempre più stringenti.
Il Green Deal per il Sud è l’occasione di una nuova grande opera di infrastrutturazione verde del territorio che punti a realizzare gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda ONU 2030 verso una rigenerazione urbana tramite investimenti nell’efficienza energetica; riqualificando i siti industriali dismessi; mitigando il rischio sismico e idrogeologico; un servizio idrico integrato sostenendo investimenti infrastrutturali sulle reti idriche e sulla depurazione; un uso efficiente e razionale delle risorse naturali per cui si è preparato un piano di creazione di oltre 10.000 invasi pubblici e consortili di media collina che, collegati in una efficace rete arteriosa, possano dissetare le nostre città, garantire l’acqua alle campagne, mantenere gli habitat dei territori e divenire una inesauribile fonte energetica idroelettrica; il contenimento della produzione di rifiuti sostenendo le iniziative di economia circolare.
Le prime azioni del Green Deal si traducono nella creazione di un reddito energetico nazionale per l’acquisto di impianti fotovoltaici per ridurre la spesa in bolletta delle famiglie; una sperimentazione di economia circolare; il potenziamento del trasporto sostenibile; contratti di filiera e di distretto nel settore agroalimentare; e una gestione forestale sostenibile.
Un Sud frontiera dell’Innovazione
Per attrarre o trattenere sul territorio il capitale umano già formato servono soprattutto occasioni di lavoro di qualità, generate da imprese in grado di competere, crescere e innovare. Per farlo e necessario incentivare la collaborazione tra le imprese e il sistema della ricerca, attraverso la costruzione di un moderno e competitivo tessuto di trasferimento tecnologico, in un partenariato pubblico-privato.
Un’altra priorità, guardando alle prospettive di rilancio dell’economia italiana, in una riqualificazione complessiva del sistema imprenditoriale meridionale, da realizzare attraverso una nuova politica industriale, è quella di avviare una politica specifica per il sistema produttivo orientata alla “frontiera” tecnologica capace di sostenere la diffusione di ecosistemi dell’innovazione, attraverso la promozione dell’insediamento di startup e l’attrazione di nuove realtà imprenditoriali.
Le prime azioni per favorire un Sud innovativo sono quelle dell’applicazione di un credito di imposta in ricerca e sviluppo al Sud per l’assunzione di ricercatori, l’acquisto di beni, forniture e software, la realizzazione di prototipi e impianti pilota, brevetti e servizi, e contratti di ricerca; del rafforzamento degli Istituti Tecnici Superiori al Sud; il potenziamento del “Fondo dei Fondi” che riguarda i PON Ricerca e Innovazione; della continuità nel Piano Space Economy, per valorizzare le competenze nell’ambito già presenti al Sud, creando una linea specifica rivolta al Mezzogiorno nel nuovo Piano 2020; e del sostegno alle startup tecnologiche in un processo di crescita e promozione nei mercati internazionali.
Un Sud aperto al mondo nel Mediterraneo
L’economia meridionale è ancora oggi troppo poco internazionalizzata, nonostante la crescita in termini di export degli ultimi anni. A limitare tale accesso sono problematiche legate alla dimensione d’impresa, alla organizzazione manageriale, alla struttura patrimoniale, alle competenze digitali, alla conoscenza dei mercati, alle competenze in materia di internazionalizzazione.
Il piano punta a incrementare il valore dell’Export dal Sud del 40% in dieci anni (+ 18 miliardi di euro); ma per farlo occorrono politiche all’altezza come quelle del Piano Export Sud e investimenti per il rafforzamento delle Zone Economiche Speciali capaci attrarre investitori tramite il potenziando degli assi viari e ferroviari di connessione con le aree industriali, con porti e interporti.
Il piano si pone anche l’obbiettivo dell’internazionalizzazione delle imprese meridionali attraverso investimenti sulla logistica marittima in grado di dare sostegno al sistema portuale, e attraverso l’assunzione di un’azione strategica mediterranea volta a far maturare le imprese, rendendole abili nello stare sui mercati esteri e nell’interagire con gli operatori internazionali specializzati, oltre che coinvolgendole nelle Catene Globali del Valore.
Misure Trasversali
Le sole Cinque “missioni” da sole non bastano per riuscire a raggiungere i 17 “Goal” dell’Agenda ONU 2030, a queste vanno aggiunte delle misure trasversali che comprendono Politiche e Misure per Lavoro e Impresa, una nuova Politica Territoriale, un nuovo Metodo Cooperativo di Attuazione e Alleanze.
Politiche e Misure per Lavoro e Impresa
è necessario un processo di maturazione, anche culturale, del tessuto di micro, piccole e medie imprese al Sud attuabile dando impulso agli investimenti in tutto il loro ciclo di vita, assicurando la piena operatività delle risorse presenti nel Fondo Nazionale Innovazione, e attraverso una collaborazione già avviata con Cassa Depositi e Prestiti sulle imprese e le infrastrutture nel Mezzogiorno.
Le misure già avviate o da avviare nel 2020 sono quelle di un Incentivo all’occupazione femminile attraverso tre anni di sgravi contributivi per le nuove assunzioni a tempo indeterminato; un credito di imposta per investimenti al Sud di 675 milioni, solo per il 2020, per incentivare l’acquisto di macchinari e attrezzature funzionali all’innovazione e alla crescita; “Cresci al Sud” che prevede una serie di linee di interventi su equity, debito e filiera attraverso investimenti per 150 milioni nel 2020 e altri 100 nel 2021; il “Protocollo Sud” con Cassa Depositi e Prestiti che incrementerà gli investimenti sull’Equity, la sostenibilità, le infrastrutture; e attiverà fondi specifici per istruzione, infrastrutture sociali, transizione ecologica e trasferimento tecnologico; e il “Protocollo Sud” con Invitalia che investirà in innovazione e crescita delle Piccole Medie Imprese e nella costruzione di un nuovo metodo d’azione che permetta di velocizzare la realizzazione delle azioni e degli interventi del Piano.
Una nuova Politica Territoriale
Il Piano Sud 2030 propone una nuova politica territoriale capace di restituire protagonismo ai luoghi marginalizzati, non solo del Sud e ridurre il divario tra centro e aree interne, spezzando l’attuale situazione di isolamento sia sul fronte digitale che di accessibilità a un turismo sostenibile, attraverso il rilancio della SNAI (Strategia Nazionale per le Aree Interne) con investimenti di 200 milioni aggiunti alla riserva prevista nel nuovo ciclo di programmazione 2021-27; e di 90 milioni per una politica per il sostegno e l’attrazione delle attività economiche, artigianali e commerciali nel triennio 2020-22; già stanziati nella Legge di Bilancio 2020.
La nuova Politica Territoriale, prevista dal Piano, passa anche per una rigenerazione urbana delle Grandi e Medie Città verso la transizione ecologica e alla valorizzazione del patrimonio artistico e culturale capace di affrontare le sfide sfide legate alla povertà attraverso azioni mirate per il miglioramento della qualità della vita nelle periferie e nelle aree marginali, partendo dal recupero e riqualificazione dei centri storici di Napoli, Cosenza, Taranto e Palermo, oltre che del quartiere Scampia; e del “Concorso internazionale di idee” bandito da Invitalia per il recupero dei luoghi di fruizione e produzione della cultura e rendere le città.
Infine sono in programmazione grandi progetti sull’Area UNESCO di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata; sul Parco archeologico di Sibari e il Museo della Sibaritide; e sull’Acquario mediterraneo a Taranto.
Un nuovo Metodo Cooperativo di Attuazione
Per la realizzazione del Piano è necessario un nuovo metodo cooperativo di attuazione rafforzata, per assicurare tempestività e qualità degli investimenti previsti, oltre che nella definizione e attuazione dei programmi di investimento e degli interventi.
Il nuovo Metodo sarà incentrato sul Rafforzamento del presidio centrale, attraverso l’istituzione di Comitati di indirizzo, un Piano di Sviluppo e Coesione (PSC) nazionale per ciascuna missione più uno per la rigenerazione amministrativa; una cooperazione rafforzata tra centro e amministrazioni locali; l’Attivazione dei centri di competenza nazionale (Agenzia Coesione Territoriale, InvestItalia e Invitalia) e ricorso a centrali di committenza e qualificate stazioni appaltanti (nazionali e locali); la Semplificazione delle procedure di gestione dei PSC; e un Partenariato attivo per offrire pubblicità delle informazioni e garanzie di legalità.
In sintesi “il nuovo Metodo” si fonda su una cooperazione verticale che dovrà accompagnare nelle varie fasi di sviluppo tutte le azioni previste dal piano, anche grazie all’attivazione di Task Force di supporto e di un fondo per la progettazione; il tutto sarà monitorato per garantire trasparenza e legalità, oltre che per permettere una chiara valutazione dello stato di avanzamento degli interventi ed eventualmente di migliorarli. Il Piano prevede, inoltre, l’assunzione di diecimila giovani, con competenze specifiche, che avranno il compito di supportare le amministrazioni.
Le Alleanze
Il Piano Sud 2030 è il frutto di un lungo processo di incontri e collaborazioni che hanno portato alla stesura di un programma decennale che potrà vedere attuazione solo con il protrarsi di questo spirito di collaborazione incrementando il numero di alleanze nel perseguire gli obiettivi, che ha già visto coinvolti Commissione Europea, Presidenza del Consiglio, Ministri, parlamentari, partiti e movimenti, amministratori locali, parti economiche e sociali, mondo della cultura, Università e centri di ricerca, terzo settore, volontariato e cittadinanza attiva; adottando un metodo di coinvolgimento permanente e strutturato di tutte le parti.
Il piano punta a costruire una rete dei talenti per il Sud attraverso un’alleanza tra chi è al Sud e chi dal Sud è andato via, per la diffusione di esperienze, conoscenze, buone pratiche e partnership imprenditoriali, utilizzando piattaforme digitali.
Per avere una reale efficacia nell’attuazione del Piano sarà costituito un Osservatorio Sud 2030, con la partecipazione di rappresentanze del mondo della cittadinanza attiva, dei saperi, delle amministrazioni e delle parti economiche e sociali, di tutto il territorio nazionale; e con l’obiettivo è di creare momenti di dialogo sul
perseguimento delle missioni di sviluppo e coesione, sull’aggiornamento delle strategie di intervento e sulle soluzioni necessarie al superamento delle criticità emergenti.