Zagor “Il passato di Tonka”, la recensione di Romano Pesavento
Dal primo aprile è arrivato in edicola lo Zagor mensile n.768, “Il passato di Tonka”, edito dalla Sergio Bonelli Editore, con soggetto e sceneggiatura di Jacopo Rauch, disegni di Raffaele Della Monica e copertina Alessandro Piccinelli.
L’albo si apre con una suggestiva scena di caccia nella lussureggiante foresta di Darkwood; un giovanissimo Tonka caccia con i suoi compagni.
La nota peculiare e avvincente della storia è costituita dalla continua sovrapposizione di piani temporali e narrativi in cui le vicende del passato e del presente procedono parallelamente per poi intersecarsi e rispondere a una serie di interrogativi relativi ai fatti accaduti.
Era giusto che Tonka, in quanto miglior amico di Zagor, escluso Cico, avesse lo spazio che meritava e che si facesse luce su alcuni suoi aspetti retrospettivi. È piuttosto condivisibile anche la scelta di non creare il ritrattino “agiografico” del nostro capo indiano adolescente; per quanto in gamba, manca di esperienza, non è il più forte e nemmeno il più saggio; appunto la sua evoluzione, attraverso molteplici avventure ed esperienze formative, lo condurrà a essere l’uomo maturo, coraggioso e responsabile che conosciamo. Anche nella presente avventura non mancano le battute spiritose di Cico e la figura carismatica di Zagor, ma entrambi i protagonisti vengono giudiziosamente messi in secondo piano per far catalizzare l’attenzione del lettore sul percorso formativo di Tonka e sul significato dell’essere adulto.
L’avventura è garantita dalla presenza dell’enigmatico e feroce “Spettro nero”, la cui dipartita, forse fasulla, come eventualmente appureremo nelle avventure successive, costituisce motivo di attesa e sicuramente linfa per gli sviluppi successivi.
La domanda che ci propone implicitamente il valido sceneggiatore Jacopo Rauch è: il capo dev’essere quello più forte e muscoloso? Ai posteri l’ardua sentenza.
Realistici i disegni di Della Monica che non difettano mai di atmosfera e profondità; efficace nelle scene di azione e apprezzabile nella sua versione personale di Zagor e Cico, che però non tradisce né smentisce i canoni aurei dei nostri eroi.
Bella la copertina di Piccinelli, con uno Zagor meditabondo e lo sfondo occupato dal profilo volitivo e fiero di Tonka.
Prof. Romano Pesavento