Indietro tutta

Indietro tutta

Di F. Violi

Messo da parte il dossier riarmo, per il momento, l’attenzione politica dell’Europa e dell’Italia si sta concentrando sui dazi che il presidente americano sta imponendo alle merci provenienti da tutto il mondo che entrano sul suolo americano. Aldilà dei numeri e delle percentuali variabili a secondo dei beni, l’incertezza economica sui mercati ha provocato il crollo delle borse mondiali che hanno bruciato l’equivalente di diecimila miliardi di dollari in qualche giorno, oltre dieci volte il prodotto interno lordo di una nazione come l’Italia.

La politica americana è diventata imperialista  concentrando il potere nelle mani di una sola persona che, una volta ottenuto il consenso popolare, si sente autorizzata ad adottare una strategia criminale per guidare il paese che sta perdendo l’egemonia del potere economico  sul mondo . Trump vorrebbe riportare in America le fabbriche che sono collocate in varie parti del mondo per rafforzare la sua economia, senza considerare che il mondo è ormai interconnesso e ciascun paese non può fare a meno di un altro e le sue formule non possono contrastare la globalizzazione e finiranno per creare danni anche alla stessa sua nazione. Egli vuole  che le multinazionali spostino le fabbriche sul suolo americano, in modo da produrre li i beni che adesso l’America importa. Crede che con un semplice “genialata” risolve il problema del deficit import-export. Ma le industrie e le produzioni agricole hanno bisogno di operai e lui scaccia la manodopera straniera, c’è bisogno di innovazione e sperimentazione continua e lui licenzia gli scienziati che fanno ricerca, sono necessarie catene di approvvigionamento di componenti che vengono da diverse parti del mondo ma sono colpiti dai suoi dazi.

In poche parole rischia di darsi la zappa sui piedi, cioè rischia ugualmente il crollo della sua stessa economia. Non contento cancella i protocolli sui cambiamenti climatici, riapre le miniere di carbone per produrre energia, mentre spinge al massimo le produzioni di gas e petrolio per fare un dispetto al suo predecessore, tanto per lui il riscaldamento globale è una invenzione degli scienziati.

Fa eco al di qua dell’atlantico il nostro governo con la premier che da una parte dice che i dazi sono una misura completamente sbagliata, ma sotto sotto tifa per Trump perché la pensa allo stesso modo: ha in testa idee di egemonia, di concentrazione del potere in una sola persona, circondata da una schiera di vassalli che non fanno che ripetere all’infinito le sue stesse parole, mentre lei stessa si prostra  e va ad incontrare il presidente americano, non tanto per ottenere condizioni favorevoli sui dazi per l’Italia (argomento  che dovrebbe essere trattato a livello europeo) ma per una sorta di sudditanza, un modo per ribadire che ha le stesse ideologie in contrasto con le politiche dell’Europa, considerata parassita, dallo stesso Trump.

Nel frattempo stanzia 25 miliardi per sostenere gli industriali che sono messi in difficoltà dai dazi. Ma gli industriali sono in difficoltà da tempo e la produzione industriale è in calo da più di due anni a causa del caro energia. Provvedimenti sulle bollette non sono previsti pur essendo possibili riforme strutturali. A cosa serve dare un contributo agli industriali? Probabilmente a delocalizzare la produzione in altri posti America, Asia, Turchia, dove l’energia costa meno, altro che “ made in Italy”! Ma dove prende tutti questi soldi? Dal PNRR e dai fondi di coesione, soldi che erano destinati alla conversione energetica che il nostro governo combatte strenuamente contro l’Europa, che vorrebbe mettere al bando i motori termici entro il 2035. Gli esponenti del governo dicono che contrastano “i dazi che l’Unione Europea si è autoimposta, che porterebbero al suicidio della stessa”. Qualcuno pensa invece che proprio facendo  il gioco di Trump si distrugge l’Europa, e non solo, se si abbandona la moratoria sui combustibili fossili, si va verso la distruzione del pianeta intero prima ancora di arrivare al 2035 a causa del riscaldamento globale, altro che nel 2100, come era stato inizialmente previsto!

Insomma Trump, dopo essere stato eletto dagli americani, si sente autorizzato a fare quello che vuole, procede per tentativi consigliato da complici privi di scrupoli, dice che farà l’America  grande , che ci sarà una nuova “età dell’oro”: l’America passa da una forma di governo democratico ad un impero, diretto da una sola persona come duemila anni fa è successo a Roma  con il passaggio dalla repubblica all’impero con l’ascesa al potere di Augusto. Di colpo sono stati cancellati quei 2000 anni di storia e di battaglie per i diritti. Di nuovo hanno bisogno di dividere per classi la popolazione con gli schiavi, il ceto medio e i ricchi, come allora, hanno bisogno di  campagne di conquista di territorio in barba alle norme di diritto internazionale che erano state scritte per evitare guerre e controversie tra le nazioni. Ci eravamo illusi che potesse esserci la pace mondiale e la globalizzazione, cioè il libero scambio di merci e beni per il benessere di tutti, oggi è in atto invece una guerra commerciale a colpi di Dazi e contro dazi soprattutto tra Stati Uniti e Cina che potrebbe essere il preludio ad una guerra combattuta con le armi.

Guerra che si sta combattendo già in Ucraina, che un regime concentrato nelle mani di una persona, Putin,  ha scatenato quasi senza preavviso e non finirà prima di  aver messo in subbuglio il mondo intero, benché Trump promette di farla finire. Ma non riesce (o non vuole) nemmeno a bloccare il genocidio nella striscia  di Gaza che un altro despota, l’amico Netanyahu, ha scatenato per rappresaglia, figurarsi se riesce a risolvere il conflitto in Ucraina! Il potere assoluto produce conflitti, come sempre la storia ci insegna, e ha bisogno dei conflitti per sopravvivere, ha bisogno di crearsi un nemico, altro che riforme epocali, è formato da un tiranno e da una  classe egemone che decide per i tutti gli altri i quali, succubi, danno  loro consenso elettorale  spesso votando per un solo “ partito”.

La Comunità Europea era nata con un altre prospettive, i singoli paesi guidati da regimi democratici, hanno contribuito, con le loro Costituzioni, ai valori fondanti della stessa, alla libera circolazione dei cittadini e delle merci in tutti gli stati membri e alla libertà di parola e di idee. Ultimamente però alcuni paesi, tra cui il nostro, non possono essere considerati liberali, non sono  cambiate le Costituzioni, ma i governanti le interpretano in modo aleatorio promulgando leggi e decreti che non le rispettano; inoltre c’è la tendenza al nazionalismo, alla chiusura dei singoli paesi su se stessi che è proprio il contrario del processo di integrazione che renderebbe l’Europa forte e autorevole a livello mondiale. Trump ha deciso in maniera inaspettata di sospendere temporaneamente per 3 mesi i dazi che aveva deciso contro l’Europa mentre infierisce da subito contro la Cina con dazi sempre più alti. E’ probabile che in questo periodo di tregua chiederà all’Europa di applicare gli stessi dazi alla Cina, ma l’Europa può fare a meno delle merci cinesi? Probabilmente no: importiamo computer, telefoni, tablet, piccoli elettrodomestici, sistemi di illuminazione, e altri sistemi tecnologici che non siamo in grado di produrre (o almeno non in tempi brevi) quindi ci troveremmo completamente spiazzati.

Continua invece la battaglia di alcuni partiti contro il riarmo, contrari totali sono guarda caso i Cinque Stelle e la Lega di Salvini che, pur facente parte della coalizione di governo, è contraria a spendere soldi per comprare armi mentre  dichiara che una difesa comune Europea è impossibile. Già, i leghisti, invece, ritengono possibile  il ponte sullo Stretto, e non si preoccupano di spendere risorse per realizzarlo invece di utilizzarle per fini sociali o opere più urgenti!

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