Bivongi riscopre la “manna”, un patrimonio culturale da tutelare e valorizzare

Bivongi riscopre la “manna”, un patrimonio culturale da tutelare e valorizzare

di Mario Murdolo

A Bivongi si è svolta una tavola rotonda dedicata alla tutela del patrimonio immateriale del territorio. La manna, linfa naturale estratta dalla corteccia del frassino, dal sapore dolce e delicato, è un prodotto da tempo abbandonato come coltivazione, ma che rientra a pieno titolo nel patrimonio immateriale locale sotto il profilo antropologico e culturale, rendendone necessario il recupero. Questo il tema centrale dell’incontro che, nella sala del Rural Center di Bivongi, ha visto la partecipazione di sindaci, operatori agricoli, antropologi e specialisti del settore, i quali hanno approfondito le moderne potenzialità della manna. L’evento è stato promosso dal Gal Terre Locridee, in collaborazione con l’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale e i comuni di Bivongi, Stilo e Pazzano.

Alla tavola rotonda hanno preso parte il sindaco di Bivongi, Grazia Zaffino, quello di Pazzano, Franco Valenti, il vicesindaco di Stilo, Maria Vittoria Tirotta, l’architetto Domenico Schiava, lo studioso Orlando Sculli, il produttore di manna Giulio Gelardi, gli antropologi del MIC Virginia De Silva e Fabio Fichera, e il direttore del Gal Terre Locridee, Guido Mignolli. Da remoto sono intervenuti Cinzia Marchesini e Leandro Ventura dell’Istituto Centrale di Demoetnoantropologia. A coordinare i lavori è stato il presidente del Gal Terre Locridee, Francesco Macrì. L’incontro ha permesso di approfondire il valore storico e culturale della manna e di riflettere sulle strategie per la sua salvaguardia e valorizzazione. Utilizzata nei settori alimentare, cosmetico e farmaceutico, è nota per le sue proprietà salutari e disintossicanti. In Calabria, la produzione della manna risale al 1200, ma già nel 1700 se ne perde traccia, mentre in Sicilia, nelle Madonie, la raccolta continua con metodi tradizionali, nonostante la concorrenza delle alternative industriali abbia quasi fatto scomparire questa attività.

Gli esperti intervenuti hanno concordato nel ritenere la manna un prodotto simbolo della Vallata dello Stilaro, meritevole di essere recuperato in Calabria e Sicilia, dove Giulio Gelardi ha avviato una produzione di nicchia. È emersa, infine, la necessità di non considerare la manna esclusivamente come un prodotto commerciale, ma di valorizzarne il legame con la tradizione, la cultura e l’antropologia del territorio. Il suo futuro dipende da una riscoperta del valore storico e ambientale, inserendola in un contesto più ampio di sviluppo sostenibile e tutela della biodiversità locale.

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