Ammendolia sul libro di Di Landro: “Un’opera preziosa per tutti i cauloniesi”
Ho letto con grande attenzione il nuovo libro di Giovanni Di Landro “Periodo quaresimale e Settima Santa a Caulonia” pubblicato da “Calabria Letteraria Editrice”. L’autore ha fatto una ricerca molto approfondita sull’argomento trattato, riportando con puntualità le funzioni religiose ed i riti oltre agli antichi calendari. Ha inoltre trovato documenti, finora sconosciuti, che ci fanno meglio comprendere le origini e le vicende dei riti religiosi legati alla pietà popolare.
Non tutti avrebbero potuto scrivere il libro con la stessa partecipazione emotiva perché non tutti hanno la fede religiosa dell’autore, lo stesso amore per Caulonia, e così tanta nostalgia per il tempo in cui i riti cauloniesi raggiunsero punte di partecipazione oggi impensabili.
Va dato merito a Giovanni Di Landro di aver scritto un libro prezioso per tutti i cauloniesi, credenti o non credenti, dal momento che riti e funzioni appartengono alla Storia e sono patrimonio dell’intera comunità. I protagonisti delle pagine narrate sono le generazioni che hanno partecipato alle processioni nei secoli scorsi, nel dopoguerra e a coloro che vi partecipano ancora oggi.
Alcuni relatori si son posti la domanda: è possibile far rivivere quei momenti? No. Lo dico umilmente, non è possibile dal momento che quelle manifestazioni erano legati ad una determinata organizzazione della società e ad un particolare fase della nostra storia e quindi da non considerare “eterni” o “immodificabili”. Lo hanno ribadito alcuni vescovi come Perantoni ( che forse non sempre comprese la comunità religiosa di Caulonia) e Carlo Maria Bregantini che invece ebbe il merito di indicare alla Chiesa della Locride nuovi orizzonti . Ma lo aveva capito Frate Cristofaro che negli anni “Cinquanta” sconvolse letteralmente la comunità religiosa di Caulonia sganciando la Fede dai soli sentimenti di rassegnazione, sofferenza e morte per proiettarli nella dimensione di una giusta felicità, di amore tra tutti gli uomini, e di bellezza del Creato.
Leggere il libro di Di Landro per me è stato ripercorrere una via conosciuta e l’ho fatto con una certa nostalgia avendo vissuto intensamente e dall’interno quei riti e quelle funzioni. Tremando al cupo canto di cento cupe voci maschili che rammentavano a tutti“ricorda che abbiamo da morire e nui non saapimu l’ura quandu…e se oggi siamo in figura domani saremo in sepoltura”. Mi terrorizzavano… ma la grande fede mi forniva l’antidoto al terrore , infatti quando andavo a letto per rimuovere il sentimento di morte recitavo: “Gesù mi metto nelle tue mani , pigliami tu, tienimi stretto fino a domani!”
Vorrei farlo ancora oggi ma non posso. Invece ho potuto leggere le belle pagine di Giovanni Di Landro che mi hanno regalato momenti di grande pace interiore, di intima tenerezza, e anche di riflessione sul tempo che inesorabilmente corre verso la meta. Ignota per me…nota per Giovanni che ancora ringrazio.
Ilario Ammendolia