Aiello: “Solidarietà a Carchidi, il giornalista di Cosenza ammanettato con la forza dalla polizia per non aver esibito i documenti”
Di Pasquale Aiello
Se giri per Cosenza, ti imbatti in Gabriele Carchidi e non lo riconosci, delle due una. Sei ubriaco strafatto oppure non sei cosentino o anche calabrese e neanche un buon navigatore. Carchidi ex speaker del glorioso Cosenza calcio, nonché direttore del famoso blog ‘iacchitè’ conosciutissimo in rete per le inchieste che spaziano dalle logge massomafiose alle influenze dei colletti bianchi, dalla corruzione politica e della borghesia imprenditoriale ai crimini istituzionali alla scelleratezza burocratica e tanto altro.
Probabilmente per molti che usano il web solo per ‘cazzeggiare’ o correre dietro ai ‘like’ è semplicemente uno sconosciuto, ma quanti vogliono conoscere e approfondire quello che succede intorno, in Calabria e soprattutto nell’alto ionio, sanno che Carchidi è un giornalista vero, coraggioso, intrepido e con la schiena dritta, che scova ogni ingiustizia commessa contro chiunque in qualsiasi posto che riesce a raggiungere e che puntualmente denuncia senza sconti per nessuno.
Succede che, guardando le immagini di un video in rete che francamente provocano sconforto e indignazione, sabato scorso presso il quartiere San Vito, mentre cammina per strada, alcuni agenti in divisa, secondo la sua testimonianza, lo fermano e gli chiedono i documenti. Gabriele Carchidi non li esibisce. Alla domanda del perchè della richiesta, scatta il fermo con la forza fisica, scaraventandolo per terra, all’americana, per intenderci, che richiama alla mente il fermo e la conseguente morte di George Floyd a Minneapolis.
Così, senza chiarimenti, solo per non aver mostrato un documento di riconoscimento. Ammanettato, immobilizzato e condotto in questura. Ora uno si domanda, che senso ha questo accanimento senza motivo nei confronti di un cittadino che semplicemente procede per la sua strada. Chiunque può dimenticare i documenti a casa. Ma forse le spiegazioni sono altre e sono da ricercare nel malaffare e la malapolitica che intossicano il cosentino e tutta la Calabria e che il giornalista con prove documentate, da anni, ne denuncia l’esistenza sul suo blog.
Ma più in generale nel clima di tensione che in Italia è stato creato da qualche decennio. Era partita parecchio tempo fa, ma ora col governo in carica, retaggio del ‘ventennio’, si sta accentuando la campagna intimidatoria contro il dissenso e la contestazione, contro la stampa libera senza padrini né padroni. Succede a Cosenza come dappertutto in Italia, per strada, nelle piazze durante gli scioperi, nei luoghi di lavoro.
Fa tutto parte del progetto più ampio che si concretizza nell’attacco ai diritti per annichilire e demolire la volontà di ribellione che contrasta i soprusi, lo sfruttamento, le ingiustizie sociali e la prepotenza di un potere bieco e malvagio. Questi abusi impastati con inaudita violenza, servono al potere per lanciare messaggi di intimidazione a chi non si volta dall’altra parte, non si allinea e continua a denunciare le malefatte delle istituzioni e la spietatezza di uno stato borghese che pensa di operare superando le leggi stesse dello stato.
Questa volta è toccato a Gabriele Carchidi cui va la piena solidarietà, con buona pace di chi, sui social, lo ritiene un diffamatore pluripregiudicato che calunnia e racconta storie false. Ma di sicuro non finisce qua, e i pacchetti sicurezza sulla repressione del dissenso insieme ai trattamenti poco umani riservati ai migranti che il governo sta approntando, ne sono la conferma.