Potere al Popolo Catanzaro: “Basta sfruttamento, i tirocinanti calabresi vanno stabilizzati”
Che la Calabria è terra di sfruttamento, di lavoro nero, di lavoro precario e di caporalato, che rappresenta il vero volto del capitalismo, lo sosteniamo da sempre. Ma nella nostra regione non sono solamente “i padroni del vapore” a praticare lo sfruttamento del lavoro umano come elemento fondante dell’accumulazione capitalista. In Calabria è lo Stato, con la sua articolazione principale che è la Regione, a praticare lo sfruttamento come avviene oramai da 15 lunghi anni per i tirocinanti calabresi, che compongono un enorme bacino di precariato all’interno delle pubbliche amministrazioni (tribunali, scuola, beni culturali e comuni). Donne e uomini, padri e madri di famiglia che lavorano nei servizi pubblici senza garanzie contrattuali. Lavoratori, dipendenti di fatto, che non hanno mai usufruito di un contratto di lavoro e di conseguenza di ferie, malattia pagata, contributi e diritti uguali ai loro colleghi dipendenti a tempo indeterminato. Lavoratori che hanno sopperito alle carenze di organico a causa del blocco delle assunzioni operate dai governi di centro sinistra e di centrodestra nei confronti, soprattutto, degli enti locali. Lavoratori che a causa della loro condizione di enorme precarietà, sempre alla ricerca del rinnovo del “tirocinio”, quindi, ricattabili, sono stati trattati come merce clientelare che il politico di turno ha sfruttato a suo vantaggio. Dopo anni di lotte, anche dure, condotte dai tirocinanti con il sostegno dell’USB, la legge di bilancio 2025 amplia le possibilità di impiego per i tirocinanti: non più solamente gli enti locali, ma tutte le pubbliche amministrazioni.
Si sperava che finalmente questi lavoratori, tirocinanti rientranti nei percorsi di inclusione sociale rivolti ai disoccupati già percettori di trattamenti di mobilità in deroga, potessero essere assunti a tempo indeterminato. Un emendamento propagandato ai quattro venti dai parlamentari del centrodestra, dal Presidente della Giunta Regionale e dai suoi alleati. Siamo alle solite. Si tratta semplicemente di fumo negli occhi, infatti, per gli under 60 è prevista una “dote” di 25mila € che servirà solo per la copertura di un anno e poi resterà tutto sul groppone delle amministrazioni pubbliche, in particolare uno scaricabarile verso gli enti locali. Questi venditori di fumo, fanno finta di non sapere che la legge di bilancio 2025, da loro stessi approvata, penalizza pesantemente gli enti locali e le regioni. La stangata vale oltre 4 miliardi nel triennio, 570 milioni già l’anno prossimo di cui 140 a carico di Comuni e Province. Ma se si aggiunge anche la “rimodulazione dei finanziamenti ad essi assegnati per spese di investimento”, come da definizione eufemistica del ministero dell’Economia, il conto per il 2025 sale a 1,6 miliardi. Per questi lavoratori un contratto di lavoro a tempo determinato è come l’araba fenice: Che vi sia, ciascun lo dice; Dove sia, nessun lo sa.
Ma in Calabria non sarà così per tutti i tirocinanti. Oltre un terzo di questi lavoratori, per intenderci quelli con una età superiore a 60 anni, a seguito dell’accordo sottoscritto in questi giorni tra la Regione Calabria e le organizzazioni sindacali – Cgil, Cisl, Uil e Ugl – che disciplina le modalità di svuotamento del bacino dei tirocinanti di inclusione sociale, saranno obbligati ad accontentarsi di un “sostegno economico”, bontà loro, che ammonta a 631 euro, corrispondenti all’attuale pensione minima contributiva, fino al raggiungimento dell’età minima prevista per la pensione di vecchiaia – attualmente fissata a 67 anni. Un “sostegno” di poco superiore alla soglia di povertà, che porterà dritti alla pensione sociale (ancora minore), in considerazione del fatto che si tratta di persone private di ogni tipo di contributo pensionistico per lungo tempo. Provassero loro, ministri, parlamentari, consiglieri regionali, presidente della giunta regionale e dirigenti sindacali a vivere con questo “sostegno economico” di 631 €. Sono tutti responsabili di ridurre alla fame queste donne e questi uomini, un vero e proprio sfruttamento. È ora che si smetta di giocare sulla pelle di queste lavoratrici e di questi lavoratori, perché è giunto il momento di stabilizzarli e di equipararli a tutti gli altri dipendenti della Pubblica Amministrazione.
Potere al Popolo Catanzaro