Ilario Ammendolia: “La parte migliore del Progetto paese per Caulonia la scriveranno i giovani coinvolgendo l’intera comunità”
Caro Giovanni
Vorrei ringraziare il tuo giornale per aver organizzato il convegno del 28 gennaio scorso sul “Progetto Paese” che non è l’Araba Fenice ma un’esperienza concreta che, malgrado limiti ed errori, ha lasciato il segno. Mi spiego meglio: una o più opere pubbliche non fanno un progetto Paese a meno che queste non siano incastonate in una visione complessiva del futuro.
Il paese nella sua interezza deve essere concepito come un edificio a più piani con i suoi valori e suoi obiettivi posti a fondamento e da cui discende un modo di convivere e di stare insieme rispettando regole comuni e condivise.
Per essere più concreto, faccio un esempio su “Caulonia centro” ma in seguito potremmo parlare di qualsiasi altro angolo del nostro paese.
Un “centro” che da anni conosce un processo di spopolamento comune a tutti i paesi interni calabresi e dell’Appennino, si può fare qualcosa?
Negli anni che vanno dal 2007 al 2012 abbiamo puntato su cinque obiettivi strategici: recupero alloggi privati e degli edifici pubblici abbandonati; paese albergo; salvaguardia dell’abitato; progetto accoglienza; un paese pulito.
Come si può constatare non ho voluto parlare del completo rifacimento di via Vincenzo Niutta o del muro di contenimento e della bellissima piazzetta che oggi porta il nome di Vincent Raschella’ perché sono opere importanti ma non hanno valore strategico.
Sono rimaste parole? Credo che tutti gli obiettivi siano stati centrati e realizzati.
Questo ha consentito di salvare l’intera zona San Giuseppe con le sue abitazioni che altrimenti sarebbero andati incontro a sicura rovina, di iniziare, (credo primo paese della Locride) la raccolta differenziata; di recuperare alloggi, di fittarne altri, di recuperare il vecchio carcere; di rallentare la decrescita.
Premesso che non rivendico alcun merito personale, potrei domandare: conoscete qualche centro interno della Locride che ha realizzato di più negli stessi anni?
Io no!
Resta il problema della strade di collegamento tra gli altri centri storici della Locride e che non può essere affrontato da un solo Comune.
Noi abbiamo impostato tre pratiche :1) insererimento della pedemontana Stilo-Caulonia-Gerace-Benestare nel progetto d’urto della Locride ; la firma di un protocollo di intesa per la strada Caulonia centro – Fabrizia – Nardodipace.
Infine ed assieme al Comune di Roccella, il rifacimento della strada di Caulonia centro – Candidati – Roccella e che avrebbe dovuto collegare con servizio di navetta, in alcuni momenti dell’anno, il porto delle Grazie al nostro centro storico.
Come vedete il progetto prende forma ma non è ancora sufficiente.
Perché il “progetto ” richiede sempre una verifica sul campo che noi non abbiamo avuto il tempo di avviare e, ancor più, pretende una popolazione attiva, solidale, entusiasta di realizzare qualcosa che resterà dopo di noi.
Non ci può essere progetto Paese scisso dai cittadini.
Per esempio, che serve il paese albergo se le Chiese sono chiuse? Se qualche giovane non si misura con un moderno artigianato? Se non si espongono le pagine più belle della nostra storia? Se non si producono prodotti tipici? Se le colline vanno incontro alla desertificazione? Se la “via sacra” e le edicole votive non hanno alcun impatto con lo sviluppo del paese?
Obbedendo alla logica di progetto paese, ho ipotizzato e proposto una drastica riduzione di consumo del suolo in Marina in favore di un recupero dell’immenso patrimonio abitativo che va in rovina nel centro e nelle due frazioni un tempo più popolose; l’acquisizione di nuovi edifici al patrimonio immobiliare del Comune per cederlo a un prezzo simbolico a giovani coppie in cerca di abitazione avanzando alla Regione la richiesta per supportare tale scelta. Pratica che abbiamo spesso utilizzato perché il Comune ha la possibilità di interloquire con la Regione con pari dignità istituzionale.
Per ragioni di spazio mi fermo ma non senza dire che condizione indispensabile per ogni discorso é che bisogna essere PAESE e non si è paese distruggendo quello che altri fanno; disgregando quello che altri cercano di unire; restando passivi ed inerti ma sempre pronti a criticare ciò che altri realizzano.
L’ aggregazione, soprattutto nel centro storico, è una necessità che noi non abbiamo per nulla trascurato come potrebbe testimoniare il nostro Giuseppe Roccisano, instancabile animatore dell’oratorio o don Bruno Sculli col quale abbiamo collaborato, in silenzio, affinché nessuno restasse indietro.
Non mi soffermo sull’importanza di azioni come la convocazione a Caulonia, e per più volte, del “comitato per l’ordine e la sicurezza” in seguito ad alcune rapine alle rivendite tabacchi e ad altri fatti di cronaca che hanno turbato la nostra comunità; il Busto di Campanella e il valore dell’Utopia; la riscoperta della storia comune col bassorilievo ai Martiri di Gerace, i dipinti dolosamente distrutti; il modesto”museo dei briganti; la targa (che avrebbe dovuto essere provvisoria) con i nomi dei poveri giovani caduti nelle guerre; la mostra fotografica permanente. La bellissima riproduzione dell’affresco bizantino dinanzi alla Chiesa di San Zaccaria.
Avrei voluto dire di più ma è impossibile in una lettera. Premesso che il progetto non è il mio ma frutto di una esperienza collettiva e di una storia, se qualcuno mi chiedesse cosa voglio in cambio di quei 5 anni della mia vita risponderei che mi appaga soltanto l’idea che i giovani sapranno dimostrare che la parte migliore del “progetto Paese” deve essere ancora scritta e la scriveranno loro coinvolgendo l’intera comunità.
Vorrei inoltre che fosse risparmiato loro l’odiosa indifferenza e l’infame maldicenza che, come ha scritto un parroco nella sua lettera di commiato, sono un cancro che penetra nelle ossa e oscura ogni altra virtù.
Per il resto non ho assolutamente nulla da chiedere.
Grazie per l’ospitalità
Ilario Ammendolia