Aiello: “Report esempio di giornalismo serio, la politica dovrebbe tutelarlo”

Aiello: “Report esempio di giornalismo serio, la politica dovrebbe tutelarlo”

Di Pasquale Aiello

La trasmissione Rai di informazione pubblica più vista, più cercata sulle piattaforme sociali, la più apprezzata nelle indagini di gradimento, la più amata dai giovani e considerata modello vincente nel panorama del giornalismo investigativo, Report, prosegue a fare audience molto alti con milioni di telespettatori, ma continua pure a collezionare cause civili e querele da parte di una (im)prenditoria ingorda e di una politica malata e multicolore, perchè svela altarini e malefatte, sfruttamento e lavoro malpagato, loschi affari di mafia e ndrangheta e tutto il business legato al consorzio mafiomassopolitico con le inchieste che riesce a confezionare grazie a un validissimo giornalista-conduttore e al suo team di coraggiosi e audaci collaboratori.

Un programma, preso di mira per essere autenticamente antisistema, perché denuncia i ‘pensieri malati’ della borghesia industriale in base ai quali si utilizzano risorse in modo improprio a scapito dei lavoratori sottopagati e della sicurezza sul lavoro, ma anche perchè schierato a difesa della legalità e dei diritti. Tanti (im)prenditori, ‘marchesi del grillo’ che mortificano e umiliano i propri dipendenti per poter ostentare macchine di lusso, yacht, pellicce e soggiorni in alberghi a 5 stelle e anche tanti politici membri del parlamento o addirittura di governo autori di continue buffonate, che sfornano delibere e provvedimenti coperti con soldi pubblici per giocare alla guerra o peggio per deportare i migranti, hanno la sfrontatezza e la sfacciataggine di schernire il lavoro dei giornalisti seri e coscienziosi con minacce e insulti e magari usando pure l’attrezzo meschino della ‘querela temeraria’ contro di essi, colpevoli semplicemente di svolgere correttamente il proprio lavoro senza lacci e laccioli di regime ponendo domande per raccontare alla gente tutto ciò che accade intorno.

Impresari e dirigenti aziendali ammatassati con la politica, che spaziano dall’editoria alla formazione, all’edilizia, dalla finta salvaguardia degli animali e dell’ambiente, fino alla ristorazione e il turismo, il cui ruolo coincide molto spesso con cariche politiche o di governo e che pascolano, presumibilmente succhiando per di più risorse pubbliche, parte delle quali, per mezzo di stregonerie finanziarie, tornerebbero nelle casse di partiti compiacenti sotto forma di donazioni, in un sistema putrido retto da governi infiltrati dalla massomafia, neanche si nascondono più, ma sentono il bisogno di manifestare il proprio grado di ‘cazzimma’ e di gratificazione personale mostrando al mondo tutta la propria opulenza prodotta sulla pelle dei lavoratori e impastata di insolenza e prepotenza.

Esecrabili dimostrazioni, che evidenziano purtroppo l’attuale capovolgimento o addirittura crollo di valori che sta attraversando il tempo attuale in cui viviamo. Dare sempre le notizie, come servizio pubblico, anche quando sono scomode, perché i cittadini hanno il diritto di essere informati e consapevoli, è la propensione e l’orientamento di Report fin dai tempi di Milena Gabanelli continuata fino a oggi con Sigfrido Ranucci, e per questo la politica dovrebbe tutelarlo. Ma, paradossalmente, è proprio questo il motivo per cui il programma, invece, da sempre è sottoposto a un bombardamento di fuoco che ha prodotto finora centinaia di procedimenti giudiziari e richieste economiche di risarcimento per milioni di euro.

Un assalto che è sempre rimbalzato contro un muro di gomma senza gravi condanne o conseguenze, ma soprattutto senza mai raggiungere il fine ultimo che si tradurrebbe nel sopprimere un programma scomodo e imbarazzante per il potere.

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