L’ultima provincia
Di Francesco Violi
Il Sole 24 Ore ha stilato la classifica della qualità della vita delle province italiane, naturalmente, come già in passato la nostra provincia è risultata ultima in classifica, In Italia e in Europa. Come ben sappiamo le provincie sono state sostitute dall’organismo geopolitico “ Città Metropolitana” con capoluogo Reggio per cui tutte le attività politico-economiche coinvolgono un certo numero di sindaci, che quindi normalmente fanno altro. Il riordino è stato chiaramente voluto per ragioni puramente economiche non funzionali. Il sindaco di Reggio ha criticato la classifica del Sole: In sostanza ha detto che i parametri su cui si basa la classifica non tengono conto di molti parametri e spesso sono vaghe . La reazione del giornale è stata veemente e rabbiosa, hanno detto, riassumendo, che il loro lavoro è meticoloso è si basa su dati raccolti durante tutto l’anno, e che la nostra regione esce con le “ossa rotte”, che ci vorranno 40 anni per raggiungere i livelli accettabili di sviluppo e qualità della vita delle regioni “virtuose”. Non proveremo mai a schierarci in questa scaramuccia, a parte il fatto che la “qualità della vita” non è una scienza esatta. Proviamo ad descrivere l’ambito un cui questo ennesimo schiaffo ricevuto dalla nostra provincia e lasciamo al lettore le conclusioni. Proprio 40 anni sono passati, o forse qualcuno in più, quando passeggiando, negli gli ultimi giorni di agosto in un improbabile lungomare che si svuotava ogni giorno di più di turisti “di ritorno “ che rientravano, finite le ferie, al lavoro nelle città del nord, dicevamo tra amici: – ci verranno 40 anni almeno perché le cose cambino e non bisognerà partire più per inseguire un pezzo di pane -. Sono passati… Ma niente è cambiato. I “media” oggi dicono la stessa cosa, ma se ne sono accorti solo ora? Tra 40 anni, per chi vivrà, qualcuno ripeterà la stessa cosa, e altri 40 anni saranno passati invano. Liquidare la faccenda in questo modo è inaccettabile e paradossale, sbagliata è la conclusione del Sole 24ore, come lo era la nostra riflessione di allora.
Osserviamo la situazione attuale dal punto di vista economico sociale. La storia della nostra terra si è sempre basata su una attività principalmente rurale in un contesto difficile con territori impervi e poco produttivi, per di più spesso non di proprietà, pertanto appena si è presentata l’occasione di trovare un lavoro altrove, magari nell’industria che si sviluppava dopo la seconda guerra mondiale, gli abitanti dei villaggi hanno abbandonato la vecchia casa isolata inseguendo il benessere lontano, chi nell’Italia del nord chi in America, chi nel nord Europa. Come possiamo dar loro torto. Qualcuno è rimasto a sacrificarsi, rassegnato a crescere i figli che a sua volta sarebbero andati altrove: quasi nessuno di loro rimaneva a continuare l’attività dei padri che fosse coltivare la terra o una qualche attività artigianale, perché l’industria, o almeno la grande industria, non ha mai preso piede nella nostra terra ad eccezione di qualche oleificio rudimentale e di qualche laboratorio per ricavare l’essenza del bergamotto e poco altro. Troppo poco, e se si aggiungono le speculazioni attorno ai prodotti di trasformazione dei prodotti della terra, il gioco non valeva la candela. Il territorio stesso è stato sempre trascurato da politici incapaci o troppo intenti a curare i loro interessi personali piuttosto che quelli per i quali si facevano e si fanno eleggere. Le vie di comunicazione inadeguate per collegare i piccoli centri fra di loro ne tanto meno con le città più grandi. Pochissime migliorie in decine di anni.
Se a questo si aggiungono i cambiamenti climatici che hanno reso arido il territorio, specie nella parte ionica provocando il progressivo abbandono di coltivazioni, come il gelsomino e perfino di una specie resistente come l’ulivo, ( solo la coltivazione del bergamotto resiste in qualche modo come monocultura) è chiaro che la sostenibilità economica delle famiglie è sempre più compromessa. Qualcuno dirà che si poteva e si può sviluppare il turismo, almeno nel periodo estivo, ma le iniziative sono troppo frammentate, poco professionali, senza collaborazione tra comuni e cittadini, tanto per dirne una: non esistono alberghi lungo la costa Ionica , non esiste un modo efficace per raggiungere il mare dai paesi attraversati da una ferrovia a binario unico che costituisce una barriera. Ma quanto costa una passerella, o un sottopasso? L’unica strada di collegamento, la 106, è più o meno quella costruita più di cento anni fa. Andrebbe ammodernata, nel tratto Reggio-Catanzaro sono previsti più di 7 miliardi di euro, ma non è finanziata. Per quanto riguarda la ferrovia è stata ammodernata, già diversi decenni fa nel tratto Reggio- Melito con doppio binario. Poi più nulla. Oggi si parla di elettrificazione a binario unico per il restante tratto Melito- Catanzaro ma, probabilmente, non sarà mai finanziata, oltre che non porterebbe benefici importanti.
Il sistema scolastico non è efficace, in un territorio che si spopola sempre più, le poche scuole rimaste sono accorpate in Istituti di Istruzione che non tengono conto né dell’offerta didattica né delle distanze territoriali, ma solo del risparmio. Ecco che, dopo la perentesi del covid, quando era necessario mantenere le distanze per limitare i contagi tra studenti, si ritorna alle classi pollaio riducendo l’efficacia di un’istruzione già in difficoltà nell’ inseguire giovani ammaliati da tecnologie comunicative che privilegiano “ l’apparire” privo di contenuti culturali, talvolta forviante, rispetto a “l’essere” cioè alla consapevolezza e alle aspirazioni per il futuro di studenti che vivono alla giornata rinviando la propria crescita culturale. Capacità, conoscenze e competenze sono i pilastri su cui si basa un sistema istruttivo efficace. La capacità dipende da esperienze e conoscenze pregresse e dalle basi anche in ambito famigliare, le conoscenze dipendono dalla volontà studente e dall’efficacia nell’acquisire quelle nozioni nelle varie discipline che serviranno per affrontare ulteriori studi o per il lavoro.
Le competenze, invece, riguardano l’applicazione di quello che si è appreso per la risoluzione di problemi e nella vita reale; Nella valutazione OCSE, che misura appunto questi parametri, risulta che il meridione è agli ultimi posti in Europa. Qui si evidenzia una mancanza di motivazioni e l’assenza di una sana competizione nella nostra scuola, che non scoraggi gli studenti, ma nel contempo eviti un eccessivo supporto da parte dei docenti che impedisce una preparazione autonoma. Molti giovani dopo le superiori, vanno a studiare altrove trovandosi ad affrontare situazioni e stimoli diversi, alcuni falliscono, ma molti di più riescono e si inseriscono nel mondo del lavoro, spesso anche all’estero, ma come? Con quella valutazione OCSE…? Peccato che non ritorneranno mai a risollevare le sorti della terra che li ha cresciuti.
Se osserviamo la sanità, nella nostra regione la situazione non è rosea con i commissariamenti che si susseguono da almeno 20 anni che non sono stati sufficienti a risanare i debiti neanche con la chiusura di parecchi ospedali e il ridimensionamento di altri con la chiusura di molti reparti . I tre grandi centri Reggio, Catanzaro e Cosenza sono gli unici in cui negli ospedali sono presenti tutti i reparti. Spesso i cittadini per curarsi o perfino per partorire devono fare centinaia di chilometri. Gli ospedali dei centri più grandi sono spesso affollati e i sanitari trattano in modo scortese i pazienti, forse perché hanno troppo lavoro. Eppure basterebbe che per le cure ordinarie e quelle programmate fossero attivati gli gli ospedali di provincia in modo da diminuire il lavoro nelle strutture del centri più grandi, invece no, gli ospedali sono al collasso per la mancanza di personale e si cerca di accentrare le cure, allo stesso modo della scuola, con l’unico obiettivo del risparmio, così i ricchi si rivolgeranno ai privati anche se questi ultimi non curano le patologie più gravi.
Rifiuti: La raccolta differenziata non decolla nei grandi centri e in molti centri piccoli: cittadini non la fanno se non sono ben informati. Le amministrazioni elette con a capo un sindaco, hanno ottenuto buoni risultati; in altri paesi, forse perché commissariati, la raccolta differenziata è stata un fallimento.
Spesso i sindaci sono concentrati ad accogliere grandi eventi che portano tanto pubblico. Come quello di Capodanno a Reggio: la città è un gioiello al centro ma un disastro nelle periferie, manca il lavoro e le industrie, i giovani ma anche i meno giovani vanno via, sono carenti i collegamenti con l’aeroporto, che si tenta di rilanciare, poi ci chiediamo perché Reggio è all’ultimo posto in classifica. Catanzaro, invece è un groviglio di strade che non portano da nessuna parte, come se fossero costruite solo per spendere soldi. Se solo la metà dei soldi spesi per le strade inutili di Catanzaro fossero stati impiegati, per esempio, per ammodernare la 106, la stessa sarebbe stata completata da un pezzo!